Road movie transcontinentale sulla crisi di coppia e della famiglia nella società americana, con situazioni a volte un po' forzate ed improbabili. Molto essenziale, si regge sull'efficace prova degli attori, che tratteggiano personaggi ritardati ma sensbili (un ottimo James Caan)e deboli, incerti ed egoisti (la Knight e Duvall). Originali i flashbacks con gli incontri di rugby che risvegliano l'animo di Caan.
Coppola fornisce un ritratto dell'America in pieno stile cinema indipendente fine anni 60. Road movie che vede come protagonisti una donna che fugge dalla famiglia e un ex giocatore di football ritardato mentale a causa di un incidente di gioco; è proprio quest'ultimo l'unico personaggio positivo del film, mentre attorno a lui tutti pensano solo a loro stessi. Tutt'altro che dispezzabile, la pellicola ha però un ritmo lento che potrà allontanare gli spettatori più abituati al cinema moderno. Buona la prova degli attori, James Caan su tutti.
La novella sposa Natalie una mattina si alza molto presto, lascia un biglietto sul tavolo per il marito e se ne va. Road movie sull'irresponsabilità e la crisi d'identità femminile, che riflette sul concetto di famiglia (la prima telefonata della protagonista al marito è significativa). Senza via di uscita (e un po' troppo pessimista) l'America triste e cupa che ne viene fuori. Lo script è un po' carente e qualche scelta non convince, ma la stoffa c'è. Brava la Knight.
Un Coppola ancora (almeno dal punto di vista produttivo) minimalista in un film straordinariamente intriso dello spirito del tempo. Il road movie (Kerouac, Easy rider, Badlands) è stato la maniera americana di raccontar l'altra faccia del sogno, quella delle tante rain people che, come Natalie (brava Knight), si interrogano sul perché e come interpretar un ruolo stabilito nella vita. Gli incontri (in particolare coi diversamente "tarati" Caan e Duvall) la porteranno non a maturare ma ad esser più disillusa e a tornare sconfitta pur se, chissà, più forte, a casa.
Ebert paragona il film a Easy rider, un viaggio verso una frontiera che non c'è più. A me ha ricordato Raymond Carver e, quindi, gli Shortcuts di Altman. Nathalie e "Killer" sono due inadatti, alla vita in generale e alla vita che la società o il caso hanno preparato per loro. La loro fuga attraverso l'America rurale, che negli anni 60 non era più il paradigma dell'American way of life ma - vero o no - un territorio inesplorato e ostile, non è certo un viaggio iniziatico ma un doloroso confronto con la solitudine e la disumanità. Indie cinema di talento.
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