Due contro tutti - Film (1963)

In pieno boom western si cerca di sfruttare il filone anche in chiave comica, infilando tra un villaggio e l'altro qualche celebre volto della commedia. In questo caso tocca a Walter Chiari e Raimondo Vianello interpretare i due fratelli Bullivan (protagonisti anche di una canzone-tormentone ripetuta durante il film in ogni salsa), che spuntano dal nulla e come prima furbata pensano bene di fingersi neri per mescolarsi ai braccianti il giorno di paga (spalmandosi col lucido da scarpe, che come da frase sul contenitore... salva la pelle!). Ma è solo una breve parentesi prima di vederli entrare a Golden City, il villaggio in cui si svolgerà l'intera vicenda. Lì a fare il bello...Leggi tutto e il cattivo tempo c'è un perfido sceriffo (Tieri) che fa il doppio gioco e si allea con tre brutti ceffi chiamati a spaventare gli abitanti in modo da permettergli di acquistare i loro possedimenti a prezzo stracciato e diventare un grande proprietario terriero. L'arrivo in paese dei due fratelli mezzi scemi non sembra cambiare i piani: entrati nel Saloon "Las Fregas" i nostri perdono subito una montagna di soldi prima ai dadi (totalmente bianchi) e poi a poker con il solito baro... Rimasti al verde se ne vanno all'Hotel Bellavista dove il direttore (Ronay) li accompagna tra stanze inesistenti e offre loro cibo e bevande invisibili: una gag che dura un'eternità e che in Italia avrà molta fortuna (cinque anni dopo la riprenderanno Franco e Ciccio nel loro DON CHISCIOTTE E SANCIO PANZA ma la rivedremo anche in 7 CHILI IN 7 GIORNI), in cui i tre si servono portate immaginarie (anche se piatti e bicchieri il loro rumore lo fanno). Quel che però dà un tocco di totale follia al film è il radicale cambiamento nella forza fisica e mentale dei due protagonisti derivato dall'assunzione di carne di pollo (!): con un effetto assimilabile a quello degli spinaci con Braccio di Ferro, le galline li fanno d'improvviso diventare invincibili; i due tornano così al saloon per riprendersi i soldi sottratti con la truffa o ribattono in tono sprezzante con due pale usate come racchette da tennis i proiettili dei brutti ceffi che affrontano a viso aperto. Una metamorfosi del tutto ingiustificata e ridicola, purtroppo non associata a un umorismo che offra qualcosa in più rispetto al tentativo di sfruttare pedestremente la simpatia innata dei due. Nelle prime fasi si tenta anche la via del gioco di parole (la cittadina di El Paso che raddoppiata diventa "paso doble"), ma presto la si abbandona per rifugiarsi nello svolgimento tipico che in quegli anni veniva affidato ai comici di grido, spediti nel west a comportarsi da perfetti cretini reagendo come tali a frasi e atteggiamenti codificati da un genere all'epoca noto a tutti. Divertente notare come Chiari e Vianello in versione forzuta anticipino gli sganassoni di Spencer e Hill con movimenti e gag che ritroveremo molto simili nei film della coppia. Qui però la storia è pressoché inesistente e dalla metà in avanti ruota attorno all'uccisione del fuorilegge Black Boy, facilmente sostituibile in quanto da sempre col volto coperto da un fazzoletto. Con Tieri che teatraleggia come d'abitudine, Chiari e Vianello che azzeccano qualche rara battuta ma per gran parte del tempo non sembra sappian bene dove sbattere la testa, scenografie povere e un'esecrabile tendenza a prolungare oltremodo le gag più strutturate (la partita a poker, il duello con le pale, le danze al saloon, l'albergo invisibile, l'insopportabile tic di Jonathan/Vianello che quando parla fa partire una pernacchia nei momenti meno opportuni...), il film non trova spalle utili nemmeno nelle due belle figliole del paese. E dire che l'incipit con i fratelli che sembravano sfidarsi a pistole spianate (ma al grido di “fuoco” uno accende fulmineo la sigaretta dell'altro estraendo un fiammifero a mo' di pistola) prometteva bene...

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