Racconto preso da Stendhal. Crispino, in questa sua opera con l’allora funzionante ambientazione conventuale, non preme troppo sul sesso e ci dà un racconto discreto sulla vita e sugli amori della Badessa e del Vescovo. Interpretazioni ben più che sufficienti (brava la Bouchet), con notevole presenza di Mara Venier.
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Sorta di sexy-conventuale ante-litteram del cinema italiano, ispirato però da un testo pregevole e diretto con cognizione di causa e perspicacia intellettuale da Armando Crispino. La Bouchet (nei panni di monaca per imposizione) ben si destreggia nel registro drammatico che prevale - in maniera determinante - sul taglio "erotico", presente solo implicitamente e mai esposto senza pertinenza di trama. Tra i caratteristi si segnalano la sempre bella Evelyn Stewart, un'insolita Mara Venier (ai tempi tentò la via del cinema) ed il convincente Pier Paolo Capponi. Musiche del grande Carlo Savina.
Un tonaca-movie, genere di gran moda negli Anni Settanta. Niente di memorabile, escludendo le grazie di Barbara Bouchet che ci vengono mostrate abbondantemente, in quanto la storia procede in modo un po' noioso e con sviluppi narrativi poco motivati. Gli interpreti svolgono discretamente il loro lavoro, ma il film stenta assai a coinvolgere lo spettatore. Peccato, perché Crispino, in altri àmbiti, ci aveva regalato prodotti assai più validi.
Mediocrissimo dramma storico dai dialoghi improbabili. Ha forse precorso un genere, ma non ne è l'antesignano che si crede. Capponi e la Bouchet ce la mettono tutta, ma senza le fascinazioni sleazy tipiche del filone nunsploitation resta ben poco da salvare. Perdibile.
MEMORABILE: All'inferno il cardinale, quei porci fottuti!
Libero adattamento del romanzo di Stendhal focalizzato sulla sua seconda parte - l’amore proibito tra la badessa e il vescovo - ne tralascia le notazioni socio-storiche e ne estrinseca invece gli accenni erotici, riducendosi in tal modo ad una sorta di feuilleton claustrale (e anticlericale) con qualche aggancio all’ubertoso filone dei tonaca-movies. Convincente la prova drammatica complessiva, dai comprimari Bouchet e Capponi ai supporti di figure emblematiche come la gelosa Stewart, la timorata Valturri, la spaurita Venier.
Tratto da un romanzo di Stendhal, il film del buon Armando Crispino si caratterizza per una bella ricostruzione d'epoca e per buone atmosfere, dotate di grande morbosità e mistero. Il film però non riesce mai a coinvolgere lo spettatore; è troppo noioso, specialmente nella seconda parte, in cui il ritmo cala vertiginosamente. Alcune parti di sceneggiatura poi sono disunite tra di loro ed è facile perdere il filo. Qua e là vi sono anche ottime scene, come quella del rito coi serpenti, e buono il cast, con Pier Paolo Capponi sopra tutti. Sprecato.
Tratto da un romanzo breve di Stendhal, rispetto al quale relega in secondo piano i risvolti storico/politici privilegiando quelli erotici e melodrammatici. Crispino però non era un regista dozzinale; non scade infatti mai nelle derive boccaccesche e, grazie anche a una buona confezione, è abbastanza puntuale nella ricostruzione d'epoca. Ritmo non proprio serratissimo, ma è sempre un piacere ammirare la Bouchet (molto ben calata nella parte) in tutto il suo splendore; convincenti anche gli altri interpreti, Capponi in testa.
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HomevideoGeppo • 17/09/14 16:49 Call center Davinotti - 4269 interventi
La versione trasmessa sabato notte da Iris ha una durata effettiva di 1h36m22s.