Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Uno straclassico dello spaghetti-western, vendutissimo anche all'estero e tuttora in bella mostra al Museum of Modern Art di New York. DJANGO è il primo western iperviolento, caratteristica di lì a poco destinata a soppiantare la lente carrellate d’atmosfera alla Sergio Leone. DJANGO è la prima grande interpretazione di Franco Nero (a parte lui, il cast è povero), è un modo nuovo di intendere il western. Corbucci non ha la classe di Leone, interni ed esterni sono spogli, la fotografia non è vivace, calda e solare, né tantomeno Luis Bacalov possiede il talento di Morricone, eppure DJANGO ha un suo fascino particolare e il suo protagonista, sempre...Leggi tutto accompagnato dall’inseparabile bara che si trascina dietro senza mai usare carri o cavalli, è indubbiamente un'icona del cinema degli Anni Sessanta. Resta tuttavia esagerato il successo tributato al film, che non si distingue troppo dai suoi consimili se non per l'alta dose (per l'epoca) di violenza: ci sono un orecchio strappato e cacciato in bocca alla vittima, mani sfracellate dai colpi di fucile e dagli zoccoli, stragi di massa (Django ne fa fuori quaranta con il suo mitra a mortaio), messicani uccisi a sangue freddo, facce insanguinate… L'aiuto regista è, non a caso, il giovanissimo Ruggero Deodato (che giura di aver girato da solo tutte le scene in Spagna e molte altre), l'autore del cult CANNIBAL HOLOCAUST. DJANGO è un western scarno, essenziale, girato con capacità superiore alla media e lontano anni luce dai grandi affreschi americani (o di Sergio Leone). Il finale è esemplare di quanto detto, disperato quanto basta e silenzioso fino all'esplodere del tema musicale cantato da Rocky Roberts (che quindi apre e chiude). Un film freddo come la grigia fotografia, sporco come il fango che fa da terreno alla cittadina semideserta. Da vedere e da conoscere!

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Stubby 22/02/07 21:46 - 1147 commenti

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Django, capostipite del western all'italiana, è l'antiwestern per eccellenza. Un uomo che si sposta a piedi senza cavallo e paesaggi che, anziché essere assolati e polverosi, sono fangosi e lugubri. Qui la regola è colpire a tradimento. Trascinandosi dietro una bara con all'interno una fedele compagna (Gatling), Django rappresenta forse la più bella risposta a Leone. Corbucci crea un modo di fare western tutto suo che culminerà poi in un altro capolavoro, Il grande Silenzio.

B. Legnani 18/03/07 01:00 - 5523 commenti

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Fangoso e sgargiante. Celebri inizio e chiusa, ma la scena di culto è quella con Nero dietro il tronco mentre gli uomini "rossi" si avvicinano. Corbucci alterna lentezza e velocità, senza cadere nel ridondante, né quando modera il ritmo, né quando velocizza. Regìa di talento che gioca specialmente con mota, sadismo, donne coloratissime. Nero rende credibile l'inverosimile Django, servito da un personaggio ad hoc e da un doppiaggio (Gazzolo) adatto. Fajardo è perfetto: alto, altero e sprezzante.
MEMORABILE: Gli uomini "rossi" che si avvicinano.

Puppigallo 24/03/07 21:51 - 5259 commenti

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Uno che si presenta trascinando una bara nel fango con nonchalance merita rispetto. L’imperturbabile Franco Nero, col suo sguardo glaciale, dà un senso a questo western con attori non certo eccelsi e una trama striminzita. Violento, cinico e piuttosto sanguinolento, è un film che ha comunque una sua dignità; e alcune scene restano nella memoria (il tiro al messicano; l’apertura della bara; il trattamento alle mani; il “sostegno” della croce). Merita la visione.
MEMORABILE: Django allo spietato possidente: "Quanti uomini hai, porco?". "Quaranta". "Allora la prossima volta portali tutti, che almeno ci divertiamo di più".

Il Gobbo 5/06/07 18:00 - 3015 commenti

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Film sacro a diverse generazioni e al mondo intero, dalla Giamaica (dedica musicale degli Upsetters e filmica in The harder they come), al Medio Oriente (Pasolini raccontò che in Yemen fu accolto, in quanto italiano, da giubilanti grida di "Django!"): più che un film un Mito. Corbucci ha rappresentato, chissà quanto volutamente, il perfetto anti-Leone, ancorché non polemico, e questo capolavoro ne è un fulgido esempio. Il Gobbo custodisce un oggetto votivo con cui officia il proprio culto. "E così sia!"

Homesick 24/07/07 15:37 - 5737 commenti

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Scarno, tetro, motoso e parossistico nella violenza, rappresenta il lato oscuro e antiludico del western di Leone, con il tormento, la tragicità e il senso di morte che avvolgono il protagonista (antieroe toot-court) Franco Nero: lo spolverino che indossa è il suo sudario. Il dramma si intensifica con la figura della Nusciak, dolce prostituta allo sbando, e con le efferatezze della banda di razzisti guidati dal fanatico Fajardo. La scena delle mani maciullate colpisce ancora oggi per il suo estremo realismo. Solenni musiche di Bacalov per un titolo imprescindibile.
MEMORABILE: Il tiro ai messicani; il taglio dell’orecchio; la resa dei conti al cimitero, dietro la tomba della moglie.

Caesars 3/03/08 09:24 - 3779 commenti

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Giudicato da più parti come uno dei capolavori dello spaghetti western è, a modesto giudizio dello scrivente, un film discreto e nulla più. Sicuramente Corbucci si vuole distaccare dal modello leoniano, ma di questo regista non possiede il talento, né un tutto sommato discreto Franco Nero può avvicinarsi a Clint Eastwood. Rimane comunque un'opera più che vedibile, con un paio di scene molto violente per l'epoca. Per me non più di due pallini e mezzo.

Flazich 5/07/08 14:03 - 667 commenti

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Il problema fondamentale del film è che Franco Nero non è adatto alla parte: ci avrei visto un personaggio più "spigoloso", invece ci troviamo di fronte all'orso Yoghi. A parte il cast, il film presenta degli aspetti originali, in primis la bara (metafora del fardello che il protagonista deve affrontare ogni giorno). Magnifiche alcune scene come quella finale oppure quella del saloon. Buone le inquadrature e le musiche. Sinceramente di spaghetti western migliori ce ne sono e parecchi. Un pochino sopravvalutato.

Cangaceiro 5/07/08 19:54 - 982 commenti

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Uno dei pilastri dello spaghetti western il cui successo è spiegabile con l'impressionante caratterizzazione di Franco Nero (una spettrale macchina da guerra in carne e ossa) oltre che con la grintosa regia di Sersio Corbucci e Ruggero Deodato cui pare si debba accreditare gran parte del lavoro. Rispetto ai film di Leone, al quale ovviamente qui ci si ispira (e qua e là copia), l'ambientazione è molto più lugubre, crepuscolare e dalla polvere si passa al fango, terreno più fertile per la disperazione e la "morte in vita" del protagonista. Immancabile.
MEMORABILE: La bara.

Matalo! 7/07/08 18:18 - 1378 commenti

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Titolo epocale, il "nome" dei western italici, quanto Sartana. Però, benchè ci siano delle idee originali e la mano di Corbucci si faccia notare, nonostante il budget ristretto, "Django" è l'ennesima variante di Per un pugno di dollari: uno straniero fa il doppio gioco tra due bande, viene scoperto, torturato, poi si vendica. In questo Django è nulla più di una modesta variazione sul tema. Franco Nero sembra davvero l'orso Yoghi. Certo il fango e la violenza dicono la loro e in quanto a saturazione Django surclassò tutti all'epoca, ma a rivederlo...

Rickblaine 10/01/09 15:13 - 635 commenti

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Western fatto di fango e di eroi non indistruttibili. Storia di un uomo sconosciuto che arrivato in Messico cerca di saldare dei conti, riportando di conseguenza la serenità in un paese coperto dal terriccio. Corbucci, come ne Il grande silenzio, fa capire di non credere negli eroi, o per lo meno sembra che questi, se non supportati, cadano in terra facilmente.

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Enzus79 10/01/09 15:44 - 2874 commenti

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Franco Nero interpreta Django, uomo del Nord America in cerca di vendetta. Dovrà vedersela anche con i messicani. Sergio Corbucci gira, nel suo solito modo, questo bel western condito di bravi attori e belle frasi. Bellissimo il paese con la sua aria cupa e le strade fangose. Da vedere.

Patrick78 24/01/09 17:06 - 357 commenti

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Cosa trasporterà mai nella bara quel pistolero solitario? Risolto il quesito passate ad altro. Oltre ogni merito ed in modo fin troppo sorprendente questo film western negli anni è assurto a culto in tutto il mondo e di conseguenza riportato in auge per essere mostrato anche a generazioni più recenti. Il risultato? Una delle delusioni più cocenti che il cinema potesse offrirci! Non si capisce il motivo che ha spinto la gente ad idolatrare questo film neanche troppo originale come invece da più parti strombazzano visto che Leone era arrivato prima.

Galbo 27/01/09 14:39 - 12380 commenti

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Realizzato da Sergio Corbucci (per la prima volta senza pseudonimo), ha goduto (e gode tutt'ora) di una fama francamente immeritata per i suoi meriti. Si tratta di uno "spaghetti western" di maniera, il cui livello qualitativo è inferiore ai migliori esempi del genere (il cinema di Sergio Leone, tanto per fare un esempio) benché sia realizzato con impegno. Troppi morti ammazzati e poco approfondimento psicologico dei personaggi sono il limite principale della pellicola.

Cotola 24/03/09 23:34 - 9009 commenti

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Intrigante e divertente spaghetti western che dà il meglio di sè nella prima parte, velata di mistero e poi nell'ultima che trasfigura nel mito il personaggio di "Djan go". La parte centrale è un po' troppo "leoniana" ma in ogni caso non brutta. Avvincente e gustoso, piacerà sia agli amanti del genere che a quelli che, come me, non stravedono per il western italico.

Harrys 5/05/09 17:02 - 687 commenti

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Tra i più famosi spaghetti-western mai realizzati, rese celebre Franco Nero e lo stesso personaggio di Django (con conseguenti, innumerevoli, sequel), grazie a incassi di tutto rispetto. Il film è caratterizzato da una violenza inusuale per l'epoca (l'orecchio...) e da una storia semplice ma d'effetto. Azzeccatissima la trovata della bara con la mitragliatrice. Da segnalare anche la bella sequenza della (tentata) fuga col bottino.

Bruce 14/09/09 10:21 - 1007 commenti

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Se il west di Leone è luminoso, afoso e assolato quello di Corbucci (e Deodato) è umido e fangoso. La storia è più o meno sempre quella di Un pugno di dollari ma qui l'antieroe Franco Nero trascina con sè una bara, pesante fardello del suo passato e non solo. La fotografia e le scenografie sono molto curate, i tempi sono lunghi con alcune buone scene d'azione che danno un po' di ritmo al lento scorrere della vicenda. Suggestive diverse inquadrature e sequenze come quelle finali al cimitero. Piacevole il commento musicale di Bacalov.

Herrkinski 16/10/09 23:54 - 8072 commenti

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Leone sarà pur venuto prima e avrà ottenuto risultati ben più efficaci con la sua "trilogia del dollaro", ma Corbucci dirige comunque uno dei prototipi assoluti dello spaghetti-western, meritevole del rispetto e della fama guadagnati. Altri registi in seguito trasformeranno Django in un franchise noioso, apocrifo e inefficace; ma l'originale è un film solido, con una bella atmosfera fangosa, una dose di violenza audace (per l'epoca) e varie scene memorabili. Nero sta meglio con la barba lunga ma qui è comunque in ruolo. Davvero notevole!
MEMORABILE: L'inizio con Nero che entra nel bordello trascinando la bara; il finale; la mitragliatrice.

Rambo90 3/02/10 02:26 - 7679 commenti

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Splendido spaghetti western diretto da Corbucci particolarmente ispirato. La violenza la fa da padrona e le scene d'azione e le sparatorie sono avvincenti, la storia si carica di toni struggenti e appoggia basi solide sulla grande interpretazione di Franco Nero (che così diventò una star del genere e non solo). Anche i comprimari (per quanto semisconosciuti) hanno le giuste facce e il giusto piglio per i ruoli ai quali appartengono. Tra i vari sequel gli unici degni sono Preparati la bara e 10.000 dollari per un massacro.
MEMORABILE: "E così sia!!!" (Nero prima di uccidere i cattivi, nascosto dietro una croce in un cimitero).

Nando 1/10/10 13:31 - 3810 commenti

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Un western italiano dai toni plumbei e pessimistici, a cominciare dalla bara che il protagonista porta con sè. Nero è a suo agio nel pistolero senza macchia che scorrazza per il villaggio. Nota la colonna sonora, ma soprattutto la pellicola genererà molti sequel.

Gestarsh99 4/11/10 23:36 - 1395 commenti

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Se la Trilogia del dollaro era riuscita a scardinare i punti fissi ed inattaccabili del Mito della Frontiera, Corbucci sceglie invece di agire in scala molto più piccola, evitando di tuffarsi leonianamente in complesse costruzioni d'inquadrature o stancanti ghirigori formali. Ciò che in "Django" emerge è l'introduzione di una nuova dimensione macabra e bizzarra, esasperata nella figura "cimiteriale" del protagonista, un personaggio così palpabilmente fumettistico da rasentare il surreale. Nero calca la mano ancor più di Eastwood, esibendosi nell'iperbolico delirio delle sue declamazioni.
MEMORABILE: La scena di apertura, con Django che si trascina appresso la pesante bara tra la fanghiglia, accompagnato dalle musiche altisonanti di Bacalov.

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Il Dandi 30/01/11 16:28 - 1917 commenti

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Fin dal rosso sanguigno dei titoli di testa e dalla fotografia tetra e livida che li ospita (accompagnata dal beat liturgico di Bacalov) si capisce che si è di fronte a un nuovo paradigma del genere. Ma forse il mito della pellicola è imperniato tutto sulla creazione di un indovinato eroe eponimo (come fu il dannunziano Maciste), quel "Django" che allittera meravigliosamente con "Gringo" e che produrrà una pletora di appropriazioni indebite. Individualista e nichilista (più anticipatore del noir di altri western), naif ma suggestivo.
MEMORABILE: A parte i famosi sette colpi di revolver, da citare il Ku-Klux-Klan coi cappucci rossi: immagine che nessun western americano avrebbe osato!

Ghostship 27/06/11 21:04 - 394 commenti

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Film cult che deve la sua spropositata fama ad un paio di trovate molto weird ed alla sua veste fumettistica. Il ritmo però è sostenuto, la crudeltà (anche nelle versioni cut) morbosamente affascinante, Franco Nero perfetto nella parte del pistolero freddo ed infallibile. Insomma, se non decidete per una visione d'essay, troverete il modo di divertirvi.

Markvale 1/09/11 10:44 - 143 commenti

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Truculento rifacimento di Per un pugno di dollari, forse coglie più nel segno lo spirito del cinema di Kurosawa che non Sergio Leone. Cult dello spaghetti western surreale e metastorico, trasandato, lugubre, macabro e delirante. Al di là delle intenzioni del regista, il piccolo universo di sangue, fango e polvere si fa metafora della violenza insita nella Storia. Antieroe per eccellenza, Django acquista un respiro epico nel finale (il duello con le mani maciullate). Ambiguamente l'eccesso è limite e punto di forza della pellicola.

Capannelle 1/09/11 11:59 - 4399 commenti

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Film tutt'altro che pregevole che ha saputo riscuotere un notevole successo all'estero e aprire un fruttuoso sottofilone. I rimandi all'opera leoniana non sono pochi e la figura di Eastwood viene ampiamente saccheggiata. Corbucci ci aggiunge un'atmosfera grigia e sadica e qualche scena riuscita bene (la scazzottata nel saloon, la punizione del ladro). Il resto però sono copie sbiadite, con gente uccisa come zanzare col ddt e momenti topici (le morti del simpatico rivoluzionario, il finale) che non convincono. **

Von Leppe 5/09/12 20:31 - 1259 commenti

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Pur rifacendosi ai canoni del western di Sergio Leone, il film è visivamente ottimo e originale, per il suo tempo. L'ambientazione è sempre quella della frontiera con il Messico, ma invernale: il paesaggio brullo è ripreso sotto cieli grigi e pioggia, il villaggio in legno appare spettrale e desolato. La storia è forse la parte più debole, se non fosse per delle buone trovate come il gringo con la bara e la violenza sadica. Sparatorie esagerate come vuole il genere e location notevoli: grezze e poco invitanti.

Xamini 7/09/12 19:20 - 1247 commenti

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Un Franco Nero spietato, privo di sorriso, a trascinare una bara nel fango. È l'inizio di un film che non risparmia violenza (considerato il periodo) ed è anzi piuttosto avaro di umorismo. Semplice, privo di approfondimenti di carattere psicologico, inquadrature di ampio respiro o villain di particolare rilievo, comprende comunque un buon numero di scene che si lasciano ricordare, sino al finale disperato.
MEMORABILE: L'apertura e la scena finale

Hackett 28/10/12 08:01 - 1865 commenti

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Precursore di un certo modo di far cinema italiano che conquisterà il mondo, Django é un discreto western dove l'azione é padrona a discapito di una trama esilina e personaggi appena abbozzati. La violenza, il cinismo e la scarsa considerazione della vita umana prendono il posto degli stereotipi del western d'oltreoceano. Belle alcune trovate visive, una su tutte l'immagine finale in cui il protagonista si allontana e per un attimo resta incorniciato in mezzo alle croci del cimitero, in una sequenza dal gusto fumettistico.

Nancy 11/11/12 18:41 - 774 commenti

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Scorrevole e lineare, questo film di Corbucci, che si avvale del bel protagonista (Franco Nero), decisamente più carismatico di molti altri cowboy di certo cinema spaghetti western e su di lui costruisce tutta la trama, facendone un'icona. Niente di particolare poi tutto il resto, anche se le atmosfere da saloon risultano decisamente convincenti e la violenza palesata riesce a conquistare un bel po' dell'attenzione che, altrimenti, andrebbe facilmente scemando.

Paulaster 19/01/13 17:11 - 4391 commenti

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Corbucci dirige con buone soluzioni un western fangoso dai ritmi cadenzati. Nero sfrutta la sua maschera polverosa e gli sguardi di ghiaccio, con dei limiti nei momenti di azione. Dialoghi da humour nero e tematica sul razzismo mandano anche messaggi civili non banali. Forse gli argomenti barcollano in qualche occasione, in cui si potevano sfruttare di più le musiche di sottofondo.

124c 21/01/13 16:05 - 2914 commenti

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Arriva in città con una bara, dove nasconde una mitragliatrice, ne combina di cotte e di crude... "Django", che diede fortuna al regista Sergio Corbucci (che lo girò in venti giorni) e all'attore Franco Nero, nel 1966, è un western spaghetti violento e affascinante, con un protagonista carismatico e molto in parte. Bellissima la canzone intonata da Rocky Roberts, su musica di Bacalov, che funge da sigla d'apertura del film. Un titolo mitico, per questo genere.

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Fauno 22/01/13 09:45 - 2208 commenti

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Simpatico lui, ancor più la sua bara con quel che contiene e quel che rappresenta; negativi tutti gli altri, che, o son dei pirla come il gestore del bordello, o dei bastardi come Hugo e Jackson, o addirittura dei bastardissimi come Miguel e Ringo... Movimentato sì, ma poco incisivo, solo leggermente più violento della media degli spaghetti western contemporanei. Bravina anche la Nusciak.
MEMORABILE: La corsa che Jackson fa fare ai messicani.

Ryo 23/01/13 15:57 - 2169 commenti

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Ottimo western, grandiosa regia di Sergio Corbucci che azzecca Franco Nero perfetto nel ruolo del protagonista. Bei dialoghi, azione convincente, sceneggiatura ricca di sorprese... Truce e avvincente. Splendidi i costumi e lo stile fotografico, grezzo e sporco.
MEMORABILE: La frantumazione delle mani; I dialoghi spavaldi di Django con il maggiore al saloon; Il finale.

Luchi78 22/01/13 11:58 - 1521 commenti

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Film che basa il suo successo sull'interpretazione di Franco Nero e sulla creazione di un personaggio entrato nel mito dello spaghetti-western, con tanto di bara al seguito. C'è anche l'idea molto tamarra della mitragliatrice, nonché delle musiche di ottimo livello, ma per il resto lascia un po' a desiderare. Non ci sono comprimari all'altezza, gli uomini saltano come birilli impazziti, l'eccesso di scene truculente è per riempire certi vuoti nella sceneggiatura con relativi momenti di stanca. Si lascia vedere senza entusiasmare troppo.

Saintgifts 23/01/13 10:42 - 4098 commenti

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Django cavaliere solitario senza cavallo, prima trovata; trascina una bara con crocifisso (simbolo presente e importante nel finale), seconda trovata; spara come un fulmine, e questa non è una trovata... L'ultima trovata è il contenuto della bara. Django ha anche due personalità, quella impassibile e fredda come i suoi occhi, che si addice al personaggio senza paure, ma anche quella "normale" di uomo avido, come tutti; e proprio per questa debolezza inizia il suo declino e perde l'aura iniziale, riscattata in parte nel finale.

Didda23 23/01/13 20:06 - 2426 commenti

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Scarna e violentissima (impressionante la scena dell'orecchio), l'opera western di Corbucci si poggia quasi esclusivamente sulla titanica prova di un Nero memorabile. La regia si muove sicura e la scena dello scazzottamento nel salone provoca una piacevole sensazione di stordimento da ubriacatura. L'eccesso non è un limite ma un abile elemento che permette di elevare Django a mito intramontabile. Peccato per la parte centrale, troppo monolitica. Tutto sommato un buon film.

Albstef90 28/01/13 11:30 - 78 commenti

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Uno dei migliori e più importanti western di produzione italiana. Dietro la macchina da presa vi è infatti il massimo dopo Leone, esponente del genere. Inquadrature lugubri, intelligenti e innovative nel genere lo rendono un gioiellino da stimare. Fantastico il look del protagonista di Franco Nero e la fangosa bara inquietante che si porta dietro. Dialoghi suggestivi e regia impeccabile. Musiche folgoranti di Bacalov. Stimato da Tarantino ma non solo! Bisogna guardarlo, anche non essendo amanti del genere.
MEMORABILE: Lo sterminio con la mitragliatrice; Il taglio dell'orecchio; Il finale.

Neapolis 2/02/13 12:42 - 183 commenti

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L'ho dovuto rivedere a distanza di anni per verificare cosa avesse spinto Tarantino a rivisitare questo film. Come ben ricordavo è solo l'interpretazione di Franco Nero con il suo sguardo impassibile e il particolare abbigliamento iniziale del film che lo renderà per sempre un'icona dello spaghetti western italiano. Per il resto solo scene violente, truculente e inutili e sopratutto senza una trama.

Maik271 4/03/13 22:50 - 436 commenti

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Senza dubbio di notevole violenza, considerando il periodo in cui è stato girato, questo Django interpretato da un ispirato Franco Nero regala momenti di grande forza visiva. Già dai primi minuti si capisce l'andazzo, con i morti che cadono come pioggia. Ho apprezzato la scazzottata nel saloon, le immagini della cittadina fangosa e il bellissimo finale nel cimitero. Da vedere.

Belfagor 6/03/13 19:16 - 2689 commenti

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Spaghetti-western cupo e antieroico, con una fotografia dai colori saturi che esalta le scene di violenza. L'approccio è all'insegna dell'eccesso, fra sadismo, paesaggi fangosi e atmosfere gravi, con l'interpretazione di Nero nei panni del vendicatore Django a far da collante. Superficiale nell'approfondimento psicologico dei personaggi, si riscatta grazie a uno svolgimento avvincente e ad alcune scene efferate. Geniale l'idea della mitragliatrice nella bara, memorabili le musiche di Bacalov.
MEMORABILE: I titoli di testa con Django che trascina la bara; La resa dei conti al cimitero.

Almicione 24/06/13 02:15 - 764 commenti

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Esempio eccelso del genere spaghetti western, questo film si rifà al più noto Per un pugno di dollari: molti gli elementi in comune, a partire dal pistolero formidabile avido di ricchezze, al semplice e desolato paese, alla presenza di una ragazza che cerca la fuga dal luogo di malviventi; tutte queste diverranno caratteristiche essenziali di molte pellicole del genere. Da apprezzare, come nel film di Leone, l'asciutta, lineare e disadorna narrazione, proprio per questo sempre avvincente. Bravo Corbucci!

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Tarabas 22/07/13 19:12 - 1878 commenti

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Un reduce della guerra civile gira per il deserto trascinando una bara. Dentro c'è il cinema western. Inverosimile senza essere parodistico, eccentrico senza essere originale, esagerato senza avvicinarsi all'epica, povero senza fare della povertà di mezzi un mezzo espressivo (come fece Leone in Per un pugno di dollari, il modello di questo film). In più, Nero non è Eastwood e anche il resto del cast è di una modestia abbacinante. Non mi spiego il mito che lo circonda, ora però mi spiego perché piaccia tanto a Tarantino. B movie pericolosamente in zona C.

Trivex 9/08/13 11:46 - 1740 commenti

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L'America realizzava western con protagonisti "puri"; epici sì ma"stracotti", perché il sangue latitava dove colpivano le pallottole. L'Italia quelli macabri e scorretti, che grondavano sangue perché crudi e che avevano la morte come figura principale. Qui la signora con la falce arriva direttamente da una delle sue case e non smetterà mai di assicurare a tutti la propria scomoda presenza. Lento nelle parti "di mezzo", d'improvviso moltiplica il ritmo e dispensa violenza e cadaveri. Forse anche "sempliciotto", sicuramente disperato e giustamente un mito.
MEMORABILE: L'agghiacciante "tiro all'uomo che scappa".

Gugly 1/11/13 23:31 - 1185 commenti

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Western che è al tempo succedaneo (di Leone) e archetipico; in fondo Trinità non è altro che un sosia comico trascinato da un ronzino al posto della bara, mentre Tarantino quasi 40 anni dopo riprenderà da par suo la pellicola con ancora più pulp e pompa magna. Folgoranti l'inizio e la fine, mentre la parte centrale soffre di una lunghezza non giustificabile. Nero fa la sua (bella) figura in mezzo a vari caratteristi del cinema italiano non esattamente memorabili. Comunque da vedere, anche per la violenza non comune per l'epoca.
MEMORABILE: Il taglio dell'orecchio; La colonna sonora; "Padre, Figlio, Spirito Santo... e così sia!"

Furetto60 21/01/14 09:20 - 1193 commenti

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Django è un signor western e per alcuni aspetti, considerato il rapporto mezzi-risultati, preferibile al successo tarantiniano. La trama è semplice ma il ritmo e la tensione sempre presenti. Caratteristica principale è l'aria decadente, sporca, carica di violenza eccessiva e spettacolare (più di 100 morti e la metà a firma dell'eroe in cerca di vendetta). Su tutto aleggia un cielo quasi sempre grigio e fango che penetra ovunque. Non all'altezza la prova della Nusciak, compensata da uno dei migliori Nero. Lo spaghetti western è servito!
MEMORABILE: La bara; L'uso della mdp nella rissa al saloon; La maschera di sangue e fango di Nero.

Yamagong 22/06/15 23:34 - 274 commenti

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Già la suggestiva immagine iniziale, quella di un Franco Nero colto di spalle che si trascina dietro una bara, fa presagire gli umori tetri e violenti di un film significativo, importante, che rifugge qualsiasi orpello di scrittura per limitarsi a fotografare una frontiera polverosa e a tratti angosciante. Corbucci, con un budget risicatissimo, riesce così a tirare fuori uno dei più memorabili anti-western di sempre. Da incorniciare un Franco Nero glaciale e una dimessa ma orgogliosa Nusciack. Bacalov, alle musiche, è semplice magia evocativa.
MEMORABILE: I titoli di testa (accompagnati dal cantato di Rocky Roberts); Il tiro al messicano; La punizione di Django; "Vuoi fare la croce? Ti aiuterò io..."

Nicola81 24/06/15 22:19 - 2840 commenti

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Una storia classica (pistolero misterioso che si interpone tra due opposte fazioni) per un classico del western italiano, forse leggermente inferiore al suo status di cult. Corbucci non possedeva lo slancio epico e poetico di Leone, ma nemmeno la sua propensione per la megalomania e dirige senza fronzoli e con ritmo sostenuto, facendo muovere i pochi personaggi in scenari e paesaggi lugubri e fangosi. Troppo sbrigativa la resa dei conti finale, ma non poteva essere altrimenti, viste le condizioni del protagonista. Buone le musiche di Bacalov.
MEMORABILE: L'incipit; Il tiro al messicano; La bara con sorpresa; Il trattamento alle mani; Il finale.

Piero68 23/07/15 09:43 - 2955 commenti

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E’ bastata una intervista di Tarantino per far sì che un misconosciuto film degli anni 60 (almeno per le ultime generazioni), con evidenti limiti nelle intenzioni e nella realizzazione, divenisse da un giorno all’altro nuova icona di cinefili vecchi e giovani. E’ vero, all’epoca fu etichettato come il film più violento mai prodotto. E sono circa una quarantina i tentativi di seguito e/o imitazioni. Resta però la cruda realtà che Django è un film dozzinale e con troppe ingenuità anche per un film anni 60. Una goccia nell’oceano degli spaghetti-western.
MEMORABILE: La scazzottata nel saloon con tanto di cameraman che si vede dietro al bancone; La bara a spasso; Il supplizio alle mani di Django.

Jurgen77 15/02/16 15:23 - 629 commenti

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Minimale, rozzo, violento... questi sono solo alcuni aggettivi per descrivere l'opera magna di Sergio Corbucci. Prendendo come spunto le pellicole di Sergio Leone e grazie a un Franco Nero al massimo splendore, il film risulta un pugno nello stomaco. La trama potrà anche essere un po' "favolistica", ma in tutta la proiezione si respira un'aria glaciale, violenta e brutale. La trovata poi della mitragliatrice nella bara è da antologia....

Taxius 9/09/16 22:53 - 1656 commenti

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Corbucci dirige un cult del western all'italiana, capace di influenzare registi in tutto il mondo. Il film è molto violento ed è retto benissimo da un ispirato Franco Nero. Pezzo forte è sicuramente la cura nei particolari del set, con una bellissima e decadente ghost town affogata nel fango. Scene come quella in cui Django si trascina appresso la bara hanno fatto la storia del cinema. Colonna sonora altrettanto storica.

Faggi 14/09/16 19:31 - 1549 commenti

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Uno dei migliori spaghetti western di sempre; incolla subito allo schermo con un inizio sinistro, scuro, sporco e misterioso; il seguito, poi, non è da meno, anzi. Si respira aria di sadismo all'italiana, i toni cupi sono dosati e distribuiti senza strafare, l'azione è orchestrata con idee e gusto, grazie a una regia e un complesso di artefici che dimostrano ispirazione sincera. È un film originale e divertente che merita senza ombra di dubbio lo status di cult guadagnatosi.

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Pinhead80 14/01/17 21:07 - 4719 commenti

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Violentissimo spaghetti western che diede tanta notorietà al grandissimo Franco Nero. E come non potrebbe essere così; il suo personaggio si presenta sulla scena trascinando una bara per tutto il confine messicano, pronto a far fuori a uno a uno tutti coloro che intralciano il suo cammino. Per Django l'amore è una croce esistenziale che porta con se un triste carico di morte e di sogni infranti. Corbucci dà vita a un personaggio eroico ma fortemente malinconico che rimarrà nei cuori degli appassionati del genere. Le musiche fanno il resto.
MEMORABILE: Il momento in cui si svela il contenuto della cassa.

Daniela 7/09/18 12:44 - 12625 commenti

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Pur senza possedere lo stile di Leone, Corbucci pone uno dei caposaldi dello spaghetti western, creando non solo una figura iconica (indimenticabile l'incipit con la figura di spalle che avanza nel fango) ma spargendo motivi e dettagli che saranno più volte saccheggiati/omaggiati. Basilare nella trama ma sorprendentemente raffinato dal punto di vista visivo, un film godibilissimo anche da chi non apprezza particolarmente il genere. Quanto a Nero, lui ci mette una bella faccia ma il suo Django non avrebbe avuto lo stesso impatto senza la voce di Gazzolo, profonda e screziata di sottile ironia.
MEMORABILE: Il contrasto fra i colori sgargianti dell'interno del saloon e l'esterno nel paese con le strade grigie per il fango e gli edifici dai colori spenti

Geppo 10/09/18 09:15 - 316 commenti

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Un western-spaghetti assolutamente meraviglioso. Corbucci inventa un nuovo stile, rispetto a Leone. E' da considerare il primo western violento in assoluto, soprattutto durante la scena del taglio dell'orecchio (con il grande Gino Pernice). La violenza nel western italiano, specialmente quella sadica, inizia proprio qui, perché nei primi due film di Sergio Leone le sevizie a Clint Eastwood non sono "cattive" come in questo film. Fantastica la scazzotata nel saloon, girata completamente a mano.
MEMORABILE: Il taglio dell'orecchio (scena abbastanza pesante per l'epoca).

Minitina80 31/10/18 20:22 - 2980 commenti

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Pittoresco e quasi fumettistico il personaggio di Django che si appropria degli standard del pistolero in cerca di vendetta. Scarno e minimalista eppure a suo modo efficace nella messa in scena, fatta di pochi ambienti spesso diroccati e immersi nel fango. Si arricchisce di una sfumatura a sfondo razzista evidenziata da una setta che ricorda il Ku Klux Klan, argomento poche volte affrontato nel western. In più di un’occasione non va tanto per il sottile, scegliendo nell’eccesso la chiave di volta. Bella l’inquadratura conclusiva.
MEMORABILE: La resa dei conti al cimitero.

Magi94 29/08/19 00:10 - 944 commenti

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Non particolarmente sconvolgente. Certo, l'immagine di Django che cammina con la sua bara e la meravigliosa canzone di sottofondo lascia il segno. Eppure la storia e il personaggio, violenza a parte, non riescono a uscire dagli stereotipi del genere; anzi, la sceneggiatura spesso si avvita lasciando buchi, a partire dallo stesso Django reduce nordista che sembra finito in mezzo alla rivoluzione messicana (!). Bella invece la scena della mitragliata ai cappucci rossi e il finale.

Lupus73 13/05/20 12:58 - 1487 commenti

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Uno dei manifesti dello spaghetti western che consacra Corbucci nel trittico dei "Sergio" (insieme a Leone e Sollima). Fumettistico nella sceneggiatura (un cowboy ex nordista che si trascina dietro una bara a piedi) e cruento nei dettagli, si spinge dove nessun western d'oltreoceano aveva osato prima (l'orecchio staccato e fatto mangiare, le mani di Django spappolate dagli zoccoli). Django/Nero diventerà un'icona imitatissima (basti pensare al Django/Hill identico di Preparati la bara! e al tributo tarantiniano). Epico e indimenticabile.
MEMORABILE: Il personaggio Django; Il celebre mitragliatore; L'epica scena finale e la trovata della croce; La OST.

Anthonyvm 15/11/20 15:55 - 5640 commenti

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Titolo fra i più noti (anche grazie allo zampino di Quentin) dello spaghetti western, nonché uno dei più rappresentativi e divertenti. Violento (le frustate sadiane a danno della Nusciak, il famigerato taglio dell'orecchio), fumettistico (la bara che Django si porta appresso e, soprattutto, ciò che contiene), cinico (il campionario umano che Corbucci esibisce va dal crudele al marcio passando per il patetico). Franco Nero in pienissima forma e decisamente viscido Bodalo. Regia ispirata e musiche più che notevoli. Non ha la forza de Il grande silenzio, ma resta un prodotto godibile.
MEMORABILE: La sparatoria al bar; Il tiro al bersaglio con Messicani in fuga; Gli incappucciati stesi dal mitra; Django con le mani a pezzi; Il confronto finale.

Gottardi 12/05/21 11:25 - 395 commenti

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Sconosciuto solitario arriva in paesino fangoso di catapecchie trascinandosi dietro una bara e casca in una faida tra bande locali. Grado zero di innovazione e realizzazione sbrigativa che rientra nei prodotti in serie dell’epoca, senza pretese. Ottimo successo al botteghino per la dose di violenza, e negli anni incomprensibilmente ipervalutato dalla critica. Diede seguito a una pletora di seguiti posticci scadenti fino a Tarantino (tutt’altro discorso). Rimangono i famosi occhi di ghiaccio di Nero e l’atmosfera opprimente del saloon dove si svolge buona parte del film.
MEMORABILE: I fazzoletti rosso sangue che portano tutti i membri di una delle bande.

Ronax 31/03/22 00:54 - 1248 commenti

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Considerato una pietra miliare dello spaghetti-western, fonte di un'infinità di sequel apocrifi, il film di Corbucci si fece notare per un tasso di crudeltà e di sadismo fino ad allora sconosciuto nel genere con alcune scene rimaste iconiche, dal massacro degli avversari a colpi di mitragliatrice al taglio dell'orecchio. La trama, elementare e tutt'altro che originale, passa in secondo piano e a restare impressa è l'atmosfera violenta, disperata e fangosa che avvolge ineluttabilmente uomini e cose. Franco Nero non è Eastwood ma se la cava egregiamente, bene Fajardo e la Nusciak.
MEMORABILE: La bara che Nero trascina nel fango.

Fulleffect 17/09/21 11:33 - 107 commenti

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Spaghetti western di gran culto, soprattutto all'estero, che gode forse di una fama immeritata. C'è un interprete perfetto, qualche buona trovata (la bara e il suo contenuto) e una regia solida, ma in generale il film non ha meriti che lo rendano particolarmente memorabile. In più si esagera in qualche sparatoria di troppo finendo con l'annullare quasi completamente le psicologie dei personaggi, che risultano quasi tutti stereotipati. Per fortuna Corbucci farà di meglio due anni dopo con Il grande Silenzio.

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Pessoa 17/10/21 19:31 - 2476 commenti

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Il tempo e le parentele illustri hanno fatto di questo bel film di Corbucci una sorta di pietra miliare del genere. Franco Nero ha il carisma giusto per creare un archetipo (anche se il personaggio era già apparso sul grande schermo) e lo script essenziale ma non banale ne santifica le ambizioni. Corbucci non è Leone ma non sembra interessato a ripercorrerne le orme e getta altre basi per un suo personalissimo modo di vedere le cose che non teme confronti. Grande confezione garantita da un cast tecnico di livello (Deodato, Barboni, Baragli, Bacalov). Merita senz'altro una visione.

Giùan 31/10/21 10:06 - 4539 commenti

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Decisamente inferiore sul piano cinematografico all'apicale Il grande silenzio ma incontrovertibilmente epocale ed epifanico sul fronte iconografico. Corbucci non può prescindere dall'incipiente pauperismo scenografico, dai mediocri passaggi di scrittura, da un paesaggio umano che troppo spesso deve indugiare su volti di generici burino/andalusi che mandano gambe all'aria ogni pretesa di sospensione incredula. Gli squarci però sono ancora devastanti: Nero che porta la sua croce/bara, l'apparizione della mitragliatrice, il nichilismo fangoso, l'evocativo imperituro tema Bacaloviano.

Rocchiola 20/03/24 16:19 - 953 commenti

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Un pistolero solitario e laconico in cerca di vendetta arriva in una città fantasma contesa tra due fazioni (una setta razzista e alcuni rivoluzionari messicani). Ma perché una persona appiedata dovrebbe trascinarsi dietro una pesante bara manco fosse una valigia da viaggio? Recitazione mediocre con la solita sfilata di facce patibolari, paesaggio arido e desolato, sparatorie inverosimili in cui con un colpo ne ammazzi dieci alla vola: lo spaghetti-western al suo peggio. Chissà perché è piaciuto tanto a Tarantino? Di Corbucci decisamente meglio Il grande silenzio.
MEMORABILE: Il taglio dell'orecchio del predicatore ripreso da Tarantino ne Le iene; I cappucci rossi della banda di Jackson.
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  • Discussione Kanon • 1/02/11 11:20
    Fotocopista - 832 interventi
    Il Gobbo ebbe a dire:
    Patrick78 ebbe a dire:
    una parodia degli spaghetti western che a loro volta sono una parodia dei più classici western.

    "Mi sa dire di cosa parlano I promessi sposi?" "Un uomo ama una donna che ama un altro uomo"


    Applausi a scena aperta !!
  • Homevideo Ghostship • 27/06/11 19:24
    Magazziniere - 14 interventi
    Il Gobbo ebbe a dire:
    Il capolavoro corbucciano è fra i western italiani col maggior numero di edizioni home-video: non c'è quasi paese civilizzato che non vanti la propria (e chi non ce l'ha non è civilizzato). L'edizione più fetish è quella - fuori catalogo - della tedesca Kinowelt che includeva il capostipite, Django 2 e Texas addio in una confezione a forma di bara, che avrete visto girare in queste pagine sormontata dagli occhiali (vecchi) di chi scrive, e contenente anche una fibbia da cinturone con la scritta Django. Oggetto meraviglioso che ha resistito a incomprensibili critiche della coniuge, incapace di scorgerne la bellezza! Sul versante strettamente qualitativo tuttavia l'edizione preferibile rimane (di misura) quella della Blue Underground, recante fra l'altro interviste a Nero e Deodato e un mini-dvd aggiuntivo col corto The last pistolero. Per gli autarchici edizione Surf in negozio, numero 2 della collana Fabbri e 9 di quella della Gazzetta in edicola.
    MA L'EDIZIONE SURF VIDEO è UNCUT?
  • Discussione Capannelle • 31/08/11 21:08
    Scrivano - 3487 interventi
    Finisce qui la mia brevissima incursione nello spaghetti western extra-Leone: qualcosa mi manca sicuramente ma dopo aver visto inizio e fine (questo e Keoma) mi tengo stretto stretto le opere di Leone di cui questo Django è una pallida copia arricchita da una bella scazzottata nel saloon.
  • Discussione Capannelle • 31/08/11 21:59
    Scrivano - 3487 interventi
    Cangaceiro ebbe a dire:
    ..secondo me Corbucci si ispira ai lavori di Leone ma ESCLUSIVAMENTE nella scrittura della trama

    Aggiungici che la voce di Django ha la stessa cadenza di Clint Eastwood, il doppiatore di Volontè leoniano, a volte la stessa espressioni gergali (es. "vecchio").
    L'animo di Django solitario e di poche parole.
    La musica prima dei duelli e nel finale che non può che richiamare le note di Morricone (ma questo direi sarà inevitabile per molti film del genere).
    Insomma, la prima parte del post di Patrick la condivido.
  • Discussione Zender • 1/09/11 08:25
    Capo scrivano - 47728 interventi
    Mah, io direi che Django e Leone hanno pochissimo in comune, non ci vedo nulla che possa farlo sembrare una copia. Il film di Corbucci è molto più secco, ha un suo stile che è stato amato in tutto il mondo (ricordo che gli americani l'hanno inserito di recente in una sorta di hall of fame di film da conservare), si è inventato un personaggio doventato autentico culto. Detto questo anch'io gli preferisco alcuni Leone, non c'è dubbio (Keoma proprio no, lo metto su un livello più basso).
  • Homevideo Digital • 20/10/12 14:03
    Portaborse - 3990 interventi
    Blu-ray della Pulp Video disponibile dal 05/12/2012.
  • Homevideo Mirrrko • 19/10/13 14:05
    Galoppino - 174 interventi
    Ottima uscita per la CINEKULT degli amici Nocturniani, in dvd e Blu-Ray.
    Lo stesso master usato per il disco americano. C'e' molto "rumore" ma purtropo la pellicola usata era già scarsa di suo, e quindi aumentando la definizione si aumenta anche la grana visibile e tutti gli altri difetti originali.
  • Discussione Gugly • 1/11/13 23:33
    Portaborse - 4710 interventi
    Ho visto prima Django Unchained e poi questo film, e non ho potuto fare a meno di sorridere all'arrivo in scena degli incappucciati rossi del maggiore...chissà se anche questi cappucci sono stati cuciti dalla moglie di uno del gruppo di Big Daddy :D
    Ultima modifica: 2/11/13 08:14 da Gugly
  • Curiosità Zender • 7/12/22 14:28
    Capo scrivano - 47728 interventi
    Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:

    [img size=300]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images63/django300.jpg[/img]
  • Homevideo Rocchiola • 20/03/24 16:23
    Call center Davinotti - 1238 interventi
    Il bluray tedesco della Kinowelt in versione singola, quello con la copertina rossa e lasagoma di Django nera per intenderci, è buono.
    Immagini non sempre eccelse con qualche ecesso granuloso in alcuni passaggi e qualche sequenza più sbiadita del solito, ma praticamente prive di segni d'usura. La definzione viene e va con gran parte del film di buon livello, ma anche alcune sequenze piuttosto blande. L'audio italiano non è tra i più potenti ma piuttosto chiaro.