Falling down: giù nel vortice della depressione da disoccupazione. Antonio Albanese in versione drammatica carica il suo personaggio di una fortissima negatività che la più conciliante Margherita Buy fatica ad arginare. Perdere il lavoro e la sicurezza di una vita agiata quando non si è più giovani e trovarsi improvvisamente a fare i conti con una realtà dura fatta di scadenze e conti da pagare. Banale, si dirà: è la vita e certo Soldini non è il primo a raccontarla così. Vero, però l'immersione in una Genova cupa come non mai (e fotografata con grande senso poetico), la fredda descrizione di una quotidianità grigia resa viva dalle magnifiche performance di due grandi attori calati al meglio...Leggi tutto nella parte, trasforma una storia comune in un inquietante sguardo sulla precarietà della condizione sociale della grande maggioranza di noi. Il "rischio" d'immedesimazione (con conseguente sofferenza) esiste, e Soldini è bravo a non scegliere scappatoie di comodo, repentini ribaltamenti da Hollywood dei poveri. Va in fondo, colpisce come deve e come sa fare (quando vuole) il nostro cinema. Poi magari si perde seguendo fasi interlocutorie poco pregnanti che spezzano il ritmo, cade in una certa ripetitività che può arrivare anche ad annoiare, ma segue con coerenza e fino in fondo la sua strada aggrappato ai volti, agli sguardi, ai comportamenti di un Albanese che parte incerto per acquistare spessore minuto dopo minuto e di una Buy straordinaria in un ruolo che recuita a memoria da anni. Banale solo in superficie.
Un coppia della medio alta borghesia genovese si ritrova ad affrontare i drammi pratici e psicologici della mancanza di lavoro. In questo suo nuovo bel film Soldini esamina un fenomeno devastante nelle sue conseguenze più drammatiche: le difficoltà che minano la vita di una coppia realizzata umanamente e professionalmente sono raccontate attraverso una sceneggiatura bella e dolente (ma mai pietistica) anche attraverso l'apporto di due ottimi attori in una delle loro prove migliori. Bella la fotografia.
Una delle più intense rappresentazioni della centralità del lavoro nella nostra vita. Un film che disegna con maestria e realismo i tormenti, le depressioni e l'isolamento sociale che accompagnano il neo-disoccupato e coloro che gli ruotano intorno. Ottimi sia i protagonisti che i comprimari, bella la fotografia che esalta Genova e i due appartamenti della coppia (splendida la colonna con i rumori di televisione e di vicini). La pellicola è lunga ma si sopporta bene la fatica delle due ore. Azzeccata perfino la scena del tradimento: non è poco.
MEMORABILE: Il momento in cui Michele in motorino si accorge della figlia in macchina
Deludente. L'idea iniziale non subisce mai particolari sviluppi e tutta la storia finisce col basarsi sul progressivo crollo economico e psicologico dei due protagonisti. Però mancano elementi che possano conferire anche il minimo coinvolgimento e il susseguirsi di litigi e riappacificazioni finisce per essere fiacco e ripetitivo. Anche il tema dell'adulterio viene affrontato senza troppa convinzione per risultare una parentesi decisamente inutile. Registicamente il livello si mantiene discreto e i due protagonisti sono ottimi. Si può perdere.
Il regista del quotidiano Soldini ci regala un'intensa fotografia di vita, sezionando davanti all'obiettivo la vicenda di un imprenditore disoccupato. Nonostante le tentazioni, non finisce mai nel retorico ma resta sempre avvinghiato ai propri propositi di realismo. Ne consegue un film abbastanza stressante, laddove, grazie anche alla bravura degli attori, i momenti di nervosismo oltrepassano il confine dello schermo andando a colpire eventuali drammi dello spettatore. Non a caso le pochissime battute di spirito (più che altro a carico del bravo Giuseppe Battiston) vengono salutate in sala con risate quasi isteriche.
MEMORABILE: La fotografia poetica sulla città di Genova e i dettagli dell'affresco, un mosaico che si compone con il procedere della storia.
Discreto film drammatico che affronta il tema della perdita del lavoro in età avanzata e della conseguente perdita di sicurezza e di tutti i punti di riferimento. La regia di Soldini è meritevole poiché evita sia le scene madri sensazionalistiche che quelle patetiche. Inoltre evita di prendere strade facili e falsamente consolatorie pur aprendo alla speranza nelle fasi finali della pellicola. Peccato che la sceneggiatura sia piuttosto banale e comunque non all’altezza della situazione. Brava la Buy e bella prova anche di Albanese.
Dolente, ma necessario, viaggio negli inferi nella precarietà e nella disoccupazione. Quasi un ritorno al neorealismo, ma senza il surrealismo o l'ottimismo di fondo ci certe pellicole zavattiniane. Il tutto immerso in una Genova sempre in movimento, in contrasto con la stasi, lavorativa e personale, del protagonista, dalla quale non riesce a venirne fuori. Due ore forse sono un po' troppe ma vale la pena vederselo. Bravissimo Albanese. Ben raccontato.
Bello, bellissimo film questo di Soldini sul dramma di una famiglia agiata che si trova dall'oggi al domani a dover fare i conti con la mancanza di lavoro, di soldi, di punti fermi. Bravissimi i due protagonisti spaesati e comunque legati al loro vecchio stile di vita. Da applausi Battiston espressivo e simpaticissimo. Molti momenti di forte impatto emotivo, tante scene forti e commoventi per lo spettatore. Ottimo lavoro.
MEMORABILE: "Non è un muro portante". Le scene commoventi di ringraziamenti e rappacificazioni.
Film solido, ben scritto e ottimamente recitato. Giorni e nuvole non ha difetti evidenti eppure un po' delude. Delude chi si aspettava di ritrovare con Soldini il suo mondo delicato fatto di personaggi teneri e follemente fuori dal tempo come nell'ottimo Pane e tulipani e nel successivo ma minore Agata e la tempesta. Ovviamente l'argomento disoccupazione era serio e non sarebbe stato agevole farne una commedia, ma il Soldini migliore, forse...
Bravo Soldini. "Giorni e nuvole" è un film concreto che racconta una storia semplice ma molto reale. Il dolore, il panico e la depressione fanno davvero paura, grazie anche all'ottima prestazione della Buy e di Albanese. E non è solo la precarietà del lavoro ad essere al centro dell'attenzione: è la solitudine della nostra società con cui dobbiamo fare i conti. Chi perde il lavoro viene lasciato solo, anche dagli amici. Chi sembrava forte e sicuro rischia di sgretolarsi.
Discreto film che non porta grandi novità ma sa affrontare con equilibrio e sufficiente forza un tema ricorrente, quello della caduta sociale e delle lacerazioni interne che comporta. Per carità, nulla di drammatico ma anche niente di consolatorio. E a volte anche la drammatizzazione estrema puzza di articio. Interessante vedere Albanese in un ruolo drammatico, prova direi riuscita come lo è la spalla offerta da una Buy già ampiamente rodata. Adeguata l'ambientazione genovese.
La perdita del lavoro piomba in una famiglia benestante sconvolgendone la vita, minandone le consuetudini, obbigandola a cercare nuovi equilibri. Così Soldini racconta una crisi esistenziale e psicologica intrecciata con, anzi scaturita da dinamiche esterne e materiali, in una narrazione attenta ai dettagli dell'anima e agli slittamenti delle dinamiche relazionali. Bellissimo e doloroso film, non retorico né patetico, sostenuto da due grandi Albanese e Buy e un ottimo cast e impreziosito dall'ambientazione in una maestosa e vivace Genova. Vero.
Un film deludente sotto troppi punti di vista. Innanzitutto Albanese, che recita sempre con la solita faccia (ottima invece la Buy), poi almeno dieci scene interrotte a metà, come tanti spezzoni di vita quotidiana messi insieme e soprattutto a deludere è la trama, che all'inizio appassiona ma che poi resta praticamente immutata e piatta come il proprio protagonista, vero ameba di personaggio.
Senza dubbio un film di passaggio nella carriera del milanese Soldini, tornato dopo le parentesi (?) di seducente bozzettismo (Pane, tulipani, Agate, tempeste) ad un tentativo di "realismo Antonioniano" che pare connotar la sua vena più autentica. Il punto di vista (alto) borghese sulla crisi economica appare centrato oltre che lungimirante e la coppia Albanese-Buy si spende in sensibilità, come sempre di spessore è la presenza di Battiston (e non solo per la mole). Certo diluendo la solfa il film avrebbe acquistato la stessa lucida lividezza data a Genova.
Drammaticamente azzeccato questo film sulla precarietà, che può colpire anche le fasce medio-benestanti con risvolti altrettanto drammatici. La Buy calza a pennello un ruolo meno esagitato del solito, Albanese sembra troppo morigerato per essere colui che perde più volte le staffe. Fantastica la fotografia su una Genova ancora operosa e industriale, almeno nelle immagini, ma perennemente grigia ed illuminata raramente dal sole, come d'altronde è la storia raccontata in questo film dal sapore squisitamente realista.
Si potrebbe far notare che a cinque anni dalla realizzazione del film la nostra economia (e con lei i nostri sogni e bisogni) non se la passi poi tanto bene. Ma queste riflessioni è meglio riservarle ad altri momenti. Soldini è un buon regista, capace di raccontare storie vere con un tocco amorevole ma non compassionevole, che non sceglie mai la via più facile. E anche stavolta, grazie ad un grande lavoro degli attori, il delicato tema della disoccupazione è trattato in modo serio, non retorico e capace di emozionare. Dolente e, oggi ancor di più, necessario.
C'è un senso di artificiosità nella storia a partire dal prolungato silenzio del protagonista sulla nuova situazione familiare (fallimentare), con la scusa di non voler creare problemi alla moglie che si sta laureando. Una laurea che lei si può permettere proprio per uno stato economico fino a quel momento più che florido. Come artificiosi sono i tentativi del protagonista di trovare un nuovo lavoro (e in questo la scelta di Albanese si rivela appropriata). Una storia tenuta volutamente piatta, per enfatizzare al massimo un finale emozionante.
Dramma d’attualità: una famiglia medio borghese alle prese con l’improvvisa perdita del lavoro del coniuge che “porta a casa i soldi”. Ho apprezzato il realismo con cui la vicenda si dipana, dalla difficile accettazione di nuovi standard di vita - e che la curva dei consumi sia anelastica verso il basso è baggianata valida solo nei testi di microeconomia - alla diverse dinamiche nel rapporto di coppia. Bravi gli interpreti, anche se per la Buy questo pare proprio un film alla... Buy.
Soldini sceglie di analizzare, con la consueta sensibilitá e con grande realismo, le conseguenze della perdita del lavoro da parte di un professionista benestante di mezza età. Il dramma viene descritto nei suoi inevitabili riflessi sulla sfera familiare, in un crescendo di frustrazioni e fallimenti. Le vicende della coppia, interpretata con intensità dalla Buy e da Albanese, sono credibili. È un film crudo e angosciante, con una vena di speranza proprio sul fronte dei legami affettivi, unico argine alla perdita di fiducia e dignità.
Anticipando la crisi economica del 2008 vengono affrontate le problematiche matrimoniali nel precariato improvviso. Argomento all'americana che dopo due mesi son già tutti in bolletta ma almeno Soldini non smarrisce il filo drammatico senza cadere nel patetico. Alcune parti (il ruolo della figlia, l'adulterio, un finale con inquadratura ultrasfruttata) sono poco incisive e servono per allungare il mesto brodo. Brava la Buy, che è più concentrata sul ruolo, mentre Albanese non sempre è a fuoco.
La perdita della professione toglie la terra sotto i piedi a una famiglia borghese che dovrà affrontare mille problemi e delusioni sia sul piano interpersonale che sociale. Soldini affronta con equilibrio tra realistico e speranzoso, con una tecnica fluida e senza vuoti, le vicende del duo Buy/Albanese perfettamente a loro agio, sia nei momenti più crudi che in quelli sentimentali. Sullo sfondo, una Genova onnipresente che sembra seguire gli umori e gli alti e bassi dei protagonisti, ben affiancati dal resto del cast. Musica di ottimo livello.
MEMORABILE: Michele in scooter scoperto dalla figlia; Il trasferimento nel quartiere popolare; Nervosismi e battibecchi; L'affresco ritrovato.
Silvio Soldini HA DIRETTO ANCHE...
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non solo è precaria la posizione del protagonista (e i lavori che gli vengono offerti, come il poney-express), ma precarie sono le occupazioni che trova la moglie (da laureanda lavora gratis cone restauratrice, poi call center, poi interinale), mentre i due muratori improvvisati appartengono a loro volta alla schiera dei lavoratori in mobilità, che fequentano gli appositi corsi. C'è uno sguardo consapevole e preoccupato sull'odierna, diffusa precarietà del vivere. In forte contrasto, perchè totalmente avulsa dalla realtà, l'icona (quanto affettuosa!)del vecchio padre confinato nella casa di riposo, nostalgia di un'epoca remota al punto che i suoi protagonisti sono virtualmente finiti a popolare un acquario.
HomevideoZender • 17/03/08 13:21 Capo scrivano - 47786 interventi
In uscita il 20 marzo 2008 per la Warner il film di Soldini con una buona dotazione di extra.
Audio: Ita.5.1
Video: 16:9/Ws
Extra: Documentario inedito di Silvio Soldini + Dietro le quinte + Galleria fotografica + Trailer
E' vero che gli attori elencati nel cast sono già tanti, ma suggerisco di inserire anche Alba Rohrwacher e Arnaldo Ninchi, sia per il loro nome che per il loro ruolo nel film.
DiscussioneZender • 24/07/10 09:03 Capo scrivano - 47786 interventi
Zender ho postato le ultime location del film, perchè l'ho recuperato da un mio amico, e non potevo tenerlo, visto che erano poche le ho messe tutte, poi riprenderò domenica a postare.
DiscussioneZender • 3/11/16 08:18 Capo scrivano - 47786 interventi
No Ruber, dovevi tenerti i fotogrammi e postarli un po' alla volta, come sempre. Puoi riprendere giovedì prossimo.
Zender ebbe a dire: No Ruber, dovevi tenerti i fotogrammi e postarli un po' alla volta, come sempre. Puoi riprendere giovedì prossimo.
Ma non potevo tenere il film, a sua volta questo mio amico lo haveva recuperato da una sua conoscente che lo voleva indietro, quando la roba non e tua, non puoi dettare tu i tempi. Ok giovedi prossimo va bene, tanto non ho screen da postare.
DiscussioneZender • 3/11/16 12:48 Capo scrivano - 47786 interventi
Ma certo che non dovevi tenere il film e non mi sogno di dettare i tempi di quando restituire i dvd (e anzi, ti ringrazio di essertelo fatto prestare), ma potevi benissimo "scattare" i fotogrammi e tenerteli sul pc, come fan tutti. A me capita di prendere un dvd a noleggio che magari devo restituire il giorno dopo: prendo i fotogrammi tutti insieme e li posto sul forum un po' alla volta, non certo tutti assieme. Se no se voglio mettere le location di tre dvd che noleggio lo stesso giorno che faccio, posto 45 location insieme perché li devo restituire?