Gruppo di suore apre un monastero in Tibet, ma tra difficoltà ambientali, diffidenza o ostilità degli indigeni e tensioni interne, si va male... Drammone a tinte esagerate del duo Powell-Pressburger, poeti dell'immagine e portabandiera del cinema larger than life. Passioni devastanti, ricerca pittorica da lasciare a bocca aperta (Oscar a Jack Cardiff per la fotografia), spettacolare ricostruzione (tutta in studio!) di un Tibet misterioso. Invecchiato, ma ancora affascinante.
Un film piacevole da guardare, con una Deborah Kerr a colori. Certo non dev'essere stato facile per i registi dirigere una pellicola con delle suore come protagoniste, stando attenti a non turbare i sentimenti religiosi dei cattolici. Le religiose viste dal lato prettamente umano, con problemi, desideri e passioni. L'incontro fra culture fa da pilastro intorno al quale ruotano gli eventi della scuola diretta dalle suore. Un finale quasi scontato visto la piega che prendono gli eventi. Qualcuna può uscire di senno non potendo avere l'amore di un uomo!
MEMORABILE: Il giovane nobile indiano con la superiora: "Io mi interesso molto di Gesù Cristo". "Noi non siamo abituate a parlarne in modo così leggero".
La contrapposizione fra l’arroganza delle suore e la pagana spontaneità dei nativi, fra la repressione sessuale autoimpostisi dalle religiose e la sensualità «naturale», libera da condizionamenti legati al concetto di peccato, di Kanchi e del giovane generale, è evidenziata da un’atmosfera pesante, torrida, visi imperlati di sudore, inquadrature studiatissime e splendidamente fotografate. Alla fine è l’ambiente ostile a vincere (i monti maestosi, il clima: quindi la Natura, incontaminata, non «convertita», né addomesticata). Capolavoro.
Esistono dimore, scrive Shirley Jackson, capaci di scoperchiare, come un vaso di Pandora, l'inconscio dei suoi abitatori... Nella Casa delle Donne, sulle cime dell'Himalaya, dove una missione di suore istituisce una scuola e un ospedale, il vento non smette mai di soffiare, i ricordi riaffiorano, la bellezza si dischiude e la Natura ricostituisce le sue regole. Immerso in un'atmosfera pazzesca, visivamente lussureggiante, è un melodramma afoso e invasato, che prende intensamente corpo e splendore ad ogni rinnovata visione. Deborah Kerr riverbera dissidio e dedizione. Stupefacente.
Il duo Powell-Pressburger costruisce ancora una volta (come svariate altre in futuro) un magnifico film in cui a colpire sono le componenti eterogenee ed in forte contrasto tra loro: sensi e castità; rispetto delle regole e la loro infrazione; rinuncia e ribellione; contegno e spontaneità e tanto altro ancora. Trasmette emozione pura e coinvolge sempre più col dipanarsi della storia. Molto sensuale e dallo stile lussureggiante e magniloquente, esaltato da una splendida fotografia del fido Jack Cardiff e dalle scenografie di Junge. Grandissima la Simmons.
MEMORABILE: La progressiva metamorfosi della Simmons. Il volto di Deborah Kerr.
Ottimo melodramma, ambientato in un'India quantomai esotica e misteriosa (e resa benissimo dalla fotografia ipercromatica). Il nucleo del film è la suberba caratterizzazione psicologica dei personaggi che vivono sulla propria pelle il conflitto tra la loro cultura e quella dei nativi. Buona la prova del cast per un film che resta nella memoria.
Con un dramma mosso dai contrasti dell'animo umano, Powell e Pressburger girano in studio immagini dai colori sfavillanti, con una sensualità del colore che eccita lo sguardo. I due incantano ancora con un inconfondibile tocco lussureggiante che li contraddistingue. La storia di alcune suore e dei loro tormenti interiori ha momenti concitati e trasmette un messaggio in codice: la repressione dei propri impulsi può portare alla follia; col corollario che spiritualità e misticismo non possono prescindere dalle concrete leggi della natura.
MEMORABILE: "Lavori, Sorella, lavori finché non sia troppo stanca per poter pensare".
Drammone in bilico tra spiritualità e tentazione, ricco di insinuazioni tra le righe, dialoghi che non osano oltre la morale del tempo, tante inquadrature di occhi ammiccanti e sguardi dalle mille parole nascoste. Tutto da interpretare fino al drammatico finale. Storico.
Un gruppo di suore viene inviato in Himalaya per aprire una missione in un edificio sperduto già sede di un harem. La madre superiora deve fronteggiare la natura ostile e la diffidenza dei paesani, mentre la sensualità di cui è impregnato il luogo turba i sensi delle sue consorelle... Melodramma dai colori accesi (splendida la fotografia di Cardiff), dominato da un vento incessante, reale e metaforico, che scuote cose e persone. Alla prese con un personaggio dalla sessualità repressa, Deborah Kerr è al solito eccellente ma è la "pazza" Kathleen Byron a restare più impressa. Film affascinante.
Affascinante quadro indiano della coppia Powell-Pressburger. Il film mostra senza dubbio qualche cedimento vista l'età e forse il suo difetto maggiore sta nella caratterizzazione fenotipica uniforme delle suore, tant'è che la somiglianza tra loro rimane fortissima da renderle poco distinguibili. Certe immagini sono, al contrario, ancora oggi ricchissime di forza e di impatto.
Un'atmosfera magica e rarefatta accarezza una tormentata storia di logoramenti interiori e istinti repressi che sale, sale e sale fino a esplodere, ma il botto - tempi ancora non maturi? - scuote meno del previsto, anche se poi ci si guarda indietro e ci si accorge di come tutto combaci perfettamente. Cast femminile perfetto, Farrar forse non adattissimo (fascino troppo 40's), momenti di puro stupore visivo sparsi qua e là. Un'esperienza cinematografica unica, non priva di cali o datatezze (i flashback), ma assolutamente da compiere.
Un senso di trascendente e minacciosa irrealtà pervade ogni luogo e personaggio, che diventano metafore dell’asservimento dell’uomo alla Natura, inclini e soggiogati a ogni sorta di metamorfosi morale e terrestre. Dominato da una disciplina pittorica incredibile, resta tra i melodrammi anticlericali più impavidi di quegli anni. I volti austeri, allucinati e smaniosi di Deborah Kerr e Kathleen Byron non si dimenticano.
Ottime le ricostruzioni del palazzo arroccato su un dirupo tra le montagne dell'Himalaya, la fotografia colorata, le scenografie e i paesaggi dipinti. Da non perdere poi Kathleen Byron nel ruolo di suor Ruth, una monaca impazzita (le belle inquadrature sul suo volto e le sue espressioni non si dimenticano). La trama narra di un gruppo di suore che prendono possesso di un luogo che in precedenza era un harem, il quale ha uno strano influsso su chi vi dimora. Il film non va a parare sulla redenzione; sicuramente ha influenzato anche il cinema horror.
Alcune suore devono aprire un convento dove prima c'era un bordello, ma incontreranno vari ostacoli che le porteranno alla pazzia. Melodramma fiammeggiante dai colori vivissimi, di una sensualità sorprendente e al tempo stesso mai esagerata, con una fotogrsafia straordinaria e con gli sguardi dei vari personaggi che rivelano molto più delle parole. Veramente straordinario.
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Un gruppo di giovani monache, guidate dalla volitiva Sister Clodagh (Kerr), riceve l’incarico di creare un convento sulle cime dell’Himalaya, un luogo impervio e sospeso nel tempo. L’isolamento, il rapporto difficile con i nativi e con l’ufficiale inglese Dean (Farrar), portano alla ribalta pulsioni e ricordi prima sopiti nel cuore delle sorelle, fino a quando l’attrazione per Dean spingerà l’inquieta Sister Ruth (Byron) a infrangere ogni regola e a trascinare il convento nella follia e nella violenza. Powell e Pressburger mettono in scena con forza straordinaria la lotta perenne tra volontà idealistica e passioni terrene, affidandosi a un cast strepitoso guidato da Deborah Kerr. In sintonia con il temperamento visionario di Michael Powell, Jack Cardiff firma una fotografia superlativa, pietra miliare nell’uso espressivo del colore e premiata con l’Oscar. Supporto: DVD
Durata: 97'
Formato Video: 1,33:1
Formato Audio: Italiano dual mono 2.0--Inglese dual mono 2.0
Sottotitoli: Italiano
Contenuti Extra: Vieri Razzini sul film
Trailer originale
Galleria fotografica
Immagini dietro le quinte
Accesso diretto a 16 scene
Il film è stato inserito nel cofanetto Flamingo dedicato a Powell e Pressburger contenente anche Scarpette Rosse e Duello a Berlino ciascuno nella sua singola custodia!
La qualità audio e video è anche in questo caso eccellente, ma c'è qualche problema relativo all'integralità... ma al contrario :) vale a dire che sono state reinserite le sequenze tagliate all'epoca ma anziché far subentrare in automatico l'audio inglese con i subbi italiani il film resta senza dialoghi e con i soli rumori d'ambiente... nessun problema invece se decidete di vedere il film in lingua originale con i sottotitoli... Per le specifiche tecniche rimando al post precedente di Noir.
Noir ebbe a dire: Scusa non ho capito molto bene: ma i sottotitoli per le scene integrate si attivano oppure no?
I sottotitoli in italiano ci sono per tutta la durata del film se lo guardi in lingua originale, mentre se lo guardi doppiato in italiano i sottotitoli per le scene reintegrate non si attivano in automatico e l'audio italiano precipita per lasciare spazio solo ai rumori d'ambiente...
A ottobre la Flamingo Video propone l'edizione singola di questo affascinante film del duo Powell-Pressburger.
CuriositàDaniela • 19/11/13 15:54 Gran Burattinaio - 5927 interventi
Soggetto dal romanzo della scrittrice inglese Rumer Godden.
Nel 1948 il film vinse due Oscar:
Jack Cardiff per la fotografia
Alfred Junge per la scenografia
Entrambi lavorarono in altri film diretti dalla coppia Michael Powell ed Emeric Pressburger