Interessante horror intepretato magistralmente da Karloff e diretto dal mai dimenticato Reeves. Il soggetto è abbastanza originale ed il ritmo è sostenuto. Ottima la colonna sonora, e le scenografie della Londra anni 60'. Interessanti le sequenze finali e quella in piscina; un film
da riscoprire, magari nella sua ottima edizione in dvd.
Davvero niente male questo fantastico che nel secondo tempo si trasforma in un horror a tutti gli effetti. La mancanza di mezzi senza dubbio si nota ma la storia, pur essendo sicuramente lineare, coinvolge fin da subito (anche grazie ad un'idea di partenza intrigante). Il film non dura molto (poco più di un'ora e venti) ma per tutta questa durata il ritmo si mantiene alto e il finale, nonostante la sua prevedibilità, funziona. Grandissimo Karloff e brava la Lacey, niente male Ogilvy. Consigliato.
Notevolissimo esperimento che fa rimpiangere la prematura scomparsa del genio di Michael Reeves, morto alla giovanissima età di 26 anni per aver ingerito una dose eccessiva di barbiturici. Come un classico Poeta Maledetto, Reeves sembra farsi portavoce del malessere sociale che lo circonda. Ma sembra -soprattutto- anticipare, in una sorta di (infelicemente esatta) rappresentazione, "il Male di vivere" che lo avvince: sintetizzato nella vecchiaia e nella tristezza che accompagna una vita vissuta, ormai estranea ai piaceri della giovinezza.
MEMORABILE: l'esperimento di "mesmerizzazione", di tipo psichedelico.
Discreto thriller di matrice fantastica il cui punto debole consiste nello spegnersi prematuro della tensione, causato dal fatto che il regista sceglie di battere territori piuttosto usuali fino ad arrivare ad un prevedibile epilogo. Ciononostante non mancano dei bei momenti. In definiva molto gradevole anche se, forse, un po’ troppo sopravvalutato.
Thriller fantascentifico con un'idea di partenza originale ed un grande Karloff, penalizzato però da un budget non adeguato e da un epilogo troppo telefonato e prevedibile. Notevole per l'epoca, con accenni alla Londra lisergica di quegli anni, è purtroppo invecchiato male ma resta un modello di riferimento per quanti hanno attinto da canovacci simili successivamente.
Un assassino telecomandato per ipnosi da due anziani pazzoidi: questa la trama scarna di un horror piuttosto squallido che non conosce tensione, ma solo prevedibilità. Unica consolazione la presenza del grande Boris Karloff che, sul finire della sua esistenza, accettava qualsiasi parte, anche in pellicole di scarso o nullo valore.
Per chi ama Londra è impensabile non includerlo nella propria cineteca. Una coppia di coniugi, con l'aiuto di uno strano macchinario, subentra nella mente di un uomo arrivando a provare le sue stesse sensazioni e inducendolo a commettere azioni, anche aberranti, al fine di soddisfare i propri bisogni. Lodevole per l'originalità del soggetto, la messa in scena e l'mbientazione londinese, ormai perduta, degli anni sessanta. In definitiva consigliato.
Le frustrazioni della vecchiaia arricchiscono il filone cinematografico dedicato alla doppia faccia della scienza in un’opera originale e persuasiva, che nella sua asciuttezza sa inserire esemplari sequenze ansiogene (il furto della pelliccia, la corsa in moto) e cruente (la lotta in officina, l’omicidio della George). Karloff, umano e umanitario come in Prima dell’anestesia, se la vede con la Lacey, maschera sinistra di moglie resa folle e sanguinaria dalle prepotenze del subconscio. Ogni immagine e suono diffonde i richiami vintage della Swinging London.
MEMORABILE: La corsa in moto di Ogilvy sotto il controllo psichico della Lacey; l’incidente in auto e la contemporanea carbonizzazione dei corpi.
Irriducibile al genere horror, come tutta la produzione del regista nonostante i temi e la presenza di icone immarcescibili (Barbara Steele, Vincent Price e Boris Karloff), The Sorceres intendete il mesmerismo come espropriazione della volontà e fa dei due anziani aguzzini dei parassiti psichici che cercano di riscattare una vita di frustrazioni. Il quadro umano, tra Swinging London, quartieri popolari, psichedelica e livore sociale, è dominante, pessimistico, senza mai farsi moraleggiante. Karloff e Lacey meravigliosamente fradici di dolore e rabbia. L'opera più promettente di Michael Reeves.
Il più morbosamente weird dei film del troppo prematuramente scomparso Reeves. La storia della frustrata coppia di anziani nella debordante swinging London di fine '60 possiede un ossimorica potenza narrativa che, nelle mani dell'anticonvenzionale regista inglese, deflagra in un thriller contorto e perturbante. La pellicola, immersa in una liquida atmosfera psichedelica e alterata, attraversa così inattesi sentieri cinematografici, regalandoci un autentica perla d'inquietudine. Compito il tardivamente resipiscente Karloff, straripante l'invasata Lacey.
Avvolto dalla splendida fotografia suburbana di Stanley A. Long, è un film che stabilisce una sorta di legame imprescindibile tra fanta-horror e geriatric thriller. Ottima la regia di Reeves, che senza troppi eccessi narrativi riesce a dare vita a un tripudio di momenti dark in cui l’ombra incessante della morte si fa unica protagonista. La Lace, indimenticabile maliarda, è un mare di logoranti pulsioni represse.
Secondo dei tre film diretti da Michael Reeves, si pone nel mezzo sia cronologicamente che qualitativamente. Molto superiore alla pellicola d'esordio ma anche enormemente inferiore al Grande inquisitore. Il difetto maggiore risiede nelle parti più "fantascientifiche", con apparecchiature e suoni francamente oggi poco proponibili ma che già all'epoca non erano molto convincenti. La storia ha buoni spunti di riflessione, anche se il suo svolgimento è un po' piatto e prevedibile. Ian Ogilvy è interprete più che dignitoso, così come, ovviamente, Karloff e la Lacey.
Reeves si serve del (debole) pretesto della fantascienza per modellare una efficace metafora della società occidentale in cui le vecchie generazioni sono sì scalzate dalle nuove, ma ancora intrattengono coi giovani un ambiguo rapporto di odio (ansia di dominazione) e desiderio (la voglia di immedesimazione in esse). Karloff rimane in ombra rispetto alla vera protagonista, la Lacey, sorta di rugosa Lady Macbeth priva d'ogni remora e resipiscenza. Sempre piacevole la ricostruzione della London beat. Già graziosa la George.
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Edizione Gargoyle Video, che ha il merito di essere integrale e che si lascia perdonare alcuni difetti di riversamento (frequenti spuntinature) per l'evidente anzianità del master (la pellicola è del 1967).
Nulla gli extra, ma la traccia audio è chiara (anche se mono) e intelligibile.
Nel complesso si tratta di una rara occasione di visionare un film altrimenti introvabile.
Note tecniche DVD Gargoyle Video
Durata: 87 minuti
Formato video: full screen
Lingue: italiano, inglese (mono)
Sottotitoli: italiano
HomevideoXtron • 13/03/13 18:22 Servizio caffè - 2149 interventi
Il dvd SINISTER:
Audio italiano e inglese
Sottotitoli in italiano
Formato video 1.78:1 anamorfico
Durata 1h22m12s
Extra introduzione di Luigi Cozzi, trailers
Cristian74 ebbe a dire: La differenza di durata tra le 2 versione é dovuta a una conversione non giusta per la prima versione ? Non ci sono scene in più ?
La prima postata è una durata indicativa sul retro cover del dvd (quindi non effettiva, ma approssimativa), la seconda è quella effettiva
La Gargoyle dura 1h 21m 35s parte senza nessun logo, finisce col the end e alcuni secondi di immagini.
Un formato letterbox widescreen, qualità video scarsa.
Quindi mancherà qualcosa ?
If film si aggiudicò, al festival del film di fantascienza di Trieste del 1968, l'asteroide d'oro come miglior pellicola, mentre Catherine Lacey con la sua interpretazione vinse l'asteroide d'argento quale miglior attrice.
La presidenza del festival inoltre assegnò la medaglia d'oro a Boris Karloff.