La valle del minotauro - Film (1976)

Gruppo di inglesi in gita a Creta finisce nelle grinfie di una setta di pazzoidi che offrono sacrifici umani al Minotauro. Un prete cattolico (chissà perché non un pope, vista l'ambientazione) tenta di salvarli con l'aiuto di un suo amico poliziotto che viene da New york (comodo!). Pastrocchione diretto da regista greco in trasferta, nel ricordo di una visione secoli fa sul benemerito circuito Euro tv pallosissimo, con spreco dei grandissimi Pleasence e Cushing e un mostro ridicolo. Evitare.

Trascurabile e datato film del filone "satanico" anni '70. Girato in Grecia, può perlomeno godere di buone location naturali; per il resto, la noia regna sovrana a causa di una sceneggiatura priva di mordente e a un ritmo catatonico, che spesso dà l'impressione di tirar certe scene per le lunghe per raggiungere i 90 minuti (scarsi). Prestazioni "alimentari" per Pleasence e Cushing: per la serie come sprecare due grandi attori! Splatter pari a zero. Discreto il finale, ma si può tranquillamente passare oltre.

Interessante horror girato in Grecia. Poco considerato dai fan del genere, personalmente lo ritengo meritevole. Pur non essendo un capolavoro si tratta di un film veramente godibile, con una bella atmosfera che mi ha personalmente ricordato alcuni horror spagnoli della stessa decade. Cushing troneggia qui nei panni del diabolico barone che offre le vittime al Minotauro, ottimo pure Pleasence suo antagonista; nel cast si segnala anche la presenza di numerosi attori greci già visti nel nostro paese: Dublin, Behling... Bellissime le scenografie. Sottovalutato.

Al netto dei paesaggi archeologici, peraltro mal sfruttati (al pari della mitologia), qui non abbiamo nulla. Lo spessore della sceneggiatura è inferiore alla carta velina e ci si limita a blaterare di neopaganesimo in termini generici e insulsi. Pleasence e Cushing vagano per tutta la durata del filmino senza sforzarsi più di tanto. Di brividi neanche l'ombra. Gli unici sussulti li regalano gli hot pants dell'improbabile archeologa biondina. Finale sciocchin-esplosivo.

Horror in salsa greca non sempre coerente, magari un po' pesante ma che va visto per completezza se si è interessati a Cushing (o a Pleasence). È questo il motore che spinge molti a visionare un prodotto poco conosciuto nel quale i due grandi attori, con aplomb impeccabile e senza troppo affaticarsi, riescono a rendere parzialmente accettabile anche una pellicola che non si segnala per particolari alchimie (soprattutto mal congegnata nella sceneggiatura) e che resta inferiore alla media dei film dell'epoca.

Un film incredibilmente noioso. All'inizio sembra promettere chissà che, tra riti pagani e sacrifici umani, ma tutto poi si svolge nella maniera più piatta possibile. Non c'è la giusta atmosfera, la regia è statica e la sceneggiatura non fa altro che far peregrinare i due protagonisti alla ricerca degli amici scomparsi. Pleasence e Cushing ci mettono chiaramente tutta la loro professionalità ma poco possono di fronte a un copione così povero, e sono inoltre circondati da attori davvero anonimi.

Lento e discretamente noioso, sembra quasi un prodotto di destinazione televisiva. Peccato perché Pleasence, più di Cushing, sembra credere in quello che fa, e la Peters (già con Pete Walker) è sempre un bel vedere. Purtroppo però il prodotto non decolla mai e il discreto spunto iniziale (una setta di adoratori di Minosse che sacrifica ad esso giovani vittime) viene banalmente sviluppato. Probabilmente in altre mani il risultato finale avrebbe potuto essere migliore, ma Karagiannis risulta inadeguato a creare la giusta tensione.

Un minotauro di terracotta che getta dalle narici fiamma ossidrica e fumo obbliga un intero paesino a fornire coppie di vittime per sacrifici umani gestiti da una specie di sacerdote del male inutilmente ostacolato da un prete e da un poliziotto di NY. Salvo qualche location archeologica, regna il fasullo e la cartapesta, degna cornice di uno dei più insulsi horror che sia dato immaginare, in cui tra inizio e fine è tutto un vagolare dei vari personaggi per riempire il vuoto narrativo. Ritmo pari a zero e tanti effetti comici non voluti. Nulla possono i pur bravi Pleasence e Cushing.