Il bandito senza nome - Film (1946)

Il bandito senza nome

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/01/08 DAL BENEMERITO COTOLA
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Cotola 5/01/08 18:31 - 8998 commenti

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Strabiliante film noir che può contare su una struttura narrativa piuttosto complessa che si fonda su diversi flashback grazie ai quali viene riportata a galla la verità. Una delle prime pellicole, se non la prima in assoluto, a sviluppare il tema dell'uomo senza memoria alla ricerca del suo passato. Grande regia di Mankiewicz che mantiene sempre il filo del discorso e che dà vita ad una odissea notturna di notevoli impatto stilistico e che presenta alcuni squarci visivi molto interessanti.

Faggi 16/11/15 11:22 - 1548 commenti

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Noir non perfetto nella forma ma godibile nella sostanza. Abbiamo: smemorati, pedinatori, bruti picchiatori senza cervello, loschi gestori di locali notturni, ambigui figuri, belle donne, tenenti di polizia in impermeabile e cappello, dolcetti (biscotti?) della fortuna contenenti suggestivi messaggi, ecc...; dunque gli ingredienti ci sono, la storia è intrigante e i dialoghi non mancano di cinismo, ma la regia è solo corretta e niente di più. Inoltre la figura della dark lady manca della necessaria ambiguità morale. Comunque pionieristico.
MEMORABILE: Messaggio nel biscotto: "Se senti puzza soffiati il naso" (Confucio).

Giùan 4/09/17 15:59 - 4528 commenti

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Tra le (pochissime) cose minori di Mankiewicz, registicamente a disagio nell'infondere la giusta dose di destabilizzante vigore a un plot che si fa spesso troppa fatica a seguire. Così se l'atmosfera disorientante è costruita con accurata cupezza, lo spazio lasciato ai dialoghi (a danno dell'azione) è spesso ammorbante, mentre Hodiak non ha l'elasticità espressiva che gli permetta di "svolgere" un ruolo tanto complesso e ambiguo. La Guild dal canto suo è di una molle bellezza imparagonabile alla futura musa Tierney. Da fumetto noir l'Anzelmo di Kortner.

Daniela 6/11/17 01:25 - 12606 commenti

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Un uomo si sveglia in un ospedale da campo, privo di memoria. Una volta guarito e congedato dall'esercito, cercherà di far luce sul proprio passato... Considerato opera minore nell'ambito di una gloriosa filmografia, è un noir non privo di punti deboli ma assai intrigante nelle premesse, nonché ben articolato nella complessità nella trama con l'intersecarsi di più tracce narrative e l'ambiguità di quasi tutti i personaggi in campo, a cominciare dal protagonista che dubita di essersi reso responsabile di un omicidio. Da rivalutare.

Nicola81 29/12/19 22:10 - 2831 commenti

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Ingiustamente sottovalutato (anche dallo stesso regista), è invece uno dei noir più originali dell'epoca, grazie a una bella idea di partenza (un reduce di guerra che non ricorda nulla del proprio passato) che si sviluppa in un intreccio piuttosto complesso, fatto di personaggi ambigui e colpi di scena. Unica nota dolente l'interpretazione di John Hodiak, incapace di conferire il giusto spessore che avrebbe meritato il protagonista; bene invece il cast di contorno, a cominciare dalla Guild (la cui carriera però non decollò mai).

Myvincent 16/02/21 09:16 - 3722 commenti

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Uno dei primi film sull'amnesia dei reduci di guerra, propone il tema di un uomo "resettato", alla ricerca del proprio passato e soprattutto di se stesso. Colpisce il tono disperato di chi è costretto a rinascere, con l'angoscia di scoprirsi per quello che non vorrebbe. Un noir psicologico che pesca nelle luride acque di San Francisco, rischiarate da un amore nascente tutto propositivo. La trama, un po' troppo arzigogolata, tiene però col fiato sospeso fino in fondo.

Pessoa 29/08/22 23:35 - 2476 commenti

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La vicenda è sufficientemente ingarbugliata, come si conviene a un noir che si rispetti, e anche la fotografia di Brodine e la ost di Buttolph si collocano ai piani alti del genere, ma per arrivare ai capolavori del filone mancano tuttavia alcuni fondamentali. Prima di tutto una sceneggiatura che lasci il segno, tenendo conto che i pochi momenti vibranti sono smorzati dalla poca personalità dei protagonisti, tanto che Conte vince facile la palma di migliore del set. Un Mankiewicz agli esordi cita i classici con disinvoltura ma ha ancora parecchio da imparare. Buono, ma non di più.
MEMORABILE: Il gioco di parole sulla doppia indennità, che richiama il titolo originale de La fiamma del peccato.

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