Diario di un curato di campagna - Film (1950)

Diario di un curato di campagna
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Titolo originale: Le journal d'un curé de campagne
Anno: 1950
Genere: drammatico (bianco e nero)
Note: Aka "Il diario di un curato di campagna". Soggetto dall'omonimo romanzo dello scrittore francese Georges Bernanos pubblicato nel 1936.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 28/05/07 DAL BENEMERITO IL GOBBO
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Il Gobbo 28/05/07 20:12 - 3015 commenti

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Dal romanzo di Georges Bernanos, la storia di un giovane parroco alle prese con una comunità ostile, nella quale spicca una nobildonna particolarmente viperina, che alla fine si converte. Ma il prete è gravemente ammalato... Un film ascetico, austero, a tratti perfino raggelante, eppure aperto (quasi inconcepibilmente visto quanto è accaduto prima) alla speranza; e anche per un non credente è difficile non essere colpito dall'immagine conclusiva. Cinema rigorosissimo, ma che ha molto da offrire.

Ercardo85 16/12/08 18:21 - 81 commenti

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Nel tradurre in immagini un romanzo tanto asciutto come quello di Bernanos, Bresson è caduto in piedi. Un film limpido e austero allo stesso tempo in cui l'ascetismo stilistico proprio del regista sposa l'etica cristiana. Più che delle cifre stilistiche Bresson si è sempre preoccupato di dare ai suoi film una profonda moralità; la compassione è il sentimento che i suoi personaggi ispirano allo spettatore, il curato così come Mouchette o Giovanna d'Arco o ancora l'asino Balthazar sono tutte vittime innocenti del mondo crudele che li ha generati.

Deepred89 17/01/09 22:23 - 3706 commenti

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Un ottimo film, crudele e malinconico, caratterizzato dallo stile rigido ed essenziale del regista, una semplicità che tra l'altro rappresenta il carattere principale del povero protagonista (da tutti schernito o evitato anche per questa sua caratteristica). Nonostante il suddetto rigore formale il film possiede comunque una grande intensità.

Renato 20/02/09 11:56 - 1648 commenti

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La dolorosa storia di un giovane prete in crisi di fede, e che dovrà anche fare i conti con un problema molto più terreno. Da un punto di vista formale siamo -come sempre in Bresson- ai massimi livelli; il film è composto di tante brevi sequenze che si susseguono, spesso introdotte dalle pagine del diario del curato lette dalla voce fuori campo. Dura e rigorosa, è un'opera che sa donare comunque moltissimo allo spettatore; ed il finale è semplicemente splendido.

Pigro 5/09/09 08:23 - 9666 commenti

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Giovane prete molto malato si confronta con l'ostilità dei suoi parrocchiani e con le sue stesse angosce. Un film rigoroso, ispirato e dolente, che pone al centro il naufragio spirituale di un sacerdote in costante dubbio non sulla sua fede ma sulla sua forza di religioso, in mezzo al naufragio esistenziale di una società composta da persone indurite, incattivite o smarrite. L'opera ricalca l'impostazione letteraria del romanzo di Bernanos, e proprio l'esaltazione di una parola densa unita a un'immagine pura le dona una rara potenza.

Enzus79 2/10/11 10:16 - 2896 commenti

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Superlativa l'interpretazione di Claude Laydu, così come lo è la regia di un Robert Bresson ispirato da un bel racconto di Georges Bernanos. Però la lentezza della storia in alcune parti del film è quasi intollerabile. Comunque un'opera da tenere in considerazione.

Giùan 14/03/12 15:31 - 4559 commenti

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Da inserir in un manuale sulla trasposizione cinematografica di un'opera letteraria. Bresson con umiltà ma senza alcuna soggezione sostituisce all'angosciante scansione dell'immenso romanzo di Bernanos (che a tratti diventa però quasi un racconto del terrore religioso e di Dio), le sue ellissi secche, in grado di rappresentare più pienamente (e pianamente) la storia di un Calvario spirituale che passa tuttavia anche per il dolore fisico. Tra i pochi film (insieme ai primi di PPP, se pur con metodologie alternative) a farci percepire il senso della Grazia.
MEMORABILE: La frase finale che ricalca quella del romanzo: "Cosa importa? Tutto è grazia".

Mickes2 18/11/12 16:12 - 1670 commenti

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Rigoroso ed essenziale, il cinema di Bresson avanza tra le pagine di un diario a introdurre una dolente disamina sulla ricerca della fede e sulla capacità di mantenerla, perpetrarla. La malattia che incombe disseminando debolezza e dubbi esistenziali incarnati nella figura sofferente di un prete dominato da un calvario in divenire (religioso e morale), dinanzi al popolo – diffidente, burbero, ottuso – non ancora in grado di accogliere la pura bontà e l’assoluta volontà di immolarsi per il bene del prossimo.

Lucius 24/01/13 10:44 - 3015 commenti

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Da un diario ci si aspettano segreti, rivelazioni, confidenze, non una interminabile sfilza di annotazioni. La pellicola filmicamente parlando è fascinosa, ma il suo clou è concentrato nel finale ed è arduo raggiungelo. Quindi, in onore alla settima arte, se vi accingete alla visione armatevi di pazienza, tanta. Con un cast come questo e una regia di tal livello è un vero peccato che il montaggio sia così prolisso. Interminabile.

Daniela 25/05/16 23:28 - 12662 commenti

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"Dietro di me non c'era niente e davanti a me c'era un muro": così descrive la sua condizione un giovane prete, povero e senza famiglia, minato dalla malattia, circondato dalla diffidenza, l'irrisione ed il disprezzo dei suoi parrocchiani. Un calvario di sofferenze fisiche e morali, illuminato dalla luce incerta di una fede che a tratti sembra sul punto di spengersi. Il romanzo di Bernanos trova in B. un interprete rigoroso ed ispirato che non si limita ad illustrarlo, sia pure magistralmente, ma ce ne fa partecipi. Indimenticabile il volto ascetico e sofferente di Laydu. Capolavoro di grazia.
MEMORABILE: Lo sconcerto dopo il suicidio del medico ateo; il dialogo con la contessa; il soccorso da parte della bambina che lo aveva in precedenza calunniato

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Paulaster 7/01/20 11:18 - 4419 commenti

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Giovane prete redigerà un diario delle sue giornate. Sceneggiatura che assume i contorni di una confessione sofferta per poi delineare i connotati della passione nella malattia. Laydu riesce a esprimere nello sguardo perso l’incapacità a reggere l’ostilità del prossimo, riuscendo al contempo a dare la giusta impronta religiosa. Regìa essenziale, è notevole nei dialoghi a due. Voce narrante fondamentale al racconto: ha toni pacati in stile Pasolini quando recita le sue stesse poesie.
MEMORABILE: “Un vero prete non è mai amato”; La lotta verbale contro la contessa; L’accusa di alcolismo da parte della ragazza; La diagnosi di cancro.

Thedude94 29/03/20 19:46 - 1097 commenti

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Bresson realizza un film poetico, ipnotizzante, che lascia di stucco per l'inquietudine del protagonista, magistralmente interpretato da Laydu, un prete di campagna alle prese con problemi personali. L'ansia e l'angoscia sono ben rappresentate dalla scelta stilistica della fotografia e dalle scenografie di questi posti remoti nella provincia francese, in cui gli abitanti mostrano tutto il loro stato di dipendenza da vecchi proprietari terrieri poco teneri. Il diario lasciato dal curato è il fulcro attraverso il quale si innesca una storia ben convincente.

Kinodrop 27/01/22 18:50 - 2950 commenti

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Il disagio che prova il giovane curato nei confronti della sua missione e nel rapporto con i suoi parrocchiani si riverbera purtroppo anche nello spettatore, che non comprendendo (malattia a parte) le ragioni di un contendere interiore e incomunicabile, non vede l'ora che accada qualcosa che ne giustifichi la visione e che attenui la noia di una narrazione esasperante, sia pur riconoscendone la qualità filmica, anche se relegata a un modo di sentire ormai troppo lontano da noi. Un po' pedestre l'alternanza diario/eventi, resa pesante da una voce fuori campo eternamente lacrimosa.

Reeves 29/01/22 16:06 - 2216 commenti

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Bresson e Bernanos, la coppia più spirituale del pensiero del Novecento. Un film semplice, quasi esile ma profondo e coinvolgente, una storia che ci fa pensare a cose alte e che esce da qualsiasi convenzione. Come si può restare indifferenti quando si vede la faccia del protagonista al momento di apprendere che l'ateo si è tolto la vita? Un film travolgente, che ha segnato un'epoca e che ci parla anche oggi.

Cerveza 28/02/23 05:23 - 368 commenti

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Una sorta di videolibro dominato dal fluire dei tormenti fuori campo di uno smarrito curato dal volto alla Johnny Cash e gli occhi perennemente stralunati. Fotografia meticolosa, dal bianco e nero soffice, mistico, continuamente teso a dipingere l’ingenuo stupore di una fede acerba. Indubbiamente impattante e mai banale; ascetico senza la retorica di stucchevoli cori angelici in sottofondo, ma profondamente umano, perfettibile. All'epoca avrà sicuramente stimolato nuove vocazioni nei più emotivi, in cerca di strazianti martirii come viatico per la beatitudine.
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  • Homevideo Zender • 10/09/08 09:27
    Capo scrivano - 47787 interventi
    A chi è interessato al film (penso il Gobbo, considerati i 4 pallini assegnati) l'11 settembre 2008 uscirà per la Fox il dvd in VERSIONE INTEGRALE RESTAURATA.
    Audio: Ita.mono
    Video: 1.33:1
  • Homevideo Il Gobbo • 10/09/08 14:29
    Segretario - 765 interventi
    Non una passeggiata, ma è un film che lascia il segno
  • Discussione B. Legnani • 8/01/20 19:28
    Pianificazione e progetti - 14964 interventi
    Paulaster, scusa per il disturbo.
    Mi ha incuriosito il tuo incipit "Giovane prete redigerà un diario delle sue giornate".
    Ma questo diario non lo tiene durante lo svolgimento del film? Oppure, come capisco dall'uso del futuro "redigerà", lo scriverà a vicenda conclusa?
    Grazie e scusa ancora per il disturbo.
  • Discussione Paulaster • 9/01/20 00:09
    Controllo di gestione - 97 interventi
    B. Legnani ebbe a dire:
    Paulaster, scusa per il disturbo.
    Mi ha incuriosito il tuo incipit "Giovane prete redigerà un diario delle sue giornate".
    Ma questo diario non lo tiene durante lo svolgimento del film? Oppure, come capisco dall'uso del futuro "redigerà", lo scriverà a vicenda conclusa?
    Grazie e scusa ancora per il disturbo.


    Il diario lo tiene nello svolgimento. Consideralo come una licenza poetica: "Giovane prete redigerà (nel corso del film) un diario".
  • Discussione B. Legnani • 9/01/20 09:44
    Pianificazione e progetti - 14964 interventi
    Paulaster ebbe a dire:
    B. Legnani ebbe a dire:
    Paulaster, scusa per il disturbo.
    Mi ha incuriosito il tuo incipit "Giovane prete redigerà un diario delle sue giornate".
    Ma questo diario non lo tiene durante lo svolgimento del film? Oppure, come capisco dall'uso del futuro "redigerà", lo scriverà a vicenda conclusa?
    Grazie e scusa ancora per il disturbo.


    Il diario lo tiene nello svolgimento. Consideralo come una licenza poetica: "Giovane prete redigerà (nel corso del film) un diario".



    Ho capito.
    Grazie.
  • Curiosità Daniela • 9/01/20 10:16
    Gran Burattinaio - 5927 interventi
    Soggetto dall'omonimo romanzo dello scrittore francese Georges Bernanos pubblicato nel 1936.

    Ad un romanzo dello stesso scrittore è ispirato anche un altro film diretto da Robert Bresson nel 1967: Mouchette - Tutta la vita in una notte da "Nuova storia di Mouchette" pubblicato nel 1937.

    Come riportato nelle monografie a lui dedicate, Ingmar Bergman, grande ammiratore del Diario di un curato di campagna, trasse ispirazione dal film di Bresson per il suo Luci d'inverno uscito nel 1963.