Film sul classico tema della rivalità tra fratelli che sfocia in tragedia, Nonostante nel cast figuri qualche nome interessante (la Aumont, De Sica...), la messa in onda è molto modesta e il ritmo noioso. Apprezzabile tuttavia la canzone "Roma non fa la stupida stasera" di Armando Trovaioli sui titoli di testa.
Melodrammone d’ambientazione romana nei primi anni del secolo scorso. L’esistenza di due baldi giovani trasteverini (che vivono con l’anziana madre) è sconvolta dall’entrata, nella vita di uno dei due fratelli, di una provocante ballerina d'avanspettacolo con tendenze da sciacquetta d’alto bordo la quale fa perdere il lume della ragione al giovine. Film nel complesso ben realizzato, che si avvale di ottimi caratteristi ed attori d’un certo rilievo che ci mostra a spanne una certa romanità d’altri tempi. Presenza di De Sica a fronte di danaro.
Mario Amendola dirige una storia di borgate romane ambientata nei primi anni del '900. Se il contesto ambientale di inizio secolo è nel complesso ben ricostruito e rappresentato, la storia risulta troppo tirata per le lunghe, i personaggi sono stereotipati e la sceneggiatura infarcita di luoghi comuni. Buona la prova del cast.
Le debolezze umane fanno talvolta perdere il lume della ragione, al punto da spezzare anche la salda catena dell'amore familiare. Bellissima trama, ma il film assume inizialmente i toni di una gradevole commedia (l'abbuffata di Nino nell'osteria, Gigi che si improvvisa pugile), per poi scivolare troppo nel dramma con il conseguente finale. Buona l'interpretazione di Vittorio De Sica in una delle sue ultime pellicole, ma il personaggio che interpreta diventa troppo secondario.
MEMORABILE: La "gara" di Nino all'osteria; L'incontro di boxe; Il cane di nome Fulmine; La corsa ciclistica; Lo scontro con i coltelli dopo la "zecchinetta".
Sulla scia di Er più, da cui riprende sottotitolo e ambientazione. Il soggetto (tratto dal "Fattaccio di via del Moro" di Amerigo Giuliani) e il bel cast pasoliniano (Mannari, Citti, Davoli) promettono un film coraggioso; invece Amendola quel coraggio non ce l'ha e sceglie, inopportunamente, addirittura di buttarla sul comico, con schiaffoni da western e corse ciclistiche fantozziane, sprecando perfino la Valli e De Sica. Anche l'imbolsito Arena era già vecchio per la parte e può fare poco. Davvero un'occasione persa.
MEMORABILE: Il pugile vitellone doveva essere un personaggio tragico come il fratello di Rocco, ma dopo un match interminabile va ko come Roncato nei Pompieri.
Film di Amendola che si colloca del breve revival trasteverino che partì probabilmente dal film di Tozzi. Si racconta di una famiglia di popolani romani in cui due fratelli orfani di padre e cresciuti fra mille ristrettezze ripercorrono le vicende di Caino e Abele. L'ambientazione è discreta e la storia (con i suoi limiti) funziona. Il livello del cast è accettabile, anche perché la sceneggiatura lascia aperte parecchie falle che gli attori devono riempire di mestiere. Un onesto prodotto di genere che si può guardare senza troppo impegno.
MEMORABILE: La corsa in bicicletta; L'incontro di pugilato.
Seguendo il successo di Er Più, un altro film sui bulli trasteverini di primo Novecento ispirato a un celebre monologo del folclore capitolino (“Er fattaccio der Vicolo der Moro”). Il risultato non è poi così male, riesce a divertire con attori e caratteristi romani, anche se sia le situazioni che la comicità sono di grana grossa. Guido Mannari ha il volto adatto nel ruolo del protagonista spaccone. Musiche buone (c'è pure “Roma parlaje tu” dei Vianella). Ricostruzione d'epoca abbastanza riuscita.
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Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima visione Tv (venerdì 29 marzo 1986) di Storie de fratelli e de cortelli: