L'immagine allo specchio - Film (1976)

L'immagine allo specchio
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Titolo originale: Ansikte mot ansikte
Anno: 1976
Genere: drammatico (colore)
Note: Girato per la televisione svedese, era originariamente diviso in 4 episodi per una durata complessiva di poco meno di 200 minuti. La versione edita in vhs dura circa 135'.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 19/11/07 DAL BENEMERITO RENATO
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Renato 19/11/07 23:32 - 1648 commenti

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Girato per la televisione come il precedente Scene da un matrimonio e anch'esso fittamente dialogato, è un film di grande intensità emotiva, anche per gli alti livelli di Bergman. L'immagine del volto di Liv Ullmann -che vinse molti premi e premietti per la sua incredibile interpretazione- non può lasciare indifferenti, lei alle prese con un forte stato depressivo e noi spettatori che la seguiamo nella sua progressiva caduta, fino a che... Un film magistrale, che tutto si può definire meno che "minore".

Daniela 18/12/20 02:55 - 12662 commenti

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Direttrice di una clinica psichiatrica, la protagonista ha rapporti  freddi col marito, con la figlia adolescente e anche con l'amante. Confida la propria angoscia ad un altro medico ma sembra affondare sempre più nella depressione...  Film televisivo con abbondanza di primi piani e dialoghi, cupo e pessimista per buona parte della sua durata ma con uno spiraglio di speranza affidato all'amore che lega due anziani coniugi, in grado di alleggerire il terrore della vecchiaia e della morte. Giustamente lodata l'interpretazione di Liv Ullmann, presente in quasi tutte le scene.  
MEMORABILE: La tenerezza con cui la nonna consola il marito in un momento di sconforto; La ragazzina: "Io non ti sono mai piaciuta, mamma". 

Panza 18/01/21 11:29 - 1842 commenti

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I temi affrontati sono indubbiamente quelli cari a Bergman, ma miscelati con risultati inferiori rispetto alle sue grandi opere precedenti. La prima parte è una prolissa presentazione alla vicenda vera e propria (cioè quando effettivamente si intraprende il viaggio negli abissi della psiche) affrontata con la solita cognizione e profondità. Negli inserti onirici e nei glaciali silenzi emerge finalmente la forza del dramma della protagonista in cui si cala lo spettatore. Pleonastico sottolineare la bravura dell'intero cast, dalla protagonista Liv Ullmann sino agli attori secondari.

Fedeerra 22/04/21 06:48 - 770 commenti

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Un dramma dominato e influenzato dall’orrore. Bergman descrive la perdita delle identità affettive, sociali e corporee in un lungo ed estenuante viaggio all’interno del subconscio della sua protagonista. Liv Ullmann, solo col suo volto, è capace di inscenare psicosi, lutti, fallimenti e allucinazioni, intrappolata in una sorta di limbo in cui la conoscenza del suo essere e delle dinamiche affettive che la circondano diventa sempre più insormontabile. Un film difficile, dai lunghissimi piani sequenza e martoriato da un pessimismo straziante e da immagini talvolta spaventose.

Paulaster 1/06/21 10:29 - 4419 commenti

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Dottoressa di psichiatria tenta il suicidio dopo essersi separata dal marito. Bergman analizza i traumi infantili che lasciano cicatrici per sempre e, in svariati frangenti, non esita ad essere terrificante con lievi spunti orrorifici. I dialoghi nella vita reale sono asciutti al punto da rasentare la freddezza, gli argomenti mortiferi talmente chiari da apparire sfrontati. Interpretazione intensa della Ullmann che spazia dall’amorevole all’angosciato, dall’accondiscendente allo schizofrenico. Diverse scene sono forti per gli argomenti trattati e non adatte a un pubblico sensibile.
MEMORABILE: Il sogno con le pazienti psichiatriche; L’invito a letto all’amante; Lo stupro; La bara incendiata; La figlia che dice che non è stata amata.

Myvincent 16/02/22 08:13 - 3741 commenti

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Sui primi piani abbondanti di Liv Ullmann tante sfaccettature espressive di una donna in crisi con se stessa, nella riesumazione di un passato familiare che è stato causa di traumi. Ad accompagnarla, ad un certo punto della sua vita, un omosessuale che saprà sostenerla in questo viaggio verso il baratro. Bergman al solito sa trattare una materia scottante in maniera efficace, mai banale né artificiosa, attraverso immagini evocative che non lasceranno certo indifferente lo spettatore.

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