Rassegna estiva
EsoticaErotica
Un'estate al tropico dei sensi Il paradosso dei paradossi, il mio amato zio Joe è quello che in questa rassegna al tropico dei sensi stà toppando alla grande.
Dopo il deludente
Eva nera, lo sconforto continua con
Papaya dei Caraibi (curioso come il film giri tutto su una trovata "Evirazione a morsi!" che dura si e no una manciata di secondi a inizio film, più comica che altro, pseudo ultimacasasinistrata più grottesca che scioccante).
L'incipit, comunque, non è male (in puro stile zio Joe) con la papaya spalmata sul corpo della vittima maschile, la castrazione appunto e la capanna data alle fiamme.
Poi il film si spegne in automatico, diventa noioso e ripetitivo, dove restano quasi unicamente le paradisiache location esotiche di Santo Domingo.
Aristide pare indeciso se fare un horror tout court dai sapori voodoo o buttarla sul sesso, qundi fa un ibrido che non funziona quasi mai, nonostante la sua mano si senta indiscutibilmente, cerca di guadagnare metraggio con momenti francamente inutili (il combattimento tra galli, l'estenuante perlustrazione del villaggio abbandonato) e lo sfondo ecologista è di quanto più ridicolo e loffio si possa immaginare.
Lo zio Aristide è sempre andato a braccetto con gli umori dei fumettacci stile
Terror o
Oltretomba (
Papaya ne è la quintessenza) ma il suo "esordio" nel genere caraibico (
Orgasmo nero è l'apoteosi) lascia parecchi dubbi e ben pochi entusiasmi.
Non che il film non viva di suggestioni, anzi, ma e proprio il plot di fondo (una cospirazione terroristica terzomondista) a minarne la riuscita che fa sprofondare il film nella superficialità.
Buone le derive horror, girate con gusto visionario che sembrano anticipare
Antropophagus (il villaggio fantasma, la vecchia sull'uscio, la sedia a dondolo che si muove da sola, la minaccia incombente, l'atmosfera sospesa e allucinata), che sfociano in un delirante rito tribale tra suini sviscerati in diretta, officianti coi mascheroni, una vittima squartata con estrazione e addentamento del cuore (che pare un
Buio omega ai tropici), una negretta che si scatena in un ballo funky alla Discoring e Poli e la Lane denudati completamente dagli adepti.
I momenti migliori del film sicuramente, immersione rapida nel cinema viscerale massaccesiano senza sconti, folle e incubotica deriva nei meandri oscuri dell'autore di
La morte ha sorriso all'assassino (che viene occultamente citato nell'apparizione dello spettrale calesse nero senza conducente, che attraversa il villaggio), dove Aristide da il meglio di se (in una stoccata di regia serratissima) nel momento in cui la Lane viene braccata sulla spiaggia dai ragazzini del villaggio in stile
Ma come si può uccidere un bambino?Poi il nulla, sesso, tanto, parecchio (che se fosse stato hard ne avrebbe guadagnato e ben si prestava, il soft non incide in questo tipo di filmacci, resta moscio, poco coinvolgente), a tre nella vasca da bagno (il top dei top quando la Lane stà per praticare sesso orale a Poli e la Melissa le scosta il volto perchè vuole prodigarsi lei all'arte amatoria oral), la Lane che si pastrugna sconsolata sul letto, la Lane con il mandingo di turno sulla battigia, la lesbicata con tra la Lane e Melissa (interrotta dal montaggio alternato delle due che corrono e si carezzano sulla spiaggia alla
Paradise), Poli fatto fuori dalle fatiche sessuali da una Papaya affamatissima.
Eppoi nudi, integralissimi, quasi sempre, del terzetto con Poli perennemente col coso di fuori (come menziona il
Mereghetti), statuari quelli della Lane (che, sinceramente, così terribile non è, donna con una notevole carica erotica, dallo sguardo vogliosetto e con quel fascino morbosetto che non guasta) che passa dalle braccia di Poli, al sesso interrazziale, fino a quello saffico con nonchalance.
Ma la mistura di sex and violence tipicamente massaccesiana questa volta non funziona ed è mal amalgamata e Melissa Chimenti è semplicemente terribile nel ruolo dell'indigena Papaya
Bruttissime musiche di Cipriani e , fattore assai gravissimo, lo zio Joe nega pure i suoi provebiali finali shock per uno ciclico francamente buttato lì.
Forse il peggior caraibico massaccesiano (più importante come valore storico che altro) dove, a conti fatti, vien voglia di rivalutare
Eva nera.