La terra è stata sconvolta dal grande disastro. Gli uomini vivono nascosti in una città abbandonata. Dialoghi scarni e battute di circostanza, poca ironia, molte sparatorie e inseguimenti, per questo post-atomico di Ricci. Particolare la fotografia di un cielo grigio e opprimente ottenuto con l'utilizzo di filtri colorati. Bruno Minniti, con lo pseudonimo di Conrad Nichols, impersona il "forzuto" Rush, ennesima variazione di un Rambo alla Mad Max.
Pur girato in economia, senza poter contare su budget particolarmente ingenti, il film di Ricci riesce a creare un'atmosfera riuscita grazie alle ambientazioni e alla fotografia appositamente virata in rosso. La trama invece è abbastanza minimale e poco ramificata; all'inizio si pesca dal genere postatomico per poi riprendere, nella seconda parte, il primo Rambo. Malamente sviluppato il personaggio femminile che a un certo punto interagisce con Rush. Non particolarmente esaltante ma vedibile. Grande come al solito Gordon Mitchell.
Prima dell'indigesta ingozzata di Ricci di mare, la piastra alla chioma del fungo atomico. Sad Max consegna piastrina e numero di matricola al dopobombismo senza limitismo nostrano sbertucciante tutto un degenere: a timbrare senza inchiostro e firmare con l'analfabetica X questo post-postnuke di quantistica indigenza proto-anatolica, un cast e una troupe che sembrano aspirare alla damnatio memoriae. Nel lavoro di concerto del rambombatomico garbuglio non un orchestrale che non abbia lo strumento scordato, e per la platea è tutto lavoro di sconcerto. Chi ci ha già fatto la bocca s'adagi pure.
Minniti è il forzuto eroe di questo mix tra post-atomico e sotto-rambata che può essere visto come un buon esempio di artigianato d'epoca all'italiana; si sprecano azione, risse e sparatorie ma la trama è quanto di più minimale si possa immaginare, così come le location, che nella seconda parte in particolare si riducono a dei boschi generici. Cast di volti passeggeri del cinemabis, a parte il beneamato Mitchell e ost riciclata di qua e di là; Ricci comunque gira con una certa sicurezza e il film si lascia vedere, anche se risulta decisamente meno divertente del previsto.
Ha i suoi pregi e i suoi difetti: tra i pregi l'idea di rendere almeno per una volta nel cinema un ambiente "postatomico" quasi reale (si vedono cieli grigi o rossi, a differenza di altri postatomici in cui il cielo è azzurro), non mancano però floridi boschi. La trama è banale e scontata, buona comunque la prova del cast. A tratti un po' noioso, migliora verso il finale.
MEMORABILE: Il ribelle crionizzato.
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Altro caso di ost quasi interamente costituita di repechage: De Masi ripesca dal sacco le variazioni delle main themes de Lo squartatore di New York e di Fuga dal Bronx. La traccia dei titoli di coda ricomparirà l'anno dopo in 7, Hyden Park - La casa maledetta.