Margheriti rigira, questa volta a colori, il diabolico accordo tra Edgar Allan Poe (Klaus Kinski) e l'incauto incredulo: una notte all'interno di una casa che si dice infestata.
Il colore, però, sembra alleggerire il clima di tensione e di fantastico presente in Danza Macabra.
Il risultato finale è garantito dal nutrito gruppo di attori, ma l'effetto non è dei più memorabili a causa di alcune lungaggini cui la lenta sceneggiatura sottopone lo spettatore...
Remake davvero poco riuscito, anche se girato dallo stesso regista. Di certo il colore non aiuta e la "foschezza" gotica ne risente non poco, generando appena un po' di tensione di scarso valore e tuttavia largamente prevedibile. Tony Franciosa sembra un cowboy trapiantato da un western in un film horror, non riesce a creare tensione e risulta parecchio goffo in tantissime scene. Deve rimanere nella storia però tutta la parte iniziale dove un Kinski immenso ci regala la più perfetta interpretazione di Poe di tutti i tempi!
Dilatato e inutile remake a colori di Danza macabra, assai meno convincente dell'originale; si sente soprattutto la mancanza della Steele, con la quale la Mercier non regge certo il confronto. Motivi di interesse sono i toni bluastri del Technicolor e il prologo inziale, con un grande Kinski che vaga tra le tombe di un cimitero declamando "Berenice".
Affascinante film di Margheriti che, rigirando il suo Danza macabra a colori può avvalersi di un cast di ottimi attori reso ancor più prestigioso dalla presenza di Klaus Kinski. La storia, già nota, è sempre affascinante e il colore non scalfisce il buio inquietante del castello in cui si consuma la diabolica scommessa. Interessante operazione di autoremake non usuale per il cinema italiano, soprattuttto all'epoca.
Margheriti gira un ottimo remake del suo già famoso Danza Macabra. Certo forse la lunghezza è eccessiva, ma l'aria inquietante del precedente si respira di nuovo. Il technicolor poi, così cupo, è davvero molto suggestivo e le musiche sono molto meglio rispetto al predecessore. Molto meglio anche Franciosa protagonista e Kinski nel ruolo di Poe. Non paragonabile alla Steele, ma regale la Mercier. Da vedere.
E’ raro che uno stessa regista rifaccia un suo film. Margheriti lo fa, realizzando una nuova versione dell’ottimo Danza macabra senza però bissarne i risultati. La differenza fondamentale tra i due film è sicuramente nella mancanza di atmosfera che caratterizzava invece marcatamente e positivamente l’originale. Viene da chiedersi perché sia stata fatta un’operazione del genere e se non sarebbe stato meglio (io propendo per il sì) lasciar perdere.
Remake di Danza macabra girato dallo stesso Margheriti, col quale non posso fare un confronto in quanto non l'ho visto. Presa come pellicola a sè, questa ha alcuni lati pregevoli: una bella fotografia a colori (molto cupi), una buona recitazione di Franciosa e di Kinski (che però si vede poco) e una bella atmosfera; d'altro canto però la lunghezza pare eccessiva e vi sono numerosi momenti in cui si avverte un po' di noia. Peccato, perché con un ritmo leggermete più svelto avrebbe potuto essere un bel film.
Film costruito correttamente per ciò che concerne il reparto tecnico, che però, a causa dei tempi dilatati tipici del genere, risulta di una noia mortale oltre ad apparire palesemente fuori tempo massimo, chè nel 1971 il gotico era morto e sepolto. Non si capisce il perché di una simile operazione, un remake nel quale nessuno crede, da Margheriti a Franciosa, quest'ultimo sopra le righe ed assolutamente fuori parte.
Basterebbe il finale allucinato al ralenti, misto di follia e confusione mentale (con lo score di Ortolani pre-Zeder) con Franciosa nel giardino della morte mentre albeggia a farne un caposaldo degli ultimi rimasugli del gotico nostrano. Margheriti (ispiritassimo) ondeggia di grandangoli tra putridume, lesbismo e delitti passionali, con splendide feste di morte, rettili decapitati che ancora sibilano, fantasmi assetati di sangue (e di vita) e interni mortiferi polverosamente decadenti. Nettamente superiore all'originale, per suggestione spettrale e romanticismo necroforo.
MEMORABILE: Sono morta Alan; Gli spuntoni del cancello; Gli spettri che avanzano verso Franciosa reclamando il suo sangue; Poe e Berenice; "Ho vinto io!".
Remake a colori di Danza macabra, diretto dallo stesso Margheriti sei anni prima, si lascia preferire all'originale per la buona prova di Franciosa e per i 10 minuti deliranti che regala Klaus Kinski nei panni di Edgar Allan Poe. Certo, si nota l'assenza di Barbara Steele, ma Michele Mercier riesce a non farla rimpiangere. Un buon horror gotico, sicuramente da vedere.
MEMORABILE: L'inizio con Kinski/Poe che vaga tra le tombe alla ricerca di quella della cugina Berenice.
Chiunque accetterebbe una scommessa di morte se avesse la sorpresa di passare una notte con l'attrice che interpreta la serie di Angelica (salvo poi doversene amaramente pentire). Ok il giovane Franciosa e Kinski nel ruolo del grande Edgar Allan Poe, ma la gelosia come movente collettivo non incolla proprio e mi vengono in mente almeno due film migliori e di genere diverso che toccano lo stesso mistero. Peccato perché il titolo prometteva ben di meglio...
Son nella larga schiera di coloro che valutano superflua e risibile la necessità di questo remake margheritiano. Certo, si potesse far opera di collazione cinematografica, sarebbe d'obbligo interpolare i primi 15 minuti della nuova versione sull'originale del 1964, vista la resa di un Kinski ispiratissimo nelle vesti di un Poe allucinato e febbrile. Tutto il resto del cast però (con in testa Franciosa e la Mercier) non ha alcuna intensità e la messa in scena appare pedante, prolissa ed alimentare. Dal ritmo catatonico, emblematico campione di opera morta.
MEMORABILE: Nel bene: tutto il primo segmento con Kinski/Poe; Nel male: le sopraciglia marcatissime della Mercier e i corsetti di Karin Field.
Discreto horror a tema fantasmi. L'ambientazione è buona e eccellente il clima gotico; ottime anche le inquadrature, le musiche e le luci, che sanno dare un'adeguata atmosfera alla storia. Purtroppo non si può dire altrettanto dell'andamento della vicenda, troppo diluita e con diverse fasi di stanca che vanno a scapito dell'adrenalina che dovrebbero far crescere nello spettatore. Solo il finale è adeguatamente carico di pathos. A vederlo la sera non ci si terrorizza più di tanto.
MEMORABILE: La giovane Elisabeth: "Io vivo solo quando amo"; L'insana passione di Julia per Elisabeth; Il sarcofago con lo scheletro che respira.
Remake di Danza Macabra (sempre di Antonio Margheriti), stavolta a colori. A livello di trama non aggiunge né toglie niente al film precedente. Dopo sette anni la regia appare ovviamente "diversa"; diverso anche il cast, con la comparsa di Klaus Kinski nella parte di Edgar Allan Poe. Margheriti doveva proprio essere affezionato a questa sua storia, se decise di raccontarla due volte in sette anni! Buona scenografia gotica, trama romantica, qualche lungaggine.
Trasposizione cinematografica di un racconto di Edgar Allan Poe nella quale troviamo un bravo Klaus Kinski che interpreta lo scrittore di incubi, un giovane Anthony Franciosa nei panni del malcapitato di turno e una presenza femminile discreta. Caratterizzato da una notevole lentezza tipica del genere, almeno nella parte iniziale, si riscatta nel finale, che sembra un premio per chi è riuscito a reggere fino a quel punto della pellicola. Un voto di sufficienza per la regia ben curata.
Ha senso girare un remake soltanto sette anni dopo aver diretto l'originale? Per Margheriti evidentemente sì. Stavolta abbiamo il colore, 20' di durata in più (di cui non si sentiva proprio il bisogno) e un cast tutto nuovo che rende inevitabili i confronti. E allora io dico: Kinski più intenso del pur bravo Tranquilli, Franciosa un po' meglio di Riviere, Carsten fa rimpiangere Dominici, la Mercier se la cava ma la Steele nel genere non aveva rivali. Non è un brutto un film, ma per chi ha visto Danza macabra è praticamente inutile.
Il ragno del titolo dev'essere quello che ha pervaso di ragnatele ogni angolo della suggestiva scenografia gotica, come si conviene nelle pellicole di questo genere. E il genere è ripercorso efficacemente nel suo lemma, non difetta nella suggestività delle atmosfere a cui ben introduce l'incipit straordinario dell'impareggiabile Kinski nei panni di un Poe allucinato e febbrilmente etilico. Franciosa, nei suoi primi lunghi minuti dentro il castello, è quasi un mezzo guascone riluttante alla paura, ma poi si accorgerà. Non male il reparto donne.
MEMORABILE: Gli occhi che fanno capolino nelle orbite del cadavere con una contrapposizione di immagini; Le lunghe passeggiate sepolcrali a lume di torcia.
Incomprensibile remake. Danza macabra già accusava momenti di stanca; questa versione rischia, a più riprese, il totale disinteresse dello spettatore (nonostante l'indubbio mestiere di Margheriti). Manca la tensione e, soprattutto, la sottile eversione propria del genere. A rompere la scontatezza del tono rimane solo Kinski che, purtroppo, si vede pochi minuti.
Tale è l'affetto che proviamo verso il vecchio gotico che a questo auto-calco perdoniamo i non pochi difetti: dal colore che tutto sommato poco si addice all'eccessiva gestualità da Actor's studio di Franciosa, in generale al suo essere un po' fuori tempo. Però un ottimo inizio (con Kinski che dopo Sade inanellla un'altro ruolo da scrittore) e la felice presenza di tutto l'armamentario di prammatica ce lo fanno apprezzare. Un po' meno la pigra edizione in dvd della Sinister, però.
Dopo un inizio promettente in cui è possibile ammirare Kinski impersonare Edgar Allan Poe caricandolo di una follia palpabile, si rimane impantanati in frammenti noiosi e poco coinvolgenti. Purtroppo il ritmo è lento e i tempi si dilatano eccessivamente. Non tutto è da buttare in quanto si tratta pur sempre di un racconto di fantasmi che conserva un certo fascino, almeno per chi apprezza il genere. Non aggiunge nulla di rilevante a Danza macabra, se non il colore che in fin dei conti non smuove molto.
MEMORABILE: Voi confondente la morte con la tomba.
Anthony Dawson (Antonio Margheriti) HA DIRETTO ANCHE...
Il fatto è che Kinski - con quella faccia lì - potrebbe raccontare la favola di Biancaneve e i 7 nani, come recitare il Rosario, che ne potresti essere comunque incantato e terrorizzato al contempo. La fregatura sta nel fatto che il film inizia proprio con quella faccia lì. Peccato ne segua un’epopea alla Via col vento, tra una vampira e un incursore, ma con meno mezzi (basti guardare le frotte di ragnatele farlocche, sparse ovunque come se piovesse). Klaus, però, scompare del tutto per poi riapparire due minuti sul finale. Nel mentre il nulla. Anzi, peggio: la noia!
Il grande Margheriti in un gotico che ancora sopravvive, quando l'aria sta per cambiare nell'espressione cinematografica orrorifica. Ci sono tutti gli elementi tipici per far rabbrividire: un castello, i fantasmi, le apparizioni, le antiche maledizioni ancora insolute. Per di più "supervisiona" il tutto addirittura Edgar Allan Poe. Se in qualche punto pare tirato per le lunghe, il finale indovinato lo rende degno di essere visto e rivisto.
MEMORABILE: Anthony Franciosa e il finale che curiosamente anticipa un celebre film di Argento.
Margheriti rigira a colori pari pari il suo Danza macabra e il risultato non è certo inferiore all'originale. In meno c'è la Steel: la pur bella e brava Mercier non ha l'angelico fascino satanico della regina assoluta del gotico italiano. In più c'è però un Kinski/Edgar Alan Poe che nei primi 15 minuti ci regala puro cinema della follia: ovviamente lui non fa Poe, cui neppure somiglia, ma fa Kinski, delirante febbricitante, roso dall'orrore e dalla follia. Per il resto c'è l'ottimo mestiere di Dawson/Margheriti, grande artigiano.
MEMORABILE: Kinski che si aggira nel cimitero all'inizio; Il racconto di Kinski.
L'arrivo alla dimora infestata, l'apparizione delle due belle fantasime: dispiegamento dei parafernalia gotici... Momenti suggestivi, di buona qualità figurativa. Si troverà fascino cromatico; e mestiere nell'evocare atmosfere tetre, misteri, ambiguità, erotismo morboso, ansie simili a onde distorte - usando bene la bella musica. Margheriti ricalca e modifica se stesso ma non incanta come vorrebbe e dovrebbe. Lentezze, esasperazioni a vuoto, dilapidazione di risorse: l'insieme non è fuori controllo ma convince poco.
Operazione commerciale inutile, per quanto senza infamia e senza lode: il remake, dello stesso regista, presenta i medesimi nodi irrisolti della versione in bianco e nero, con l'aggravante di una durata maggiore che rallenta il ritmo già scarso. Franciosa è sicuramente più convincente di Rivière, ma la versione originale è nettamente superiore, finale compreso.
Segue alquanto fedelmente il film del 1964. Anche qui viene riproposta l'idea dei fantasmi assetati di sangue, che comunque funziona. Klaus Kinski è un Edgar Allan Poe febbricitante, rispetto all'interpretazione più contenuta di Silvano Tranquilli nell'originale (attore presente anche in questo remake, ma in altre vesti). Michèle Mercier va bene per la parte e non fa rimpiangere troppo Barbara Steele perché questo è un altro film, con atmosfere a colori riuscite e in cui pure il resto degli attori sono ben inseriti nelle notevoli scenografie.
Sette anni dopo, Margheriti rinveste nel suo gotico forse più famoso e ne ottiene una degna rivisitazione. La distanza temporale non è eccessiva, ma consente qualche gradita “licenza” in più al regista che si esprime in particolare nella fase finale. Ben realizzato e diretto, non perde eccessivamente la fascinosa atmosfera del predecessore, rimanendo nell’area del gotico classico, con la polvere e le ragnatele componenti essenziali delle belle scenografie. Ottimi i partecipanti, mentre la conclusione porta l’horror a sfociare in una tragica ed emozionante storia d’amore.
Dopo sette anni Margheriti torna sui suoi passi dando colore agli incubi di Corbucci, autore dello script. Che il risultato del remake fosse inferiore all'originale fu lo stesso regista ad ammetterlo, ma nel complesso la pellicola non è proprio da buttare e, benché assenze come quelle della Steele si facciano sentire, ci sono momenti in cui questo film è più riuscito, come l'inizio con un allucinato Kinski e lo score di Ortolani, più sobrio ma forse più efficace rispetto all'originale. Certo, il colore attenua sicuramente le splendide atmosfere gotiche, ma una visione ci sta tutta.
Remake di Antonio Margheriti che ci spiega come in pochi anni molte cose siano cambiate. Innanzitutto il colore, meno adatto del bianco e nero per i giochi di ombre che Margheriti aveva saputo garantire in Danza macabra. Poi l'atmosfera più realista, appena mitigata dagli sguardi di Kinski che qui non è l'interprete principale ma è pur sempre Poe. Infine lo scarso erotismo, anche se si mostra di puù. Un buon film, ma non indimenticabile.
Operazione deludente per Margheriti, che rigira un suo film di anni prima e non se ne capisce francamente il senso, dato il livello di questa pellicola. Il film non è completamente da buttare perché spiccano un buon cast e una bell'ambientazione, ma la storia è abbastanza scontata e l'andamento piuttosto monotono. Il mestiere del buon Margheriti non salva il film da una certa sciatteria e dalla sua lungaggine, che finisce spesso per annoiare lo spettatore pur trattandosi di un film che dura meno di un'ora e mezza. Si può anche guardare, ma susciterà delusione.
Cupissimo remake di un classico del gotico del decennio precedente, che offre un cast più solido (non all'altezza solo la Mercier) e dialoghi affascinanti che superano non solo il precedessore, ma anche gran parte dei gotici coevi. Forse per dare al tutto un tono maggiormente ambizioso, il ritmo viene inutilmente dilatato e l'attenzione inesorabilmente cala. Incipit brillante e promettente, ma gli inizialmente suggestivi flash di un passato sfumato e indefinito assumono sempre più i toni espliciti e passionali del melodramma, facendo sfociare il film nel datato e nel convenzionale.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE:
Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT):
Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ:
Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICA:
Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Ristampa Sinister che, dopo l’edizione del 2018 con la versione tedesca cut, ci offre stavolta due dvd che contengono le altre due versioni: la celeberrima versione integrale italiana di 1:46:10, purtroppo però da master analogico e quindi di qualità medio-bassa, con ovvio calo di definizione nelle scene buie. Nell’altro disco invece troviamo la versione inglese restaurata ma più corta di 17 minuti (1:29:16).
HomevideoXtron • 20/04/21 18:33 Servizio caffè - 2147 interventi
Il doppio dvd SINISTER
- Versione cinematografica americana (titolo di testa "Web of Spider") Audio italiano e inglese Sottotitoli in italiano Formato video 2.35:1 anamorfico Durata 1h29m17s Extra Galleria fotografica
immagine a 7:27
- Versione integrale italiana Audio italiano Sottotitoli - Formato video 2.35:1 anamorfico Durata 1h46m12s Extra -
Facendo un rapido raffronto (almeno quello che mi è balzato all'occhio) con le due versioni (italiana integrale e cut americana), nell'americana , più corta, mancano:
L'intro con la pozzanghera dove Edgar Allan Poe (Klaus Kinski) scava tra le lapidi (l'edizione americana si apre su una croce di una tomba, quella italiana sulla pozza d'acqua)
Alan (Anthony Franciosa) che ispeziona la dimora al suo arrivo (più corta nell'edizione americana)
Manca totalmente il dialogo tra Elisabeth (Michèle Mercier) e Julia (Karin Field) dopo l'incontro in camera con Alan
Alan, che impazzisce nel parco (con effetto ralenti), all'alba, e sbatte delle frasche su di una lapide, prima di trovare la tomba di Elisabeth
L'edizione americana è sprovvista dei titoli di coda, concludendo il film con la schermata nera
Antonio Margheriti, regista del film, non nascose la sua delusione per il risultato ottenuto definendolo "ancora più noioso" dell'originale ed affermando che era stato "stupido rifare il film" e che "la fotografia a colori ha distrutto tutto: l'atmosfera, la tensione."