Assai bello, non facile, con delizianti caratteristiche, come la fotografia che ricorda i cromatismi caravaggeschi (Bruno muore nel 1600). Volonté domina il film, disegnando un credibilissimo Giordano Bruno (nel confronto, il pur valido Georgi Kaloyanchev ne esce massacrato). Ottimo anche il contorno, un po' offuscato dal grande attore protagonista, nel quale ci sono pure Mark Burns, nella parte di Bellarmino, scomparso in questo mese di maggio 2007 (mi riferisco a Burns, non a Bellarmino), e il grande, poliedrico Renato Scarpa.
Ben diretto, perfettamente fotografato, con un'ottima e rigorosa ricostruzione storica e un Gian Maria Volontè straordinario. Ottimo anche il resto del cast e ben curate le musiche di Morricone. Peccato che il ritmo sia lentissimo e i dialoghi spesso possano apparire senza senso (ma forse era una caratteristica del vero Giordano Bruno). Quindi nonostante l'ottima confezione ci si annoia parecchio. Decisamente non per tutti.
Nonostante l'ottima confezione (soprattutto la bellissima fotografia di Gianni di Venanzio), non tutto funziona perfettamente in questa pellicola su Bruno. In particolare il ritmo latita un pochimo e ci sono anche alcune semplificazioni e didascalismi di troppo. Tuttavia ha il merito di soffermarsi su uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi, il quale non poteva che essere interpretato da un attore scomodo come Volontè, la cui intepretazione è semplicemente divina. Inoltre spinge ad approfondire la figura del filosofo nolano. E non è poco!
Da ragazzino fermai le riprese del film perché dovevo andare al catechismo. Didattico e perciò noioso, e forse anche mistificatorio, anche se girato con certo nerbo, vede in Volontè la principale ragione di essere visto. Il fatto è che i biopic sono oggetto delicatissimo e una dose di follia e infedeltà sono augurabili, pena lo scadere nell'assolutismo interpretativo, anche involontario.
Storia di Giordano Bruno mandato al rogo dalla chiesa per idee contrastanti con essa. Il film si presenta come lento e un po' angoscioso. Il processo che subisce Bruno e i suoi giorni in prigione nonché i vari flashback annoiano un po'. Cupo e triste. Volontè oscura gli altri interpreti con un'interpretazione che solo lui può dare. Si poteva fare di più.
Incentrato su quelle idee rivoluzionare per il periodo che il pensatore nolano portò avanti senza mai indietreggiare. Anche sotto crude torture della chiesa dimostra lucidità mentale (traspare nei pensieri/flashback). Un po' noioso, ma comunque ben fatto anche grazie alle grandissime doti recitative di Volontè.
MEMORABILE: La chiesa è uno strumento di conservazione.
È la biografia a trecentosessanta gradi di una vittima del potere ecclesiastico in un sistema che credeva ancora eretica l'ipotesi di una deferenza tra fede e scienza. Gian Maria Volontè è superlativo: il suo Giordano Bruno non delude, anzi parla anche un buon napoletano. Giuliano Montaldo, parzialmente, riesce a mettere in comunione il valore ideologico del film con la ricerca di spettacolarità.
Interessante ricostruzione dell'ultimo tormentato periodo di vita del grande filosofo. Vengono analizzati i suoi pensieri e si evidenzia la repressiva figura ecclesiastica dominatrice assoluta del tempo. Volontè è superbo nell'interpretazione manifestando a seconda del momento narrativo stati d'animo contrapposti. Fotografia originalissima ed appropriata.
A Sacco e Vanzetti, la dedica del film. Nessun volo pindarico o paradosso, la semplice realtà. Montaldo, nel gioco del ping pong del rimbalzo Santa inquisizione-Papa, il verdetto fino alla fine in bilico, una tensione vibrante. Il Nolano recitato da Volontè è sublime come la fotografia e le luci assolutamente magistrali, gli altri pur bravi attori arrancano. La colonna sonora di Morricone, molto evocativa, ricorda quella della Vittima designata di Bacalov sulle bellissime location di Venezia o comunque Albinoni.
Film che racconta gli ultimi anni di vita del filosofo domenicano. Funziona bene la cartatterizzazione ambientale così come la prova complessiva del cast. Buone anche la fotografia e la colonna sonora di Morricone. Il limite del film è una certa mancanza di ritmo, con la narrazione eccessivamente lenta.
Le mie idee politiche sono note, ma essendo io un ateo di destra, imprevedibilmente amo questo film, il mio preferito del genovese Montaldo. Volontè è perfetto - accento campano a parte, forse un po' forzato. Sarà un caso che, nei ruoli di inquisitori ecclesiastici, Montaldo abbia utilizzato attori tedeschi (come Blech o Caninenberg) già interpreti di ufficiali nazisti in film sulla seconda guerra mondiale? La bellissima scena di nudo della Rampling ("doppiamo imparare a respirare") NON è una semplice concessione allo spettacolo.
Buon film che racconta l'ultimo periodo di vita, trascorso in cella, del filosofo Giordano Bruno. La sceneggiatura e la regia sono notevoli, ma il ritmo è fin troppo lento durante alcune scene. Comunque interessanti le spiegazioni del filosofo alle accuse dell'inquisizione e punto di forza del film è il fatto che riporta fedelmente la vita dei carcerati dell'epoca, i quali dopo aver subito infinite torture e aver confessato venivano comunque condannati a morte. La sorte di Bruno, invece, è in bilico fino alle ultime scene...
Tra le interpretazioni migliori di Volonté, da vedere fondamentalmente per lui soprattutto nella seconda parte del film. Giordano Bruno a volte ha lentezza e sequenze che non sempre paiono giustificate, come il duetto con la Ramplig o l'antico "puttan tour". Degni di nota costumi, fotografia - che in un caso inquadra per errore palazzi anni '70 non del tutto coperti dalla nebbia - e musiche di Ennio Morricone che compone un tema più volte pubblicato in raccolte antologiche.
La vicenda del filosofo italiano condannato al rogo nel 1600 dal corrotto e ottuso mondo ecclesiastico è trattata con competenza, plausibilità del contesto storico-ambientale e spessore interpretativo di un ottimo Volonté. Qualche momento di maggiore enfasi caricaturale non pregiudica la buona riuscita dell’opera, che anzi acquista la rilevanza di un documento storico-didattico. Il rilievo artistico è completato dalle musiche di Morricone e dalla fotografia di Storaro. C’è pure la ciliegina sulla torta: il bel nudo di Charlotte Rampling.
Maestro di libertà o anticlericale egocentrico? Forse Giordano Bruno fu entrambe le cose, ma sicuramente il suo martirio rappresenta alla perfezione l'oscurantismo in cui precipitò l'Italia abbracciando la Controriforma. Montaldo dirige un film più pesante e meno fruibile rispetto a Sacco e Vanzetti ma non meno coraggioso, arricchito da una confezione di lusso (pregevoli costumi e scenografie, fotografia di Storaro, musiche di Morricone) e ottimamente interpretato da Volonté, affiancato da validissimi comprimari.
Dopo lo strepitoso Sacco e Vanzetti Montaldo decide di affrontare la figura di Giordano Bruno. Purtroppo qui regia e sceneggiatura non sono assolutamente al livello del precedente lavoro: il film è lentissimo, con sequenze che non si capisce bene dove vanno a parare e una fotografia che se talvolta riesce a ricreare atmosfere interessanti spesso annoia in un'eccessiva cupezza. Bisogna confessare che le palpebre si abbassano molte volte prima dei titoli di coda, nonostante l'ottima prova di Volonté (anche se a tratti i suoi dialoghi sono criptici).
Un bellissimo film, questo di Montaldo, sulla la vita del monaco, scienziato e genio anticlericale Giordano Bruno in un Seicento ben ricostruito e fotografato in maniera vivida grazie all'uso della camera a mano e al ricorso alle illuminazioni dai richiami pittorici che ci immettono direttamente nel secolo barocco. Volonté caratterizza il personaggio con tutto il suo talento interpretativo e la sua mimica, volando una spanna sopra il resto del cast e focalizzando l'attenzione; poco incisiva, in questo senso, la parte della semper-nuda Rampling.
Sorprendente e magistralmente riuscito. Montaldo assembla un'opera nella quale tutti gli elementi tecnici e professionali son in grado contestualmente di brillare di luce propria e concorrere armonicamente alla riuscita artistica complessiva. La fotografia di Storaro lampeggia, oscura e illumina, le scenografie di Canevari ineccepibili come i costumi, l'interpretazione di Volontè voluttuosa, sensuale con un utilizzo del linguaggio per l'ennesima volta supremo. L'insieme è visivamente plastico mentre la narrazione è ponderatamente didascalica. Bellissimo.
MEMORABILE: L'inizio col corteo per le strade di Venezia; La "seduzione" dell Rampling che respinge il filosofo come un demonio; La morsa che serra la bocca.
Montaldo parte dal soggiorno veneziano, alle soglie dell'estradizione che condurrà Bruno nel braccio della Santa Inquisizione Romana. Evita il biopic e l'opera agiografica trasformando il processo in un dispositivo politico di flagrante attualità: è il servizio più sensato che poteva essere offerto al filosofo nolano. Messa in scena possente e vertiginosa nelle luci caravaggesche di Storaro che magnificano il dettaglio scenografico e i costumi di Canevari improntati al massimo realismo. Musiche di Morricone di assoluto rigore filologico. Volonté, sensuale e caparbio, sugli scudi.
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Ma secondo voi il nobile romano che deve decidere se far vivere o morire Volontè non è Daniele Vargas? Le filmografie non lo riportano ma a me sembra proprio lui
Reeves ebbe a dire: Ma secondo voi il nobile romano che deve decidere se far vivere o morire Volontè non è Daniele Vargas? Le filmografie non lo riportano ma a me sembra proprio lui
B. Legnani ebbe a dire: Reeves ebbe a dire: Ma secondo voi il nobile romano che deve decidere se far vivere o morire Volontè non è Daniele Vargas? Le filmografie non lo riportano ma a me sembra proprio lui
Puoi mettere immagine?
Noto che il cast di IMDb presenta molte lacune.
Se qualcuno può dare indicazioni assolutamente certe, posso integrarlo.