Autoreverse - Film (2003)

Klapisch da noi è conosciuto più che altro per commedie come Ognuno cerca il suo gatto o L'appartamento spagnolo. Ma ha anche affrontato altri generi, come la fantascienza (Peut-être) o appunto il polar come in questo film. Se nelle commedie è un virtuoso, ipercinetico dal montaggio fenetico, per questo film opta invece per uno stile sobrio, freddo, in cui abbondano i campi lunghi quasi a prendere le distanze da ciò che viene mostrato. Non vi è quindi l'adesione al solito modello postmoderno tarantiniano. E questo è già un bene. Glaciale e pessimista.

Anemico, anonimo e routinaro thrilleraccio che lascia tutto il tempo che nemmeno trova; ce la mette tutta per farsi seguire, ma il suo rimasticare i soliti frusti chi come cosa quando e perché di certo noir procaccia solo loop di sbadigli e sbuffi di insofferenza.

Se all'inizio c'è un sapore di commedia che riesce a divertire e mostra la protagonista alla svolta della sua vita, poi arriva un retrogusto che sempre più rende amara la vicenda e i sorrisi iniziali dello spettatore lasciano il posto prima alla tensione che va salendo, poi alla rivelazione di una personalità che viene allo scoperto. La sottovalutazione da parte del reparto maschile verso la giovane matricola del crimine viene punita severamente e il finale (non bellissimo per la verità) è una rivincita, più ad ampio raggio, della donna.