Basato sulla storia dell'efferato serial killer americano ma da non confondersi con l'omonimo titolo (in italiano), diretto l'anno successivo da Paul Shapiro. Decisamente senza pretese, con una sceneggiatura messa giù in maniera "politically uncorrect": nel finale si tende a riabilitare la "persona" dietro al killer, facendo passare per mostri i suoi carcerieri e per "boia" chi lo conduce sulla sedia elettrica. A parte un inseguimento prima di un triplice delitto, la pellicola non presenta particolari motivi d'interesse...
Discreto TV-Movie sulla storia del noto serial-killer di donne. Il film scorre abbastanza bene, ma spesso sembra che molte cose siano affrontate con superficialità e alcuni salti temporali nella storia sono un po' troppo bruschi. Principalmente manca di tensione, la vicenda è descritta in maniera spesso quasi ironica e la violenza, seppur presente, non lascia particolarmente disturbati. Bravo e verosimile M.R. Burke nel ruolo di Ted Bundy, per il resto il film si lascia vedere, ma difficilmente vien voglia di riguardarlo.
Bundy, che agisce indisturbato e alla luce del sole, è insieme l'evidenza e la banalità del male. Per essere un prodotto paratelevisivo arrischia sul tasso di violenza e cerca soluzioni insolite con accelerazioni improvvise e spasmi al montaggio: si tenta di riprodurre, assieme al diffuso clima misogino, la percezione dissociativa del protagonista, il cui fascino però, malgrado le reiterate, improbabili efferatezze alternate ai lindori domestici, non s’innalza di un centimetro; la suspense poi non monta e il finale ripiega sul patetico. Reilly è dignitoso, ma nulla per cui scomodarsi troppo.
Il talentuoso Matthew Bright mette in immagini le imprese di Ted Bundy e lo fa senza fronzoli, ma con una naturalezza un certo modo di far cinema da puro psychohorror anni 70, tra humor macabro, grottesco e il disturbante. L'inizio, con Bundy che ruba una pianta e la infila nel maggiolone a un che di comico che stride con il resto del film. Un susseguirsi di atrocità, le passioni necrofile di Bundy, il continuo ripetere "muori troia muori", il finale realistico, fanno di questo film uno dei migliori sulla figura del serial killer. Bizzarro.
MEMORABILE: La scena del capannone, con la ragazza ammanettata allo sciaquone del cesso, mentre una seconda, scappa per i boschi inseguita da Bundy.
Ricostruzione della vita da omicida di uno dei più efferati serial killer. Il film trasmette notevole inquietudine, se non altro per la crudezza dei numerosi episodi di violenza e per la bravura del protagonista Michael Reilly Burke nell'interpretare un ruolo molto difficile. Anche le scene finali, con la dettagliata esecuzione sulla sedia elettrica, sono di forte impatto. Lunghi tratti del film denotano però una certa sterilità, limitandosi a fare un lungo racconto-sequenza degli omicidi senza approfondire situazioni e personaggi.
Più che alla narrazione obiettiva delle gesta e della vita del serial killer, il film pare interessato all'esplorazione (se non all'esaltazione) della follia omicida di quest'ultimo. That's exploitation! Di Ted (il bravo Burke) emergono il lato più sadico e narcisista, la fame di controllo, la sessualità deviata. La violenza non è mai troppo esplicita e le scene d'impatto sono in parte smorzate dalla regia televisiva, ma il finale nel braccio della morte è intenso. Curiosi, dato l'argomento "serio", certi giochini di ralenti e montaggi musicali.
MEMORABILE: Le ragazze adescate in spiaggia; La compilation di delitti e titoli di giornale; Il cameo di Tom Savini; L'umiliazione di Ted prima dell'esecuzione.
Biopic molto buono su Bundy, con un bravo Burke e un gustoso cameo di Tom Savini; anche rivisto dopo mesi il film non delude assolutamente. 100 minuti che non stancano e che trasmettono un certo disturbo, tanto più che poggiano su tragici fatti veri. Non male, sia tecnicamente che come script; salta all'occhio, come spesso capita in questi prodotti, il conflittuale rapporto tra il Bundy normale e il Bundy pazzo sadico.
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- Ted Bundy morì sulla sedia elettrica il 24 gennaio 1989 confessando 28 omicidi a sfondo sessuale (ma sono almeno 40 quelli imputabili).
- Arrestato nel 1976 riuscì a evadere ben due volte continuando così ad uccidere.
- In attesa dell'esecuzione, si sposò con Carole Ann Boone, una sua ammiratrice (!) che nel 1982 diede al mondo un bambino.
- Nato nel Vermont in una casa per ragazze madri, scoprì solo in età adulta che quella che lui considerava sua sorella era in realtà sua madre, e che furono i nonni ad assolvere al ruolo di genitori.