Dies Irae - Film (1943)

Dies Irae
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Titolo originale: Vredens Dag
Anno: 1943
Genere: drammatico (bianco e nero)
Note: "Dies Irae" sono i canti che accompagnano gli accusati di stregoneria verso il rogo. Soggetto tratto dal romanzo "Anne Pedersdotter" del norvegese Hans Wiers-Jenssen, pubblicato nel 1906.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 8/11/07 DAL BENEMERITO CAPANNELLE
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Capannelle 8/11/07 12:33 - 4412 commenti

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Ambientato nel 1623, in tempo di inquisizione, parla dell'amore tra il figlio di un pastore e la sua giovane matrigna, la cui madre era stata salvata dal rogo dal pastore stesso. Il film fu girato nel 1943 ed è entrato nella storia per la denuncia contro la mentalità dominante e per lo studio psicologico dei personaggi, dei loro volti, aspettative e ambiguità. Ritmo lento ma gestito con maestria, stile asciutto senza sorprese, narrazione semplice ma coinvolgente. Notevole la protagonista Lisbeth Movin in tutti i passaggi del suo ruolo.
MEMORABILE: "Sai se ti amavo?" "Non ho mai pensato a questo"

Ercardo85 16/12/08 18:09 - 81 commenti

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Dreyer crea una dimensione metastorica in questo film dall'incredibile rigore stilistico e formale; l' impianto scenografico ispirato alla pittura fiamminga e la splendida fotografia del paesaggio trasportano lo spettatore nell'epoca oscura della vicenda. Per Dreyer il passato è una terra straniera e sconosciuta, quindi da conquistare, se si vuole arrivare a comprendere il presente. Uno dei capolavori assoluti della storia del cinema.

Rebis 5/01/09 13:47 - 2338 commenti

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Interamente declinato sugli stilemi del noir per quanto ambientato nel 1623 (la femme fatale, la coppia di amanti maledetti) è un cupo e vischioso dramma d'adulterio il cui clima soffocante e austero, dalle ascendenze fiamminghe, rispecchia la coeva occupazione nazista della Danimarca. L'attenzione di Dreyer è però spostata sull'insorgere della colpa, sull'ambigua e ubiqua innocenza dell'uomo, piuttosto che sul potere censurante e inquisitorio delle istituzioni. Straordinaria la capacità di catturare, aldilà dell'impostazione teatrale, l'incandescenza e il riverbero panico della natura.

Pigro 13/07/10 08:44 - 9673 commenti

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Gli apocalittici giorni dell'ira sono quelli dell'Inquisizione, ma anche del nazismo nei quali fu girato il film. Giovane sposa di un anziano pastore si innamora del figlio di lui. Una "banale" storia d'amore diventa qui una straziante ricerca di vita e libertà che si infrange contro l'intolleranza foriera di morte. In una cornice visiva di grande bellezza e con un meccanismo narrativo pacatamente incalzante, rivive (ben ricostruita) la Danimarca del Seicento della caccia alle streghe. Un film cupo, con intensi squarci lirici e terribili asperità.

Cotola 13/08/13 10:32 - 9055 commenti

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Una storia di superstizione ed intolleranza (ambientata nella Danimarca del XVII secolo ma con riferimento all'occupazione nazista) in cui però Dreyer con grande coraggio e maestria dispensa "ragioni" e "colpe" in maniera assolutamente equanime e per nulla manichea: in pratica non ci sono personaggi del tutto positivi. Stupefacente la cornice visiva, esaltata da una fotografia magnifica, che è curatissima e che rimanda alla pittura. Notevole la prova della Movin. Un capolavoro assoluto della storia del cinema.

Homesick 27/10/13 16:51 - 5737 commenti

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L’amore, l’odio, la morte. L’amore materno e filiale, la passione (adultera) dei sensi, l’odio di una suocera per la nuora e di quest’ultima per un marito non voluto, la paura di morire al sopraggiungere della vecchiaia e dinanzi ad una condanna per stregoneria: sentimenti forti e laceranti che pulsano in un contesto dominato dall’inquietudine religiosa, dalla caccia alle streghe, dalla colpa, dal peccato, dal dolore insanabile. Gli interpreti sono di alta levatura, in particolare l’ambigua Movin con i suoi occhi che alternano e confondono dolcezza e malvagità. Puro Dreyer, autentico Cinema.
MEMORABILE: Il volto supplicante della strega durante l’interrogatorio; la confessione.

Daniela 30/01/14 17:09 - 12672 commenti

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Nella Danimarca del '600, il pastore di una piccola comunità ha sposato una giovane donna dopo averne salvato la madre accusata di stregoneria. Ora un'altra anziana invoca la sua protezione per scampare al rogo... Da un maestro del cinema, un capolavoro assoluto, che unisce il rigore della messa in scena con la potenza della storia. Indimenticabile la reazione di Anne quando, sottoposta a processo, si rende conto del voltafaccia dell'amante: la delusione ed il dolore cedono il posto all'orgoglio di essere "strega", artefice del proprio destino. Mirabile.
MEMORABILE: L'invocazione della vecchia strega, che non teme l'inferno ultraterreno, ma la morte su questa terra.

Bubobubo 21/03/20 18:27 - 1847 commenti

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Il pastore Absalon risparmia alla madre della giovane Anne il patibolo per solo tornaconto personale, rispondendo non alla propria coscienza morale ma agli impulsi della carne: impulsi negati alla stessa Anne, attratta dal figliastro Martin e per questo accusata di essere a sua volta strega. Isterismo di massa, violenza settaria, rinnegazione del sé: la Danimarca di inizio '600 è teatro dell'universalmente noto. Opera sontuosa, che sposa a una rigorosa messa in scena una narrazione semplice e tumultuosa, coronata da uno splendido finale.
MEMORABILE: L'odiosissima e psicologicamente multiforme figura di Merete, madre di Absalon.

Paulaster 4/06/20 10:33 - 4427 commenti

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Pastore di una piccola comunità danese sposa la figlia di una madre additata come strega. Incentrato sul dualismo tra la superstizione e la religione, dà rilevanza al fattore umano di chi cerca di perseguire il giusto ma cede al proprio interesse.  Le scarne ambientazioni fanno risaltare le inquadrature sui volti come fossero ritratti del ‘700; grande potenza d’immagini quando si parla della volontà di Dio. Dialoghi solenni impersonati ottimamente dai protagonisti, su cui svetta lo sguardo della Movin.
MEMORABILE: “Dà un bacio a tua madre”; La strega al rogo; La morte di Laurentius; La confessione della madre.

Deepred89 17/08/20 01:13 - 3709 commenti

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Tolto qualche datatissimo e fortunatamente raro primo piano alla Giovanna D'Arco, un Dreyer tecnicamente impeccabile, perfetto nelle inquadrature e nella gestione delle luci. Il film, che pure si avvale di personaggi e intreccio potenzialmente accattivanti, soffre però di un ritmo di una lentezza al limite dalla parodia ante-litteram e - almeno nella versione italiana - di dialoghi romantici di un'ingenuità stilnovista che cozza con le pretese di solennità. Ottime le due donne, quasi interscambiabili i due uomini. Con notevoli elementi, ma citazione fantozziana sacrosanta.

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Myvincent 4/01/22 08:55 - 3744 commenti

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Le colpe di una strega evidentemente ricadono sulla progenie che, maledettamente, non trova spazio per le proprie espressioni e realizzazioni più intime. Tutti i personaggi dell'opera vengono sconfitti da un'etica e una morale irraggiungibili, se non con un estremo sacrificio. Influenzato sotterraneamente dalle vicende dell'occupazione nazista in Danimarca, il film ha poche scene in esterna e uno stile rappresentativo lento, claustrofobico, teatrale. Realistica la figura della vecchia megera condannata inesorabilmente al rogo.

Von Leppe 10/01/23 17:53 - 1262 commenti

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Storia di streghe e malefici. Anche qui all'inizio c'è una donna accusata di stregoneria che maledice i suoi aguzzini, come succedeva nel più scanzonato Ho sposato una strega, uscito negli Usa l'anno prima. Dreyer gira la storia nel suo stile dando un impronta realistica e non propriamente horror, insistendo sul drammatico e sul sentimentale. Ambientazione danese del Seicento riuscita. Gli attori sono perlopiù ben scelti: Lisbeth Movin ha i lineamenti inquietanti con i grandi occhi che quasi anticipano Barbara Steele. Soffre di una certa lentezza ma la trama funziona.
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  • Curiosità Harrys • 30/10/09 17:48
    Fotocopista - 649 interventi
    Il film viene citato nella famosissima scena del Secondo tragico Fantozzi riguardante La corazzata Kotiomkin come esempio di film "terrificante".

    "Il potentissimo professor Guido Baldo Maria Riccardelli era un fanatico cultore del cinema d'arte. Una volta alla settimana obbligava dipendenti e famiglie a terrificanti visioni dei classici del cinema. In vent'anni Fantozzi ha veduto e riveduto 'Dies Irae' di Carlo Teodoro Dreyer (6 ore), 'L'uomo di Aran' di Flaherty (9 tempi), ma soprattutto il più classico dei classici, 'La corazzata Kotiomkin' (18 bobine)".
  • Discussione Noir • 30/10/09 22:20
    Galoppino - 573 interventi
    Harrys ebbe a dire:
    Il film viene citato nella famosissima scena del Secondo tragico Fantozzi riguardante La corazzata Kotiomkin come esempio di film "terrificante".

    "Il potentissimo professor Guido Baldo Maria Riccardelli era un fanatico cultore del cinema d'arte. Una volta alla settimana obbligava dipendenti e famiglie a terrificanti visioni dei classici del cinema. In vent'anni Fantozzi ha veduto e riveduto 'Dies Irae' di Carlo Teodoro Dreyer (6 ore), 'L'uomo di Aran' di Flaherty (9 tempi), ma soprattutto il più classico dei classici, 'La corazzata Kotiomkin' (18 bobine)".

    Ah, ricordavo solo la corazzata.
    Comunque, checché ne dica Fantozzi, gran film!!!
    Ultima modifica: 12/04/14 11:06 da Zender
  • Discussione Cotola • 1/02/14 00:45
    Consigliere avanzato - 3845 interventi
    @Daniela

    Noto con estremo piacere che anche tu l'hai gradito tantissimo.
  • Discussione Daniela • 1/02/14 07:57
    Gran Burattinaio - 5928 interventi
    Cotola ebbe a dire:
    @Daniela

    Noto con estremo piacere che anche tu l'hai gradito tantissimo.


    Pensa che, quando l'ho visto tanti anni fa per la prima volta. nelle manifestazioni femministe uno degli slogan ricorrenti era: "tremate, tremate, le streghe son tornare!".
    Da allora ne è passata di acqua (e di delusioni(disillusioni) sotto i ponti, ma non è mutata l'impressione che suscita in me questo capolavoro. L'ho rivisto pochi giorni fa, per la quarta o quinta volta, e riesce sempre a toccare qualcosa nel profondo, qualcosa che non riesco neppure ad esprimere bene a parole.
  • Curiosità Lucius • 12/04/14 10:30
    Scrivano - 9051 interventi
    In Germania il film non fu proiettato prima del 18 gennaio 1963.

    Fonte: Ciak, Un secolo di grandi capolavori, supplemento riservato ai lettori di Ciak n.3
  • Homevideo Von Leppe • 5/07/17 12:39
    Call center Davinotti - 1109 interventi
    Dalla prestigiosa collezione Von Leppe la VHS Legocart del film:

    Ultima modifica: 5/07/17 17:36 da Zender
  • Homevideo Xabaras • 27/11/17 14:28
    Galoppino - 63 interventi
    Dal 14 dicembre in dvd per la DNA.
  • Homevideo Xabaras • 29/09/21 10:26
    Galoppino - 63 interventi
    Qualcuno sa qualcosa sulla qualità video del Dvd DNA?
    Ultima modifica: 29/09/21 10:26 da Xabaras