Come in uno specchio - Film (1961)

Come in uno specchio
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Titolo originale: Såsom i en spegel
Anno: 1961
Genere: drammatico (bianco e nero)

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 25/10/07 DAL BENEMERITO RENATO
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Renato 26/10/07 00:16 - 1648 commenti

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In una casa sperduta sopra un'isola: marito e moglie con un figlio e il padre di lei, uomo di grande personalità ma del tutto incapace di confrontarsi con la malattia mentale che ha colpito la figlia. L'azione si svolge tutta nell'arco di una sola giornata, con soli quattro attori e in assenza di elementi esterni... Bergman vuole che i suoi personaggi si confrontino con se stessi, le loro angosce, la loro atavica incapacità di comunicare oltre un livello squallidamente superficiale. Il risultato è davvero eccellente. Una delle vette dell'autore.

Il Gobbo 21/12/07 18:28 - 3015 commenti

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Primo capitolo della cosiddetta "trilogia del silenzio", che proseguirà con Luci d'inverno e si concluderà col film eponimo, è uno dei più ardui e angoscianti, sin dalla didascalica ambientazione (il classico ambiente isolato e climaticamente ostile - non che in generale da quelle parti... ) per proseguire con la rete di rapporti estremi (c'è anche un incesto). Rigoroso, non per tutti i gusti. Personalmente gli preferiamo altri Bergman.

Cotola 12/07/11 23:05 - 9043 commenti

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La prima parte della trilogia sul silenzio di Dio, è una riflessione su varie tematiche care al regista svedese tra cui spicca e si palesa per la prima volta la presenza-assenza di Dio nel mondo ed il rapporto tra l’uomo ed il divino. Il quadro che ne viene fuori è di breve durata ma intenso sul piano delle emozioni e delle riflessioni. Interessante senza essere astruso e particolarmente criptico. Il finale introduce una nota di speranza. Il quartetto d’attori è magnifico ma la prova della Andersson è stupefacente e non si dimentica.

Mickes2 30/11/12 16:54 - 1670 commenti

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Il silenzio di Dio che non ascolta le dolenti richieste dei suoi cari, visto come salvatore e minaccia al tempo stesso accoglie solamente la disperazione e la diffidenza che man mano crescono facendosi sempre più insormontabili, sfociando così nella malattia mentale e nell'incomunicabilità. Le costrizioni di una vita maledetta, intrappolata in una morsa autodistruttiva che sdoppia l’animo e la personalità mettendo a nudo tutti i limiti, le debolezze, il cinismo dell’uomo. Come in uno specchio, si analizza limpidamente la realtà di tutti i giorni.

Saintgifts 10/05/13 15:51 - 4098 commenti

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Sembrano persone felici, escono da un bagno dalle gelide acque dei mari nordici ridendo e scherzando, padre, figlio, figlia e marito della figlia. La realtà è più triste: la giovane figlia ha una malattia mentale incurabile. È questa situazione a far emergere tutte le problematiche di vita tra queste persone. La mente (come l'udito) della figlia, nella sua malattia è diventata lungimirante e costringe gli uomini a parlarsi, ad aprirsi, a uscire dalle proprie piccole aspirazioni e dai propri cinismi fino a arrivare all'amore e a Dio.
MEMORABILE: Il mare e il sole all'orizzonte, al di là della finestra.

Jdelarge 23/08/13 11:36 - 1000 commenti

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Filosofia, metafisica, religione e arte fanno di questo film una vera e propria perla in grado di toccare tematiche d'incredibile valore. La malattia di Karin nient'altro è che lo specchio su cui il padre, il fratello e il marito vedranno la propria persona in tutta la sua interezza, costellata di pregi, ma soprattutto difetti: da qui nell'animo dei tre nascerà il desiderio di interrogarsi sull'inutilità della vita (tema esistenzialista), prima di arrivare a una sorta di identificazione agostiniana di Dio con l'Amore.

Homesick 31/08/13 18:24 - 5737 commenti

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L’ambientazione sull’isola baltica grigia, spoglia e silenziosa confina i quattro personaggi, loro malgrado, in una sorta di ritiro spirituale dove la sofferenza scopre il valore dell’incognita per soddisfare l’identità amore=Dio. Temi ricorrenti del cinema di Bergman come l’arte, la famiglia, la malattia e la religione in un tetro dramma con lume in extremis recitato da tre soggetti in crisi (la schizofrenica Andersson, l’impaurito Passgard e il loro padre egoista e assente Björnstrand) su cui il medico Von Sydow vigila attento e comprensivo. Titolo evangelico e musiche di Bach.
MEMORABILE: La crisi di pianto di Björnstrand dopo la consegna dei regali; «Papà mi ha parlato.».

Minitina80 20/03/15 10:03 - 2984 commenti

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La malattia è come una bomba che deflagra e porta alla luce la fragilità e le paure della famiglia, spogliandoli della loro corazza e lasciandoli in balia del vento. Un film molto intenso e profondo, che alterna dialoghi importanti a momenti di raggelante silenzio, dove tutto sembra fermarsi. È fotografato stupendamente, volutamente esiguo nella messa in scena, ma in grado di lasciare un segno.

Lucius 30/06/15 19:56 - 3015 commenti

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Certamente dotato di preziosi tagli di regia e di una fotografia di rara bellezza, è però un film la cui tecnica prevale sul soggetto incentrandosi prettamente sulla patologia della protagonista (indagata egregiamente dal regista sia dal punto di vista mentale che interiore). L'ambientazione isolana, pur poco sfruttata, risulta degna di nota. Una pellicola che non intrattiene ma riflette il malessere di chi racchiude in sé la sofferenza di una vita difficile. Gli spettatori non ne usciranno entusiasti, i cultori di cinema di qualità sì.

Bubobubo 21/12/19 21:18 - 1847 commenti

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Nelle acque gelide e plumbee di una sperduta isola del Baltico annega il privato di una famiglia flagellata dall'atavica maledizione di una malattia mentale ereditaria. Unica lancia per penetrare il non luogo della schizofrenia, sembra suggerire Bergman, è l'amore; ma il sospetto che un afflato risolutore così esplicitamente formulato non sia altro che un disperato spasmo di autodifesa nei confronti dell'insensato dolore dell'esistenza è ben fondato. Narrativamente molto lento, va visto con la giusta predisposizione emotiva: può destabilizzare.

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Deepred89 31/03/20 17:17 - 3706 commenti

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Bellissime ambientazioni, con una casetta sul mare del nord dove la notte è sempre illuminata a giorno, ottimamente filtrate attraverso una fotografia curatissima. Parrebbe il contesto ideale per parlare di malattia mentale, eppure il crescendo non incide, nemmeno quando si cerca di recuperare in corner facendo subentrare tematiche spregiudicate (l´incesto) o tirando in ballo nientemeno che Dio attraverso dialoghi a forte sospetto di supercazzola (dialoghi, peraltro, in precedenza pressoché perfetti). Cast notevole.

Noodles 28/08/21 16:03 - 2227 commenti

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Tra i migliori film di Ingmar Bergman. I silenzi alla Michelangelo Antonioni qui vengono abbandonati in favore di una pellicola con più dialoghi, che lasciano stupefatti per efficacia e profondità. Il regista riesce a dare anche un certo tocco di leggerezza ad alcune parti dialogate, in totale contrasto con una storia cupa, di grande introspezione in cui follia, amore, egoismo e religione sono mescolati perfettamente dalle mani sapienti di Bergman. Cast eccezionale, con un Max Von Sydow che si eleva nel suo algido sentimentalismo. Un grande film davvero.
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