Sandok - La montagna di luce - Film (1965)

Filmetto avventuroso senza tante pretese, tratto dall’omonimo romanzo di Salgari. Dal ladro gentiluomo Richard Harrison allo scaltro fachiro Wilbert Bradley gli attori non si prendono troppo sul serio e tra una battuta e l’altra riescono sicuramente simpatici, mentre la regia di Lenzi, sempre solida nelle scene d’azione, produce la sana spettacolarità artigianale di un cinema oggi perduto. Affascinante l’ambientazione malese dipinta dalla solare fotografia di Angelo Lotti.

Già dalla prima scena, nella quale Harrison e un bistratissimo Vargas giocano a poker puntando rupie, si capisce che Lenzi scherza. Ma l'ambientazione è genuina, il ritmo buono, gli indiani de' Trastevere (Zamperla, Cianfriglia, Scotti... ) forniscono l'adeguato tocco trash. In un attimo di obnubilamento si possono intravedore barlumi di Indiana Jones, ma niente paura, passa subito.

Un avventuroso vecchio stile, divertente e farsesco, assolutamente da non prendere sul serio (alla fine Harrison guarda perfino in camera e ammicca allo spettatore quasi a dire "tranquilli, è tutto per finta"). Il ritmo è veloce, i colpi di scena numerosissimi e improbabili come da migliore tradizione del feuilleton (il soggetto è di Salgari) e si arriva alla fine in un lampo. La confezione è dignitosa. Certo chi cerca profondità o spessore ne stia ben lontano, ma chi apprezza il genere non rimmarrà deluso.

Il titolo è apocrifo, perché il romanzo non prevedeva un (falso) riferimento alle tigri di Mompracem, ma l'ambientazione salgariana riesce bene come al solito a Umberto Lenzi, uno dei nostri migliori registi di avventura. Ritmo scoppiettante, molta ironia e avventure di un ladro gentiluomo tra cattivi cattivissimi ed eroi eroici. Spicca come al solito Daniele Vargas, uno dei cattivi più efficaci del nostro cinema.