Un malizioso commentatore ci racconta di come, in vari locali sparsi sul globo terracqueo, l'uomo si annida, con occhi ben spalancati, per assistere allo spettacolo vecchio almeno quanto il Mondo: lo striptease. Ma il regista del film si chiama Russ Meyer e di paricolare, questa volta, c'è che le ragazze abbondano di seno e prediligono, come ambiente di "vita", anche scenari naturali (parchi, montagne, fiumi). Sorta di "mondo movie" erotico-comico, che si segue col sorriso sulle labbra per l'ironia insita nello stile ed evocata dalla musica.
Uno strano mediometraggio composto esclusivamente da immagini di ragazze in topless -com'è ovvio- che ballano o si dimenano malamente. Mi sfugge del tutto come possa avere un culto simile oggigiorno un prodotto del genere, dato che non ci troviamo più nel 1966... Produttivamente parlando, comunque, fu un colpo di genio e bisogna rendere onore al fiuto affaristico di Russ Meyer. Se però cercate un film vero, buttatevi su qualcos'altro.
Terribile. Dopo i primi cinque minuti, naturalmente... Per una fruizione "sana" consigliamo l'auto-ipnosi, da procurarsi sovrapponendo alle immagini una colonna sonora di adeguato ritmo. Qui a Firenze si ebbe la fortuna di visionare il tettume in un'arena all'aperto, mentre sotto lo schermo si esibiva il simpatico duo lounge Montefiori cocktail: esilarante! Russ Meyer era un genio cialtrone (o un cialtrone di genio), ma il suo meglio è altrove - anche se il tema quello è...
Francamente sfugge il senso di questo film (spacciato per una sorta di documentario) di Meyer composto unicamente da immagini di donne che si spogliano. Forse il regista aveva bisogno di soldi. Non ci si diverte per niente e l'erotismo è assolutamente assente. Non c'è nulla che abbia caratterizzato i precedenti film di questo regista. In una parola: imbarazzante.
Campionario di seni sventolanti, gambe sgambettanti e culi sculettanti. Un "docu-tettario" per tutti i gusti e per tutte le forme, con ragazze comuni o ballerine che si raccontano e saziano la smania erotica di Meyer. Il quale però inciampa nella frenesia del ripetitivo. Lo si può ritenere il precursore di un genere che le ristrettezze culturali non hanno favorito, ed in questo senso il film, dopo oltre 40 anni, assume un valore storico, ma per evitarne la noia, nonostante il buon ritmo, andrebbe visto suddiviso in intervalli giornalieri.
Vi siete mai chiesti perché le nostre doppiatrici - penso in particolare a Isabella Pasanisi, Claudia Balboni e Giuppy Izzo - quando devono doppiare una playmate o modella o pornodiva la fanno parlare a mezza via fra una morta-de-sonno e una imbecille infantile? Ma perché anche in originale le suddette parlano proprio così! Scherzi a parte, le vocine delle protagoniste di questo docu di Meyer ti fanno veramente cadere le braccia (per non dire altro...). E poi io sono un "culista" - quindi più dalle parti di Tinto Brass che di Meyer.
Carrellata di donne che fanno dello streaptease la loro arma di maggiore seduzione. Il campionario di Vixen (come amava definire le donne il regista) è davvero vario e, pur ricalcando in parte la struttura dei mondo-movie, riesce ad incuriosire lo spettatore. Ovviamente il film è consigliato ad un pubblico maschile perché di trama non ce n'è alla fin fine. Un omaggio alla bosomania di Meyer una delizia tutti coloro che lo sono diventati anche grazie ai suoi film.
MEMORABILE: Babette Bardot in tutta la sua performance.
Se il successo fosse proporzionale al moto ondoso provocato dallo sballonzolare degli enormi seni delle protagoniste, avremmo avuto il film campione d'incassi del secolo. Non c'è assolutamente niente di rilevante in questa ultra-classica "meyerata", se non l'illusione ottica per lo spettatore che a fine visione vedrà trasformarsi qualsiasi oggetto in tette. Erano altri anni: riempire lo schermo per un'ora con generose pin-up danzanti era una frizzante novità, oggi non ci fa neanche il solletico.
Divertissement di Russ Meyer, sempre coerente però al suo modo di far cinema e intendere il Mondo (tette al vento appunto). Il film è al contempo, come sempre nel regista californiano, puro esercizio di stile voyeuristico eppure antierotico, misogino ma mai veracemente offensivo nei riguardi della bellezza muliebre, categoricamente grandi forme. Musica (e commento urlato) straniante "on air", balletti meccanici fotografati come suggestivi paesaggi da inusuali prospettive. Infantilmente onanistico, mai morboso. Di piatto ci son solo le interviste. Go Russ Go!
Donne in topless che (talvolta) parlano della loro vita, secondo un esperto della materia quale è Russ Meyer. D'altronde se un regista ha una "leggera" predisposizione per una certa parte del corpo femminile, potrebbe mai non farne un campionario camuffandolo da film? Un mondo movie che tratta ciò di cui è ampio traino il titolo, non offre molti spunti né di osservazione né di riflessione e, nemmeno, lo si dica di stimolo erotico. Di seni xxl ce ne sono da farsi una collezione, ma presto ci si stufa anche di quelli. Comunque giammai volgare.
Ironico, mai volgare; ipnotico come un loop minimalista costruito su un unico pretesto visivo; frenesia di danze edonistiche sixties al suono di radio a transistor e registratori a bobine, puntellato dai racconti delle protagoniste (vere/finte tranche de vie). Da San Francisco all'Europa del Crazy Horse e di Copenaghen (definita città del piacere) dove si esibisce una sventola che la voce off presenta come "sensuale esibizionista che fa salire la pressione sanguigna ai suoi ammiratori". Nel '66 era pornografia, oggi è concettuale cinematico.
Un commento sull'idea: incredibile. Un commento sui commenti e sulle confessioni delle intervistate: incredibili. Un commento sull'atmosfera pop in cui è immersa questa delirante carrellata di mammelle: incredibile. Onore a Meyer per aver riaffermato l'importanza di non prendersi mai (troppo) sul serio, con un mediometraggio arrabattato alla bell'e meglio, con sfrenata dedizione, in solo onore della sua passione numero uno. Il gioco della trasgressione, l'umorismo del (di?) playboy, la vacuità esposta per quella che è: non dite che non basta!
Un film unico, a suo modo, come quasi tutta la produzione di Russ Meyer, che qui sforna un documentario sul mondo dello striptease e di alcune spogliarelliste che, mentre danzano a ritmo di rock con i prosperosi seni al vento, tramite la loro voice over raccontano aneddoti del proprio mestiere e alcune perle sul rapporto uomo-donna. A tratti fine a se stesso, ma nel complesso si tratta di un prodotto assolutamente particolare.
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DiscussioneXtron • 10/01/15 13:51 Servizio caffè - 2147 interventi