Commedia surreale e metanarrativa da un regista che già ci aveva dato un film simile (Stay) e altre pellicole interessanti (Monster ball, Nerverland). Qui si narra di una persona comune che d'un tratto sente una voce fuori campo che commenta ogni sua azione: scopre così di essere il protagonista di un romanzo in costruzione. Problema: l'eroe deve morire! Inizia una corsa contro il tempo per scoprire chi è l'autrice e farle cambiare idea. Delizioso e intelligentissimo film, vera chicca per chi si interessa di semiotica e toria narrativa. Bel poker di attori.
MEMORABILE: Sono davvero tanti i momenti e le frasi da ricordare in questo film. Segnalo solo il primo bacio tra i due protagonisti. Incantevole la Gyllenhaal.
Film che (come raramente capita) riesce a coniugare il divertimento con l'intelligenza e l'impegno; partendo da una premessa assurda (il romanzo che imita la vita o viceversa?) il regista costruisce una storia che diventa sempre più credibile grazie a una buona sceneggiatura e ad ottime interpretazioni a partire dall'ingiustamente poco noto in Italia Will Ferrell, alla Gyllenhaal attrice sempre più versatile e ai due comprimari di lusso, Dustin Hoffman ed Emma Thompson.
Spesso esulando dalle regole temporali e della logica, questo romanzo/film metafisico approfitta della sua posizione ambigua per inserire i più banali clichè delle commedie tipiche americane e donarle un significato diverso, particolare, che funziona solo in parte. Togliendo la cornice narrativa originale rimane ben poco da ricordare, a parte il colosso Dustin Hoffman nei panni di un erudito professore di letteratura.
L’idea è notevole (un tizio che si ritrova a essere il protagonista del romanzo di una scrittrice, sentendo addirittura la sua voce narrante). Ma purtroppo si ha la sensazione che l’intuizione non sia stata sfruttata fino in fondo, nonostante un bravo protagonista (Will Ferrell), Un Hoffman passabile, anche se un po’ sopra le righe e una scrittrice (nevrotica, al limite della follia; immagina vari tipi di morte) piuttosto convincente. Non tutto funziona e ogni tanto si arena, ma ha buoni guizzi. Per il finale serviva più coraggio. Comunque, non male.
MEMORABILE: Ferrell chiede alla segretaria di essere ricevuto dalla scrittrice, aggiungendo, già dopo due assurde scuse: “Sono uno dei suoi personaggi”.
Interessante rappresentazione surreale di una commedia intelligente e piuttosto fuori dalle righe. Ottima la trovata di base del film: il protagonista scopre di essere in realtà un personaggio narrato in tempo reale da una voce fuori campo. Meno scontato il finale di quanto si poteva immaginare. Grandi interpretazioni degli attori, veramente realistici e dotati (come era ovvio per la coppia di mostri sacri, Hoffman - Thompson).
Il giochino metanarrativo dello scrittore demiurgo tout-court malgré-soi che entra in rotta di collisione con quanto ha literaliter creato, con conseguente ribaltamento dei ruoli e scompiglio nella zona che unisce e divide reale e immaginazione è stato più volte un espediente caro a King (si vedano almeno Secret window, La metà oscura, Il word processor degli dei e L'ultimo caso di Umney su tutti). Malgrado l'assenza di originalità,e una certa prevedibilità vettoriale di variabili e costanti interscambiabili,la commediola scivola comunque a modo.
Film a tratti notevole ma sovente affossato da personaggi troppo sopra le righe e caricaturali. In particolar modo la scrittrice risulta davvero irritante, imbevuta dei più stupidi clichè da artistoide dei poveri: roba da ispirare sani ceffoni in più di una scena. Tolto questo brutto neo rimane però una bella commedia, diversa dal solito, che si ricorda per un Ferrel dannatamente bravo, un alone di dolcezza che pervade l'intero arco narrativo e un gustoso senso del ritmo che evita momenti di noia.
Ricorda un po' le commedie con premessa surreale che andavano molto negli anni Ottanta, ma mentre allora quasi sempre si scadeva nel banale, qui la sceneggiatura coglie spunti molto interessanti. Un cast che funziona benissimo senza eccezioni ed effetti speciali gradevoli e funzionali. Hoffman e la Thompson soprattutto utilizzati per gli scambi di battute più riusciti. Effettivamente il finale prima delle modifiche sarebbe stato migliore, ma vivano pure i buonisti affamati di lieto fine. Decisamente piacevole.
MEMORABILE: Le 23 domande; "Non è felice di non essere un golem? "; le morti immaginate; "Ho deciso che se dovevo migliorare il mondo l'avrei fatto coi biscotti".
Commedia surreale che vede il meticoloso Harold Crick al centro, suo malgrado, di un romanzo che sembra destinato a concludersi con la sua morte. Sono molti gli elementi che contribuiscono al successo della pellicola: l'ottima interpretazione del cast, soprattutto di Ferrell, la cura ormai rara per le scenografie, i riferimenti artistici più o meno impliciti, una salubre dose di ironia nell'affrontare e sbeffeggiare il postmodernismo e l'egocentrismo nel mondo della scrittura. Anche il lato romantico è affrontato bene e senza sbavature.
MEMORABILE: "Non è felice di non essere un golem?"; La rassegna delle chitarre.
Harold, grigio e insulso ispettore fiscale, all'improvviso vede il proprio destino appeso alla penna di una scrittrice nevrotica. Film davvero piacevole e ben architettato, che fa della contrapposizione fra commedia e tragedia il proprio filo conduttore. Gli interventi metanarrativi dettano lo sviluppo della vicenda che, seppur surreale, si fa apprezzare per i continui sviluppi e colpi di scena. Molto ben curata la scenografia, un po' insipido il finale. Ottima la prova di Ferrel, a suo agio nel ruolo, al pari del resto di un eccellente cast.
Il soggetto non sarà originalissimo (per quanto nemmeno molto frequentato), ma le due coppie di protagonisti (e di attori) bastano a rendere questa commedia, profondamente leggera, una vera chicca dal sapore dolce ma non dolciastro. La coppia di protagonisti (Ferrell e la Gyllenhaal, molto, molto bravi) ci ricorda i migliori aspetti della vita, quelli che meritano d'essere vissuti (per questo approvo il finale, solo ok, anche se non speciale); fa molto bene rivedere cosa sia l'amore tra un uomo e una donna senza un ti amo ma con un ti voglio.
Funzionario del fisco, scrupoloso e metodico, scopre di essere il protagonista del romanzo che una scrittrice, in crisi causa blocco creativo, sta faticosamente cercando di portare a termine. Il guaio maggiore è che tutte le sue opere finiscono male... Paradossalmente, è la consapevolezza di essere personaggio di finzione che spinge il bravo Ferrell a vivere davvero, una volta fuori dai binari della sua esistenza programmatacome. Divagazione pirandelliana ben sceneggiata e bene interpretata, questo delizioso film è ad oggi la migliore regia di F., in altre occasioni molto meno convincente.
Film sicuramente gradevole che cerca di coniugare un minimo di freschezza narrativa con gli elementi classici delle commedie agrodolci. La regia è appropriata e Ferrel offre una buona prova, ma non tutti i passaggi e le stranezze della trama convincono. Qua e là affiora qualche rallentamento, ma manca poco per farne un buon film.
Calviniana questa commedia leggera, giocata sulla relazione tra il racconto e il proprio autore, e sulla riflessione latente sul senso di una vita condotta ai limiti del manuale senza passare dalla casella degli imprevisti. Non ha pretese di relazione profonda, qualche passaggio è stucchevole, ma tutto sommato rimane un divertissement piacevole, con un Hoffman a sostenere da solo tutte le eventuali risate. Gyllenhaal in parte.
Fresca commedia che se da una parte sacrifica l'estro di Ferrel, dall'altro coniuga sorrisi, sentimenti e una buona sceneggiatura. Molto in parte tutto il cast con la coppia Ferrell/Gyllenhaal graziosissima, un Hoffman meno stanco rispetto ai suoi ultimi lavori e una bravissima Thompson. Interessante il parallelo fra il bilanciamento del protagonista e della pellicola stessa, che non privilegia un aspetto rispetto agli altri.
Dopo il thriller psicologico a conduzione allucinatoria di Stay, Forster si cimenta in una commedia metanarrativa, bizzarra nelle premesse (una creazione letteraria prende coscienza della propria natura) e aperta a stimolanti dissertazioni (il rapporto fra autore e personaggio), così come prevedibile nelle dinamiche essenziali del plot. L'invito a godersi i piccoli doni della vita è una morale risaputa, sebbene portata avanti con encomiabile garbo: persino il finale "okay", consapevolmente dimesso, è del tutto coerente con lo spirito moderato e ottimista dell'opera. Ottimo il cast.
MEMORABILE: Le fisse numeriche di Ferrell; La Thompson ossessionata dalla morte; I biscotti e il latte; "Whole Wide World" suonata alla (carinissima) Gyllenhaal.
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HomevideoGestarsh99 • 6/01/12 00:07 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Disponibile in edizione Blu-Ray Disc per Sony Pictures:
DATI TECNICI
* Formato video 1,85:1 Letter Box 1080p
* Formato audio 5.1 Dolby Digital: Italiano Inglese
* Sottotitoli Inglese Italiano Olandese Spagnolo Tedesco