Lo stile di Wong, qui è davvero alla sua apoteosi, a partire dall'uso dello step-freaming con funzione drammatica, del montaggio chiaroscurale con repentini cambi di marcia ed una telecamera sempre addosso ai personaggi, pronta a catturarne i minimi trasalimenti. Di raro incanto i combattimenti coreografati da Sammo Hung, che portano all'eccesso l'estetica dei Wuxia e Fantasy anni 80, da Tsui Hark a Ching Siun-Tung.
Bel wuxia griffato Kar-Wai ambientato in un tempo sospeso in cui si seguono le vicende di diversi personaggi che si intrecciano tra loro in modo più o meno simbolico e complesso. Ciò che colpisce maggiormente è sicuramente il lato visivo che
risulta estremamente curato e raffinato. La storia procede tra intriganti momenti di
calma ed improvvise esplosioni di violenza. Belli e ben coreografati i combattimenti.
Ne esiste una versione redux che introduce non poche ed importanti differenze rispetto all'originale.
Difficile dare un voto a quest'opera d'arte: esteticamente siamo a livelli impressionanti, la cura per l'inquadratura è tale che sembra di vedere una serie di quadri dipinti su pellicola. Insomma, è innegabilmente di una bellezza visiva abbagliante. Però il film in sè è il solito Wong Kar Wai che per quanto mi sforzi riesce ad appassionarmi solo a tratti prima di ripiombare nella noia delle pose "d'autore", dei dialoghi filosofeggianti e degli incomprensibili duelli girati interamente con l'odiato step-framing. Quindi voto di compromesso.
Wong predilige l'introspezione dei suoi personaggi piuttosto che spingere l'acceleratore sui combattimenti, che in ogni caso sono presenti e molto ben coreografati. La storia che prende vita in un non-luogo e riflette pienamente la sua poetica analizzando l'amore e la memoria, il tempo passato, le scelte difficili, l'onore e la dignità. Narrazione a frammenti su un intreccio corale a tratti difficile da seguire ma supportato da uno straordinario rigore formale e da tutta l'eleganza che appartiene all'autore cinese. Bello ed estetizzante.
Wong Kar Wai si approccia al genere wuxia con il suo inconfondibile stile eliminando in molti punti la componente epica per lasciar spazio al melodramma. Il film gira attorno a una serie di "occasioni perse", vari personaggi spinti dal loro orgoglio rinunciano alla felicità o celano i loro sentimenti. Non mancano i combattimenti, messi in scena con grande maestria grazie all'uso dello step framing, accompagnati da una fotografia sui toni caldi e da scenografie azzeccate. A colpire è però il talento nella costruzione del racconto e la profondità con cui vengono sviluppati i personaggi
MEMORABILE: Ho sempre pensato di aver vinto, fino a quando un giorno mi sono guardata allo specchio e ho visto il volto di un perdente.
Un sicario riceve diverse proposte di lavoro su commissione. L’ambientazione desertica favorisce il clima rarefatto in cui avvengono gli incontri e i dialoghi spaziano tra riflessioni universali. I temi come la memoria, il rimorso, la vendetta, hanno un che di filosofico, così come l’uso dei combattimenti tra spadaccini. Solo nella conclusione si chiariscono le varie dinamiche tra i personaggi, quando prima si pensava non fossero collegate. Notevole a livello visivo tra ralenti, espedienti fotografici e luci calde.
MEMORABILE: Gli esercizi di spada con l’acqua; Il cadavere che parla con le ferite; I fiori di pesco.
Wong Kar-Wai HA DIRETTO ANCHE...
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CuriositàZender • 25/12/07 15:16 Capo scrivano - 47726 interventi
Scrive Zupapa: Il primo capolavoro di Wong Kar-Wai,è principalmente la dichiarazione della sua poetica: i sentimenti rimpianti e rinchiusi in un passato sporgente nel presente, lo smarrimeto dell'identità nell'erotismo, l'oblio come rimedio all'ossessione del ricordo. La trama, complessa, e raccontata secondo la logica anarchica della memoria, narra l'intrecciarsi di varie esistenze, in un deserto metafisico ed irreale(fotografato da Doyle) dei loro tormenti sentimentali e della progressiva perdita di ogni speranza.
I modesti incassi non premiarono il film, che finì per essere un mezzo flop, mentre successivamente sarebbe assurto a stella polare del cinema honkongese, imitato e parodiato da molti.
Tra le interpretazioni, doveroso ricordare quella "transgender" di Brigitte Lin Ching-Hsia.
Credo che l'approfondimento inserito nella sezione "note" sia più adatto alla "discussione generale".
DiscussioneZender • 29/07/11 19:11 Capo scrivano - 47726 interventi
Zupapa ebbe a dire: Il primo capolavoro di Wong Kar-Wai,è principalmente la dichiarazione della sua poetica:i sentimenti rimpianti e rinchiusi in un passato sporgente nel presente,lo smarrimeto dell'identità nell'erotismo,l'oblio come rimedio all'ossessione del ricordo.La trama, complessa, e raccontata secondo la logica anarchica della memoria,narra l'intrecciarsi di varie esistenze, in un deserto metafisico ed irreale,(fotografato da Doyle)dei loro tormenti sentimentali e della progressiva perdita di ogni speranza. Lo stile di Wong, qui è davvero alla sua apoteosi,a partire dall'uso dello step-freaming con funzione drammatica,del montaggio chiaroscurale con repentini cambi di marcia ed una telecamera sempre addosso ai personaggi, pronta a catturarne i minimi trasalimenti.Di raro incanto i combattimenti coreografati da Sammo Hung, che portano all'eccesso l'estetica dei Wuxia e Fantasy anni 80, da Tsui Hark a Ching Siun-Tung. I modesti incassi non premiarono il film,che finì per essere un mezzo flop,mentre successivamente sarebbe assurto a stella polare del cinema honkongese, imitato e parodiato da molti. Tra le interpretazioni,doveroso ricordare quella "transgender" di Brigitte Lin Ching-Hsia.
DiscussioneZender • 29/07/11 19:13 Capo scrivano - 47726 interventi
Bravo Kanon, non me n'ero accorto. 3 punti bonus cumulativi per tutte le notazioni anche passate. Dimostri molta attenzione e abnegazione, bravo!