Dadaismo puro. Assolutamente scardinato, felicemente sgrammaticato, fuori dai coppi fino all'ultimo frame. E senza nemmeno il pretesto narrativo che caratterizza l'altrettanto notevole Col cuore in gola. Questo è il Brass che fa strabuzzare gli occhi, altro che chiavimirande e monelle...
Anarchico e sperimentale film brassiano, lontano anni luce dalle mediocrità del periodo erotico. A tratti rutilante, visionario, coinvolgente e divertente, ha la pecca, purtroppo, di non tenere alto il ritmo per tutta la durata del film, ma raggiungere tale obiettivo era davvero difficile se non impossibile. Alcune parti sono davvero irreristibili come quella, un po' porcellona, ambientata nello "spermotel".
Brass, scheggia impazzita, goliardico esempio di eros e thanatos, privo di anima, lascia perplessi.... Oggi "l'urlo" è profondamente datato, non incide, non emoziona. Sarebbe facile liquidare, o peggio ridurre il fenomeno Brass alla scopofilia cafona, da cinemini periferici. Brass gioca, coinvolgendo il cervello, sfiorando l'anima, riempendo ogni spazio possibile delle inquadrature, in un esercizio veramente stucchevole. Di Brass si dice che non esplora mai dei nuovi linguaggi ma continua a proporci sempre la stessa storia; meno male che cambia le attrici...
MEMORABILE: Tina Amount strepitosa, bellissima, attualissima, la sua presenza val da sola la visione del film. In intimo, scomposta, forse "fatta", è irresistibile.
Brass fraintende il senso di "politico", "contestazione", "sperimentazione" e si lascia andare a un ammasso informe e pretenzioso, che vuole interpretare il 68 in chiave anarchico-libertaria, ma finisce per essere un polpettone insulso con triti brividini erotici. Il lavoro è imperniato su Proietti che gigioneggia da par suo, squilibrando il tutto (già squilibrato) con monologhi teatrali incongrui. Il ribellismo non funziona e qualche ideuzza para-goliardica (che sarebbe pure divertente) naufraga tra peti, rutti e chi più ne ha più ne metta.
Brass è l'esagerazione fatta regista, con i suoi oneri e onori. Negli ultimi film ci ha proposto una forma di erotismo quasi maniacale, feticista e che nella sua ripetitività ha già bruciato le tappe. Il suo inizio è invece dedicato alla sperimentazione, anch'essa estrema, dissacrante, fortemente antifascista e antigovernativa. Una sorta di film-mostra, con idee a cielo aperto e una Tina Aumont da ammirare. Peccato che l'esagerazione non aiuti la comprensione del film, troppo frammentario e metaforico, ma comunque dotato di fascino.
Così privo di sintassi e logica narrativa, è arduo da valutare secondo gli ordinari parametri cinematografici. Il magro soggetto si riassume nel rifiuto dell’istituzione matrimoniale – specchio di ogni ipocrisia - intorno a cui Brass allestisce un happening di surrealismo sfrenato per celebrare un rito in onore degli eccessi e dell’anarchia dell’immagine e della parola: bordelli, hippies, goliardia, cannibali, un Hitler in formato marionetta, leoni parlanti e persino la filosofia greca (Peverello in versione Diogene con botte e lanterna). Comunque per quest’“urlo” Tinto perse l’Arancia...
MEMORABILE: Il portinaio supertrash; “To break-broke-broken...”.
Terribile film in cui Brass fa un frullato di molti "ideali" sessantottini imbastendo un lavoro dominato da un intellettualismo che procura spesso imbarazzo. Di interessante ci sono la fotografia e il trucco dei personaggi che, tuttavia, alla lunga, sfibrano così come tutta la poltiglia pseudofemminista e il consueto inevitabile rifiuto del mondo medio e piccoloborghese. A tratti surreale, senza consistenza, il film possiede i germi di quello che diventerà Mastro Tinto per il cinema: nessuna sostanza al di là dei culi.
La summa della contestazione del periodo secondo Brass: Proietti fa un po' il giullare, un po' il mascalzone, e fa ridere nelle sue scorribande con la Aumont, relegata a una stessa ma diversa realtà da incubo. Tra i frammenti della fabula c'è un po' di tutto, come un tornado che mescola elementi filmici eterogenei per poi riversarsi sullo spettatore, divertito dai monologhi ma forse un po' annoiato, sicuramente perplesso. E' il compito a tema "controcultura" con tutta l'anarchia che è lecito aspettarsi; tra avanguardia e papocchio.
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Lo sceneggiatore Dardano Sacchetti risponde ad una domanda relativa ad apparizioni in veste di comparsa o controfigura in alcuni film.
(Sacchetti): "Sono stato poco sui set... ho cominciato con “L’urlo” di Tinto Brass, era il 1968 e facevo un anarchico col mitra che assaltava un posto di Polizia; poi “Squadra volante”, dove facevo l'aiuto di Massi e anche la controfigura di Milian... (scena dell'elicottero) appaio in diversi dvd a commentare i miei fillm, soprattutto per l'America; faccio un divertentissimo audiocommento al film di Michele Massimo Tarantini “Napoli si ribella”; sono su un video di Sky in omaggio a Mario Bava (...)"
Disponibile nel dvd edito dall'americana Cult Epics:
audio: italiano mono 2.0 Dolby Digital
sottotitoli: inglese
video: 1.85:1 anamorfico 16/9
extra: commento audio di Tinto Brass (in inglese); trailers; galleria fotografica
Il dvd CULT EPICS è integralissimo e dura 92'07", la pellicola è un pò usurata, peccato che non si possano gustare a pieno i colori del film. La versione trasmessa nel 2010 da Sky Cinema Classic invece ha dei bei colori, ma è di 90'50".
Mirrrko ebbe a dire: Il dvd CULT EPICS è integralissimo e dura 92'07", la pellicola è un pò usurata, peccato che non si possano gustare a pieno i colori del film. E' il materiale proveniente direttamente dal maestro Tinto.