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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Behemoth the Sea Monster
Anno: 1959
Genere: fantastico (bianco e nero)
Regia: Eugène Lourié
Note: Aka "The Giant Behemoth"
LE LOCATION
L'IMPRESSIONE DI MMJ
Eugène Lourié, Che aveva diretto sette anni prima quel gran classicone del genere che è IL RISVEGLIO DEL DINOSAURO, prova a replicare spostandosi in Inghilterra (in Cornovaglia, per la precisione) e richiamando per gli effetti il veterano Willis O'Brien, già responsabile dei primissimi esperimenti nel campo (KING KONG, IL MONDO SCOMPARSO...). Gli va male, perché il risultato è quantomai ridicolo e imparagonabile a quanto fatto da Harryhausen nel film precedente...Leggi tutto. La creatura, un mostro di nuovo molto simile a un dinosauro, è animata in modo altamente inverosimile e le sue scorribande londinesi ne mettono in luce tutti i limiti: dal primo attacco a un traghetto (un modellino evidente che sul ponte, nelle riprese ravvicinate, non può mai mostrare i tanti passeggeri che vediamo agitarsi nei primi piani) all'arrivo in porto il mostro muove il collo e poco più, ma poi deve spostarsi sulle strade e la maschera cade definitivamente. Questo oltretutto dopo tre quarti d'ora in cui avevamo assistito alle prime avvisaglie del disastro in un paese di pescatori della Cornovaglia. Dopo il solito test nucleare le radiazioni avevano causato la morte di un anziano del posto abbagliato da una luce misteriosa, il quale prima di morire aveva tirato in ballo il Behemoth del titolo originale, ovvero un leggendario mostro biblico. Gli scienziati di un centro atomico erano andati lì a fare mille rilevamenti e a parlare coi pescatori tanto per riempire la pellicola in attesa del deludente mostro. Regia onesta, se non altro.
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Chiudi TITOLO INSERITO IL GIORNO 29/06/07 DAL BENEMERITO R.F.E.
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- Mediocre, ma con un suo perché:
Rufus68, Anthonyvm - Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
R.f.e., Myvincent - Gravemente insufficiente!:
Marcel MJ Davinotti jr.
Gene Lourié tenta di replicare il successo di Il risveglio del dinosauro (1953), ma il Behemoth di questo filmetto britannico (simile a un brontosauro, un erbivoro assai poco intrigante...) non ha minimamente la "personalità" che Ray Harryhausen era in qualche modo riuscito a infondere nel Rhedosauro della pellicola del 1953. Dunque, un'operina onesta, in fondo non totalmente disprezzabile, ma pleonastica (infatti, a parte lodevoli eccezioni, non rimase granché impressa nei ricordi dei fans del cinema di SF anni cinquanta...).
Gran strage di modellini in questo British-Godzilla: macchinine, sommergibilini, soldatini... La puerilità degli effetti speciali è riscattata (solo in parte, ovvio) da una messa in scena onesta e asciutta cui non rifugge qualche tocco decisamente europeo (l'eccentricità del personaggio del dottor Samson, a esempio). Alla fine si stringe poco, ma la storiella del nostro Behemoth, che si muove a scatti come un giocattolo a carica difettoso, risulta quasi gradevole. Spensierato.
Film anti-nuclearista inglese, mette in scena una sorta di mostro di Lockness capace prima di tutto di ustionare a morte chi gli si para davanti. Se la prima parte preparatoria ha una sua profondità, successivamente il film si perde in una trama usuratissima e senza sapore alcuno. Bella la fotografia uggiosa londinese, tranne quando a entrare nell’ inquadratura c’è il famoso serpentone degli abissi.
Proseguimento della "trilogia dinosaurica" di Lourié, questa volta incentrato sulle scorribande di un paleosauro atomico, propenso come l'avo da 20000 fathom a radere al suolo le città, ma pure in grado di friggere la popolazione a colpi di scosse radioattive. Non male la fase anticipatoria che prelude all'apparizione della creatura, lenta ma solida sotto il profilo tensivo. Peccato che la stop-motion del maestro O'Brien sia invecchiata male, seppur non quanto gli SFX miniaturistici: il pupazzo del mostro vanta il livello di realismo di una paperella nella vasca da bagno. Deludente.
MEMORABILE: Il pescatore abbagliato dalla luce radioattiva; La pelle ustionata dalla scossa; I risibili modellini di barche e sommergibili; Il bel finale aperto.
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