Un tranquillo posto di campagna - Film (1968)

Un tranquillo posto di campagna
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MMJ Davinotti jr
Anno: 1968
Genere: thriller (colore)
Regia: Elio Petri
Note: Il film è tratto dal racconto "La bella adescatrice" ("The beckoning fair one", 1911), dell'inglese Oliver Onions.
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Strano film sperimentale di Elio Petri. Franco Nero è Leonardo Ferri, pittore milanese di successo che, per ritrovare la vena creativa, si rifugia in una villa veneta abitata dal fantasma di una ragazzina ninfomane lì ammazzata. Per gran parte del primo tempo (ma in fondo la cosa si può estendere all'intero film) l'interesse principale di Petri è descrivere la follia dell'artista, mescolando sogno e realtà attraverso immagini d’impatto e un montaggio “a scatti” disorientante. Leonardo è come un bambino capriccioso: non ascolta chi gli sta vicino (la fidanzata-manager Vanessa Redgrave) ed è stimolato unicamente dalle sensazioni che il suo corpo riceve e la sua mente trasforma in flash visivi...Leggi tutto e così, quando viene a conoscenza della triste vicenda della giovane morta nella villa, vi si dedica anima e corpo mentre ripercorre mentalmente i suoi ultimi giorni raccontati da uno dei tanti amanti, mescolando passato e presente con reazioni disturbanti. Ma se il gioco funziona all'inizio, ben presto il film si appesantisce ripetendosi all'infinito in un continuo rimbalzo dimensionale tra realtà e suggestione, senza mai coinvolgere veramente. Petri sembra arenarsi in uno stucchevole esercizio di stile senza capo né coda in cui l’istrionismo forzato di Franco Nero domina ogni scena e le musiche dissonanti di Ennio Morricone (che le riprenderà ne IL GATTO A NOVE CODE di Argento) contribuiscono a creare un quadro artificiosamente straniante destinato a concludersi ingloriosamente senza dire nulla.

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Undying 30/07/07 23:32 - 3807 commenti

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Pellicola molto considerata dell'autore, pecca di mancata appartenenza al "genere" e sfugge alla ferrea regola del cinema d'autore, sfiorando più volte le tematiche tipiche del giallo e/o horror. Se la sceneggiatura viene sviluppata dietro eccellenti prestazioni date dagli attori, quello che rende indigesto il film è l'estremismo dato da una regia troppo iconoclasta e sperimentale, suffragata da dialoghi deliranti, che relega questo titolo nel catalogo "psichedelico" (e datato) post-sessantottino.

Homesick 30/10/07 18:34 - 5737 commenti

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Affascinante pastiche pop-psichedelico continuamente sospeso tra realtà e immaginazione. Petri si cimenta in un montaggio sperimentale e frenetico, sovrappone i piani narrativi, sfrutta proficuamente le colaratissime luci di Kuveiller e le dissonanti musiche del Morricone più allucinato. L'impatto visivo globale trionfa sicuramente su un'esile trama incentrata sul classico tema della schizofrenia dell'artista moderno.
MEMORABILE: Nero e la Redgrave che leggono i fotoromanzi erotici.

Mascherato 23/05/08 00:21 - 583 commenti

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Dispiace vedere coinvolto in questa débacle Elio Petri, che aveva e avrebbe dato migliore prova della sua abilità registica. Qui resta intrappolato nella stessa schizofrenia del pittore protagonista, in balìa di un intrigo giallo e cerebrale messo su da un Tonino Guerra non ancora foraggiato dalla Grande Distribuzione e, pertanto, "pessimista" verso le nuove tecnologie. In compenso la sua weltanschauung si era già espressa al meglio nell'Antonioni del decennio precedente e cominciava a perdere i pezzi in direzione di un poeticismo sterile.

Ghostship 6/07/08 13:47 - 394 commenti

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Uno dei film maggiormente controversi di Petri è una pellicola decisamente di genere se rapportata al periodo nel quale è uscita in Italia, ma ha dalla sua una vena sperimentale con un montaggio spezzattato e frenetico che ben rende la graduale follia nella quale si cala (a tratti un po' sopra le righe) il pittore-Nero. Sempre in bilico tra realtà ed allucinazione vive di improvvise accellerazioni e di colori sgargianti, parte integrante di una sceneggiatura volutamente criptica.

Herrkinski 27/07/08 23:55 - 8112 commenti

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Delirante excursus di Petri nel thriller di fine anni '60, che riesce a distinguersi dalla massa grazie all'inserimento di elementi "psichedelici". Infatti il film descrive la discesa nella follia di un pittore eccentrico, in balia del fantasma di una ragazza morta in una villa veneta, ma soprattutto preda dei fantasmi del suo stesso animo. Il tutto è reso tramite un montaggio frenetico, ricco di immagini surreali e da una storia che continua a disorientare lo spettatore con flashback, sogni, incubi e salti tra sogno e realtà. Da riscoprire.

Bruce 19/12/08 10:51 - 1007 commenti

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Petri sul ruolo dell'artista alla fine degli anni '60, in bilico tra mercificazione e alienazione. Franco Nero è un astrattista in crisi, vittima dell'amante manager (Vanessa Redgrave). Si rifugia in una villa veneta alla ricerca di ispirazione, comincia a vedere fantasmi e finisce in manicomio. Lo stile sa di Antonioni, con un montaggio caleidoscopico in sospeso tra immaginazione e realtà. Colonna sonora di Morricone dissonante e improvvisata. Non è un horror, né un thriller, ma la ripresa della seduta spiritica al buio da sola vale la visione.

Hackett 7/08/09 08:20 - 1867 commenti

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Petri coglie l'occasione di dar sfogo alla sua visionarietà, talvolta reppressa nelle precedenti pellicole, ma si fa prendere un po' troppo la mano. Storia di pazzia con gustose location venete e con commento musicale di un Morricone in vena di suoni stridenti. Franco Nero strabuzza un po' troppo gli occhi ma non se la cava male, affascinante la Redgrave, ma la vera protagonista è Villa Lugli Cavalli. Da recuperare.

Ronax 8/05/09 00:56 - 1253 commenti

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Che siamo in pieno ’68 si vede subito: scenografie pop, montaggio in stile cinema-verità, simbolismi ed estetismi alla Godard, astruse riflessioni sulla crisi dell'artista e la mercificazioe capitalistica. Petri si muove a fatica, indeciso fra film d’autore e thrilling parapsicologico di genere e dà il meglio nell'incipit psichedelico e nell'enigmatico finale, anch'esso in puro stile sessantottardo. Franco Nero si agita e digrigna i denti come fosse sul set di Django mentre Vanessa Redgrave disegna con sensuale ambiguità il suo personaggio.

Geppo 10/07/09 09:37 - 316 commenti

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Ho visto per la prima volta questo "strano" film in dvd (CDE, prodotto molto buono). Il film è stupendo: un horror italiano molto particolare e angosciante. Franco Nero molto bravo, più del solito. Elio Petri ha realizzato un film girato e diretto in modo esemplare. Film importante e confezionato in modo eccellente. Molto bravi tutti gli attori, anche quelli che rivestono ruoli minori. Ottima anche la colonna sonora del Maestro Morricone. Da vedere.

B. Legnani 14/11/09 00:37 - 5532 commenti

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Non particolarmente vivace nella fase iniziale, prende improvvisamente quota con l'irruzione del soprannaturale nella vicenda. Storia di fantasmi atipica, innestata in un Veneto fascinoso, ben pensante e malpensante (bellissime le figurette dei compaesani - l'avvocato dovrebbe essere Arnaldo Momo, illustre figura veneziana), s'avvale di una Redgrave bravissima, di Nero che regge il ruolo e di un montaggio curioso. C'è la Calderoni, un po' statica, ma il ruolo non le chiedeva molto di più. Non un capolavoro, ma affascinante.
MEMORABILE: Il racconto del macellaio.

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Brainiac 22/11/09 22:45 - 1083 commenti

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Che si tratti di una lampada stroboscopica, di un 33 giri dei King Crimson o di un fumetto col prezzo in lire, nel mercatino nei pressi degli Anni Settanta si pesca sempre bene. Questo film, ad esempio, è l'emblema di come in quegli anni l'originalità fosse l'unico assillo dei creativi (e di un algido Franco Nero). Petri si diverte con zoomate e fuori-fuoco, assegna a Morricone una pellicola da musicare con fischi spettrali, dirigendo così la sua casa dalle finestre che sibilano. Non lasciate che questo film ammuffisca in un polveroso magazzino vintage.
MEMORABILE: "Sono gli altri che dovrebbero dipingere: bambini, vecchi, tutti. Le tele i colori gratis a tutti quanti...".

Ischan 3/01/10 18:28 - 18 commenti

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Se questo film non fosse stato firmato dal maestro Petri, si sarebbe comunque parlato di un eccezionale esperimento di delirio lisergico post '68. Le alienazioni di un artista forzato a produrre lo portano a scontrarsi con i paesaggi suburbani di un Italia malata, mediocre perché nascosta dentro se stessa ed in preda al panico per non avere ancora ricostruito un baricentro sociale nonostante siano passati 25 anni dalla guerra. Ottimo Nero, sublime la Redgrave e c'è anche la Calderoni.

Trivex 18/01/10 18:23 - 1744 commenti

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Visione eterogenea: psichedelica, palesemente influenzata dalla collocazione temporale; subliminale, prospettiva collegata e cronologicamente affine; liberale nella sessualità, siamo in piena rivoluzione! Quindi il tempo è protagonista della storia e si vede benissimo, ma la storia è sicuramente migliore del suo tempo (con qualche riserva). Ci sono parti davvero ottime, alternate a momenti noiosi, con lo spettatore salvato dal tedio grazie all'espressività di Franco Nero e da episodi davvero spassosi. Alla fine, forse, ci si rende conto dei limiti di tutto!
MEMORABILE: Franco Nero che legge il SUPERSEX.. incredibile!

Manfrin 5/08/10 17:53 - 392 commenti

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Un pittore famoso si rifugia appunto in un "tranquillo posto di campagna" per ritrovare la vena perduta, ma si lascerà ben presto coinvolgere in una vicenda che si snoda tra giallo e paranormale, con tanto di seduta spiritica. Petri dipinge bene la spesso falsa bigotteria veneta mentre Nero interpreta discretamente l'artista dell'epoca che deve per forza stupire. Brava la Redgrave, che mostra anche un gran fisico e all'epoca era compagna di Franco Nero anche nella vita.

Daidae 8/11/10 20:48 - 3179 commenti

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Delusione pazzesca. Film soporifero e a tratti insopportabile. La vena di Petri si vede e quel tocco di visionario e psichedelico lo si nota comunque, ma il film è talmente prolisso e lungo da annullare tutti i meriti. Di tutte le opere di Petri che ho visionato la considero la peggiore.

Cotola 22/08/11 17:44 - 9043 commenti

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Leggendo i nomi del cast, specie quello tecnico, registico ed intellettuale, vengono i brividi: Petri, Morricone, Kuveiller, Guerra, Mastroianni R e altri. Naturale perciò che la delusione sia maggiore che in altri casi. Il film, infatti, non manca di intrigare e parzialmente di inquietare ma non riesce a convincere appieno. Gustoso certo e girato con una grande libertà formale e narrativa che oggi forse non sarebbe più possibile. Però la sceneggiatura non incide a dovere e graffia solo a tratti: per esempio nel finale bello e beffardo. Incantevole la Redgrave.

Enzus79 2/10/11 10:21 - 2896 commenti

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Mezzo capolavoro di Elio Petri. Surreale ed a tratti angosciante con immagini dall'impatto visivo estremamente efficace. Franco Nero e Vanessa Redgrave coppia perfetta per questo tipo di storia. Da ricordare la scena della seduta spiritica.

Fauno 14/11/11 21:53 - 2212 commenti

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Si salva la Redgrave per il suo ruolo più leggero e per il suo talento universale, ma il film fa davvero pietà: non coinvolge, crea della gran confusione fine a sè stessa, non dà alcuna emozione o suggestione... si alleggerisce un pochino andando a pescare qualche personaggio marginale alla storia (in realtà una farsa!). Franco Nero va meglio per Zanna Bianca... anche in altri film il suo modo di fare il pazzo, lo stralunato, il violento, il fallito o il visionario è a dir poco detestabile, ma se altrove ci può stare, qui massacra definitivamente il risultato.

Giùan 28/02/12 12:47 - 4559 commenti

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Film di passaggio nella carriera di Petri, ulteriore vivida prova del suo talento eccessivo ma sempre schietto, per chi scrive. Il nostro si sottrae alle trappole teoretiche della riflessione sul ruolo dell'intellettuale appellandosi al suo stile vigoroso e al gusto personale per il lato oscuro delle terrene cose. Calzante l'ambigua ambientazione veneta, capace di nasconder, dietro la facciata perbenista, carnali quanto evanescenti tentazioni polimorfe. Scorsese per il Lionel di Lezioni di vero si sarebbe ricordato di Nero/Ferri? Material woman Vanessa.
MEMORABILE: I titoli di testa, compendio di arte informale del periodo; La seduta spiritica; La voce di Rita Savagnone sulle labbra di Vanessa Redgrave.

Stefania 12/03/12 19:02 - 1599 commenti

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Inizia che sembra Ferreri, continua che sembra Pupi Avati, ma l'ultima unghiata è... puro Petri! Interessante l'utilizzo di un linguaggio "basso", popolare, come la ghost story per parlare di un tema "alto" come la crisi d'identità dell'artista nella società dei consumi; ma il risultato è discontinuo, a volte si ha l'impressione di qualcosa di forzato, di gratuito, quando il film di genere e il film impegnato si giustappongono senza compenetrarsi. Sperimentale, sui generis.
MEMORABILE: Quando esplode la follia di Franco Nero...

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Rebis 27/05/13 22:11 - 2337 commenti

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L'approccio intellettuale raffredda il cuore gotico del racconto, traducendone gli stilemi in simboli e allegorie: ma bisogna riconoscere a Petri coerenza e attualità nel tratteggiare l'insostanzialità dell'arte contemporanea ossessionata dalle forme, rinfocolata e inibita da complessi edipici che aspirano ad un humus originario. Acceso dai cromatismi di Kuveiller, articolato nel montaggio astrattista di Mastroianni, invaso dalle distorsioni acustiche di Morricone - ma depotenziato dalla stolidità di Nero - il film ha una potenza grafica avanguardista, e anticipa i thriller di Avati e Argento.

Jdelarge 3/09/13 23:01 - 1000 commenti

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Più che di film si può parlare di esperimento in piena regola, ma riuscito in parte. Sembra che Petri in questo suo lavoro abbia messo troppa carne al fuoco, non riuscendo a trovare la giusta armonia tra i generi nei quali si districa il film: infatti, se da un lato le atmosfere anticipano il thriller alla Avati e ricordano i primi gotici italiani, dall'altro l'intento vero è quello di mostrare l'assoluta follia di un artista, in un continuo mescolarsi tra sogno e realtà. In sintesi non si capisce troppo dove si voglia andare a parare.

Vitgar 10/06/14 14:53 - 586 commenti

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Veramente non si capisce cosa voglia dire Petri in questo film. Un guazzabuglio di flashback, ricordi, visioni. La follia del genio o la genialità del folle? Nella parte centrale del film qualcosa si salva quando si parla di Wanda. La seduta spiritica è grottesca e spero che Petri lo abbia fatto a bella posta. Un po' di pop art, un po' di psichedelia lisergica (siamo nel 68)... e un Morricone in delirio elettronico-concreto che a volte persino innervosisce.

Xabaras 22/04/15 01:21 - 210 commenti

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L'analisi critica del sociale tipica dei migliori film di Petri è sempre presente (il tema dell'artista in crisi costretto però dalle leggi del mercato a una sempre più massiva produzione), ma stavolta il regista partorisce quello che si può definire a tutti gli effetti una ghost story padana in anticipo di parecchi anni sull'avatiano La casa dalle finestre che ridono. Musica di Morricone funzionale nel descrivere le turbe psichiche del protagonista e montaggio spezzettato che altera sapientemente la percezione del reale. Shining (!) gli deve molto.

Il Dandi 4/12/15 22:46 - 1917 commenti

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Tra alienazione metropolitana e goticherie campagnole Franco Nero, pittore di successo in crisi, cerca di ritrovare l'ispirazione appassionandosi al mistero di una giovane ninfomane morta vent'anni prima, ma finisce col perdere sé stesso. Un finto giallo d'autore come Blow-up (ma meno riuscito del capolavoro di Antonioni) in cui l'elemento mistery resta la chimera marginale di un'allegoria intellettuale. Resta validissimo l'impianto pittorico della pellicola (la fotografia è spettacolare) e la forza delle scene oniriche (specialità del regista).
MEMORABILE: L'incubo iniziale.

Rufus68 27/08/16 11:26 - 3842 commenti

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L'incursione di Petri nel fantastico psicologico riesce a metà: le atmosfere, sovraeccitate dal taglio sperimentale e dalle musiche d'avanguardia di Morricone (comunque geniali), alla fine risultano più urtanti che generatrici d'inquietudine (e, al contrario di Avati, il regista non utilizza con profitto lo sfondo perturbante della provincia italiana). Le riflessioni sull'arte postmoderna e sul relativo milieu di sfruttatori commerciali (nella scia di Walter Benjamin) risultano, invece, superficiali (pur se azzeccate). Un plauso a Franco Nero.

Ryo 14/07/17 23:57 - 2169 commenti

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Film dalla regia inizialmente estremamente surreale, poi sempre di meno, ma comunque mantenendo un certo effetto visionario, come se le immagini fossero il trasporto iperattivo dell'artista protagonista. Bellissimi i toni dallo stile pop mischiati con toni a volte gotici e a volte decadenti. Lo stile del montaggio e dei movimenti di camera riescono, poi, a far empatizzare con la psiche di Leonardo in maniera molto funzionale. Una delle migliori interpretazioni di Franco Nero che abbia visto finora.
MEMORABILE: Il primo sogno con Leonardo legato alla sedia; La seduta spiritica; Leonardo in giro per la villa nelle sue numerose stanze; La colf verniciata.

Cinecologo 5/04/18 03:22 - 51 commenti

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Nell'anno simbolo della reazione alla società dei consumi Petri dirige questo thriller/horror che strizza l'occhio al cinema di genere italiano, con una maestria ignota a molti colleghi più "addetti ai lavori" di lui. Quantomeno maestria formale (immensi sono fotografia e montaggio sperimentale!), perché i contenuti - dove i temi dell'arte e della politica sono intrecciati secondo coordinate esegetiche fornite dal noto saggio di Walter Benjamin, che la camera riprende sul tavolo del ristorante a metà film - restano più nelle intenzioni.
MEMORABILE: Il pittore dipinge gli alberi: "Meglio morti ma rossi"... "Io li preferisco bianchi". Politicamente eloquente.

Daniela 23/06/18 00:53 - 12662 commenti

I gusti di Daniela

Pittore di successo in crisi creativa si trasferisce in una dimora di campagna dove morì anni prima una contessina dai liberi costumi... Thriller esistenziale para-sovrannaturale che si dipana Fra incubi, allucinazioni, manie di persecuzione, mentre la colonna sonora dissonante cerca di far percepire la sensazione il disorientamento del protagonista: apprezzabile il tentativo di Petri di sperimentare strade nuove, ma il film non convince nella trama e nel disegno dei personaggi, il ritmo latita e il rischio di comico involontario è in agguato. Film deludente anche se non privo di interesse.

Bubobubo 20/11/18 01:14 - 1847 commenti

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I capolavori di Petri sono ben altri, ma questa è una delle sue prove più oscure e magnetiche. Sconnesso e instabile come il carattere del protagonista, un sontuoso Franco Nero, quasi un doppelgänger gotico padano ante litteram del ben più noto Jack Torrance. Certe discussioni socio-filosofiche sulla riproducibilità dell'arte e sulla distinzione fra arte e vita reale, all'epoca attualissime (e ben catturate dagli ultimi venti minuti), oggi rischiano di connotare il film in senso generalmente vecchieggiante. Splendide musiche.

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Ultimo 3/12/18 09:56 - 1655 commenti

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Onesto thriller firmato Elio Petri sul quale pesa una prima parte lenta e noiosa. Il film si rialza dal momento che il protagonista entra nella villa abbandonata e scopre il mistero della duchessa morta, ma non riesce a elevarsi a buon film, causa un ritmo generale troppo statico e a una prova del cast modesta, in cui spicca solo il bravo Franco Nero. Si può guardare, ma non è di certo il miglior film di Petri.

Zampanò 13/12/20 19:38 - 381 commenti

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Film di mezzo per Petri, non senza trasporto ma reso opprimente dalle forzate allucinazioni visive, più Fulci che espressioniste. Lui e lei comunque non si risparmiano; sudaticcio e penetrante Nero, diafana e svolazzante la Redgrave. Lo stile di curve e primissimi piani si affina rispetto alle prove precedenti, preparando i sontuosi anni 70 del regista. Apologo sul mercato dell'arte contemporanea che muove i suoi burattini. Anche Van Gogh, oggi, avrebbe fatto quella fine: matto sì ma al servizio della produzione.
MEMORABILE: Il discorso sull'arte contemporanea: "Sono libero ma ci sono le leggi del mercato, io le subisco".

Paulaster 11/11/22 10:15 - 4419 commenti

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Pittore in crisi cerca l'ispirazione in una casa dove morì una contessina. La sceneggiatura nella prima parte scava nel disagio del protagonista, incubi compresi. Quando ci si sposta nel visionario, Petri sa essere spiazzante proponendo una certa anarchia narrativa durante la caccia al fantasma. Le musiche di Morricone, particolari come sonorità, servono a creare il clima straniante prima e beffardo nel finale. Nero riesce ad essere credibile come artista contemporaneo.
MEMORABILE: Le badilate alla Redgrave; La seduta spiritica; Le tele nel prato.

Teddy 7/01/23 22:51 - 825 commenti

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Horror psicoanalitico eppure somatico che contiene pulsioni, ossessioni, più un intreccio giallo intento nel suo incubotico, magnifico incedere. Un film avanti anni luce, diretto con un concreto e riconoscibile piglio autoriale, disordinatamente creativo e  vampirizzato dal caos sonoro di un Morricone in stato di grazia. Gran finale, di inattesa e spietata durezza.

Cerveza 5/04/23 15:26 - 368 commenti

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Il protagonista è un astrattista? E allora che lo sia anche il film! Dopotutto è il '68, per essere "à la page" devi essere sperimentale, intellettuale. Che si dia vita a un'opera dalla confezione tecnicamente impeccabile, ma frammentata, disorganica, con strappi lisergici simili alle imbrattate casuali dell'artista. Che ogni sforzo sia teso all'onirico, all'allucinogeno. Interessante prodotto sul moraviano conflitto tra lussuria e sublimazione artistica. Esordisce in modo oltremodo dadaista scoraggiando al proseguimento della visione, ma poi si compatta e prende corpo. Riuscito.

Occhiandre 12/11/23 18:10 - 156 commenti

I gusti di Occhiandre

Il film raccoglie infuenze visive e divergenze fantastiche alla Fellini e lo stile e le tematiche (oltre che la protagonista) di Antonioni creando un trait d'union con la generazione successiva di registi come Avati, Argento e Bertolucci. Inoltre esprime atmosfere uniche del periodo legate alla corrente dell'Arte povera e trasformando un discorso concettuale in qualcosa di viscerale e inquietante con intense vicissitudini psichiche del protagonista. Gli si riconosca inoltre l'uso della mdp e del montaggio in modo espressivo e sperimentale, oltre che ottime musiche e bella fotografia.
MEMORABILE: Gli apparecchi elettrici; Il finto omicidio nel sogno; La pittura che giunge all'occhio come un proiettile; Il viso e gli occhi di Franco Nero.
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  • Discussione Zender • 20/03/11 08:40
    Capo scrivano - 47786 interventi
    Manfrin ebbe a dire:
    Zender ebbe a dire:
    Grazie intanto. Ehm, tre punti in meno di che, Manfrin?
    ero arrivato a 105,ne ho ora 102.....

    Non riesco a capire, non era mai successo... A meno che il programma non abbia tolto in automatico i punti dei post che non servivano più e che ho cancellato. Comunque te li restituisco ora.
  • Homevideo Hackett • 29/10/11 12:47
    Portaborse - 530 interventi
    Questa mattina ho comprato il dvd su un cestone a 1.99 euro! son soddisfazioni ;)
  • Homevideo Buiomega71 • 29/10/11 13:09
    Consigliere - 25998 interventi
    Come ti capisco Hackett...;)
  • Homevideo Noir • 29/10/11 13:58
    Galoppino - 573 interventi
    Tra l'altro è fuori catalogo da un bel po'
    Bella botta di.... :-)
  • Curiosità Rufus68 • 27/08/16 11:32
    Contatti col mondo - 220 interventi
    Il film è tratto dal racconto The beckoning fair one (1911), dell'inglese Oliver Onions (al cui nome si ispirarono i fratelli De Angelis per l'omonimo gruppo musicale).

    The beckoning fair one fu tradotto (da Carlo Fruttero, nel 1960) come "La bella adescatrice" e inserito nell'antologia "Storie di fantasmi. Racconti del soprannaturale"; l'antologia fu più volte ristampata negli anni successivi.

    Una versione recente (di Anna Luisa Zazo, che lo rende come "La bella tentatrice") può trovarsi in "Ghost stories. Celebri racconti di fantasmi", del 1991.
    Una raccolta di novelle di Oliver Onions (la prima e unica in Italia) è uscita per i tipi della Hypnos proprio quest'anno: "Il volto dipinto. Racconti di fantasmi" (sfortunatamente non vi appare il racconto in oggetto).
  • Curiosità Zender • 28/10/16 16:58
    Capo scrivano - 47786 interventi
    Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:

  • Discussione Cinecologo • 11/04/18 12:52
    Galoppino - 30 interventi
    Petri è regista intellettualmente superiore a un po' tutti i colleghi che, a differenza di lui, si sono occupati prevalentemente di cinema di genere (al quale Elio strizza l'occhio con questa direzione). L'impegno politico nelle sue opere emerge sempre; politica che qui, criticamente, si rivolge alla società dei consumi (del resto era il '68) e si correla all'arte: la riflessione riguarda il fatto che nel momento in cui l'arte, nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, si fa prodotto di consumo, la figura dell'artista-demiurgo va in crisi. In tal senso emblematica è la scena iniziale, in cui l'artista - non a caso immobilizzato da corde bondage - subisce la "pressione" dell'amante-agente che gli elenca i vari prodigi (oggetto di design) della tecnica che ha appena acquistato. Purtroppo questa riflessione resta, anche un po' confusionariamente, giusto in sottofondo, surclassata dalla dimensione estetica in cui narrazione e montaggio sperimentali sono effettivamente strepitosi
  • Musiche Gosp • 4/03/21 19:02
    Disoccupato - 29 interventi
    Nella colonna sonora - dissonante e cacofonica - che scorre sui titoli di coda, Morricone fa spuntare una citazione, al clavicembalo, del tema dell' "Allegro", dalla Sonatina n.1 op.36 in do maggiore di Muzio Clementi. La curiosità è che nello stesso anno (1968), Morricone utilizzò il medesimo tema nel film "Escalation" di Roberto Faenza: il brano era "Collage n.1", un pastiche di motivi classici, ricombinati sapientemente dal Maestro.
    Ultima modifica: 4/03/21 21:50 da Gosp
  • Homevideo Buiomega71 • 24/05/22 09:19
    Consigliere - 25998 interventi
    In dvd (e blu ray) per Mustang Entertainment, disponibile dal 30/08/2022