Dopo l'arenamento del progetto del
Giorno del delfino, la depressione dovuta all'uccisione della moglie Sharon Tate che le alterava spesso l'umore, Polanski abbandona Hollywood (
tutto mi riportava a Sharon) per trasferirsi prima in Svizzera, poi in Inghilterra.
Con la voglia di buttarsi nel lavoro per scacciare le ossessioni del massacro di Cielo Drive, e dopo l'inattività di tre anni e mezzo da
Rosemary's Baby, Polanski vorrebbe tradurre in immagini il romanzo di Henri Charrière
Papillon, coinvolgendo l'amico Warren Beatty. Ma il progetto risulta troppo costoso.
Polanski si getta così sull'opera shakespeariana, giudicando sia la versione di Orson Welles, sia quella di Akira Kurosawa (
Il trono di sangue) troppo teatraleggianti.
Con lo sceneggiatore Kenneth Tynan (massimo esperto delle opere del Bardo) Polanski si chiude in un appartamento, in piena estate, e lavora duramente alla stesura della sceneggiatura e come produzione si affida a Hugh Hefner di Playboy (nessuna casa di produzione, in primis la Universal, voleva finanziare un film in costume che nessuno sarebbe andato a vedere).
Polanski voleva che Macbeth e sua moglie fossero una coppia giovane piena di tormenti interiori e dopo aver conosciuto Jon Finch su un volo per Parigi e Francesca Annis (che Polanski scartò per
Repulsion), le riprese poterono partire.
La lavorazione, nel Galles, fu funestata da repentini cambiamenti di clima, tra pioggia torrenziale e fango ovunque; la popolazione metteva continuamente i bastoni tra le ruote a Polanski, le catapulte non funzionavano e l'effetto nebbia faceva solo un gran fumo, tanto da rendere insopportabile lo stare sul set.
Come al solito Polanski sforò budget e tempi di lavorazione, e come al solito gli ispettori di produzione minacciarono di sostituirlo con un loro regista, Peter Collinson.
Polanski non si dette per vinto, rinunciò a parte del suo compenso per poter finire il film alla sua maniera e Collinson non mise mai piede sul set.
Il film venne accolto malamente dalla critica, che sottolineò le scene violente e eccessivamente cruente e collegò il tutto con la "razionalizzazione di una pulsione psichica" sul massacro compiuto dalla famiglia Manson ai danni della moglie Sharon Tate.
Macbeth rafforzò l'idea che Polanski fosse un regista capriccioso e spendaccione, che non rispettava i tempi di lavorazione concordati e che sforara spesso i costi di produzione.
Per lavarsi di dosso sangue, massacri, cospirazioni, ossessioni, complessi di colpa, ora, voleva fare qualcosa di leggero e sbarazzino, solare ma non troppo, dal budget contenuto, una sorta di Alice nel paese delle meraviglie per adulti.
Da Roman by Polanski, autobiografia di Roman Polanski, Bompiani (1984).