Rapsodia in Agosto - Film (1991)

Rapsodia in Agosto
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Titolo originale: Hachi-gatsu no kyôshikyoku
Anno: 1991
Genere: drammatico (colore)
Note: Aka "Hachigatsu no rapusodî". Tratto dal libro "Nabe no naka" di Kiyoko Murata.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 26/04/07 DAL BENEMERITO IL GOBBO
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Il Gobbo 26/04/07 19:53 - 3015 commenti

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Anziana donna vive nei pressi di Nagasaki coi nipoti. La visita di un parente americano risveglia ricordi e rimpianti... In genere lamentiamo le morti premature, ci sono anche quelle tardive: il destino avrebbe potuto risparmiare a un genio del cinema questo scivolone sentimental-kitsch, cui l'edizione italiana aggiunge la ciliegina sulla torta: poiché Richard Gere nell'originale parla giapponese, qui il doppiaggio lo fa parlare come Dan Peterson nella pubblicità del the Lipton. Sciagure.

Renato 13/09/08 16:05 - 1648 commenti

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Bellissimo penultimo film di Kurosawa per il cinema, di grande impatto visivo oltre che molto emozionante. Spesso è definito un film minore nella sua filmografia, quasi sempre da chi ha visto solo lo scempio dell'edizione italiana. Visto in originale, rimane l'impressione di un film di altissimo livello, che tratta un tema molto difficile da un punto di vista personale con grande libertà espressiva. Il finale poi appartiene al Kurosawa dei massimi livelli. Da vedere.

Remen51 7/04/13 14:36 - 39 commenti

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Un film straordinario per narrazione, tempi e ambientazione, con alcuni spunti documentaristici di sicuro impatto. Tutto è immobile, il tempo passa, cambiano i problemi, ma il sospetto è sempre presente e il perdono non arriva. Gli interpreti sono molto convincenti; un po' meno Richard Gere, per il quale non è ritagliato un personaggio incisivo, un cameo "di grandi dimensioni". Molto manga la scena della nonna nel vento. Come la nonnina del Castello errante di Howl o la bambina sotto la pioggia di Totoro. Molto molto nippon, dunque.

Cotola 28/09/13 09:16 - 9009 commenti

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“Semplicissimo” (almeno in apparenza) eppure toccante film di Kursawa che tratta temi importanti come quelli della memoria, del perdono, degli affetti e non solo. L’emozione nasce dalle piccole cose e da momenti quasi “ordinari” che però sanno diventare molto delicati e lirici. Gere recita in giapponese ed inglese ma, ovviamente, è vano cercare tale bilinguismo nell’italica versione (pare, doppiata da cani). Guardatelo in originale e godetevi un gran bel film.

Ecc.danilo 21/05/14 16:23 - 18 commenti

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Una profonda riflessione scaturita da racconti, memorie di un'anziana vedova. Il tema è molto forte, il ritmo molto lento, ma il film è bellissimo. Proprio ricalcando il titolo non segue uno schema fisso. Drammatico nel complesso. Anche di fronte a un disastro nucleare la gente continua a vivere lo stesso e a ricostruire ancora. La vita non si ferma, perché è più forte di qualsiasi conflitto.

Buiomega71 6/06/15 00:48 - 2901 commenti

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Non del tutto riuscito (ci sono degli intermezzi terrificanti che sfiorano la melassa, così come sono ignobili le voci dei ragazzini stile Banda dei cinque e l'atroce slang americano-maccheronico di Gere), ma abbagliato da momenti davvero toccanti (la visita alla città di Nagasaki). La nonnina ricorda il vecchietto caparbio di Dersu Uzala e Kurosawa sembra che parli, saggiamente e sinceramente, con il cuore in mano. Peccato per alcune falle, perché nel gran finale (tra minacciosi nuvoloni all'orizzonte e tempesta) salta fuori tutto il cinema possente e visionario di Kurosawa.
MEMORABILE: La bellissima visita nella città di Nagasaki, con i monumenti donati da alcuni paesi del mondo; L'enorme occhio che si sbarra nel fungo atomico sopra la montagna.

Lou 15/07/17 22:37 - 1119 commenti

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L’anziana Kane vive vicino a Hiroshima coi giovani nipoti e è ancorata alle tradizioni della sua terra. La memoria della bomba atomica aleggia silenziosa. La visita del parente americano (Gere) risveglia ricordi dolorosi. La scena finale della corsa disperata in mezzo al temporale e l’immagine del grande occhio nel cielo sono entrate nella storia del cinema. Tempi lenti e grande intensità, senza pesantezza.

Paulaster 1/04/19 10:03 - 4389 commenti

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Nella commemorazione dell'atomica a Nagasaki un nipote americano andrà lì in visita. Temi profondi: il dolore di un popolo, dei singoli cittadini e del ricordo. A tratti semplificato, specie coi ragazzi, mentre l'anziana nonna è l'unica con le idee ben chiare. Gli adulti invece han poca memoria e pensano solo al soldo e la critica diviene sociale. Straordinari alcuni momenti visivi e l'idea dell'apocalittico finale dove ogni generazione viene rappresentata. Male il doppiaggio di Gere: meglio coi sottotitoli.
MEMORABILE: L'occhio della bomba; L'ombrello piegato alla nonna; Gli alberi suicidi; La preghiera alla stele.

Daniela 13/07/19 02:02 - 12622 commenti

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Superata la soglia degli 80 anni, Kurosawa affronta il tema dei sopravvissuti all'olocausto nucleare mettendo a confronto da una parte una vecchia donna che l'ha vissuto in prima persona, circondata dai nipoti ancora innocentemente disposti ad ascoltare le sue storie, e dall'altra la generazione di mezzo, avida ed insensibile, secondo una suddivisione manicheistica poco convincente, inficiata inoltre da una ricerca di "poeticità" che appare forzata (la nonnina con l'ombrello in mezzo alla tempesta). Ne risulta un'opera dignitosa ma lontana dalla profondità dei capolavori del maestro.
MEMORABILE: In negativo: Inascoltabile il doppiaggio di Gere; La nonnina si muove a stento ma gli altri che corrono a perdifiato non riescono a raggiungerla

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  • Homevideo Buiomega71 • 6/06/15 09:47
    Consigliere - 25934 interventi
    La durata del film (indicata sulla vhs della Multivision che possiedo-qualità mediocre-e su alcune fonti del dvd-ormai fuori catalogo-riportano la durata di 135') in realtà e di 1h, 34m e 09s
  • Discussione Buiomega71 • 6/06/15 10:19
    Consigliere - 25934 interventi
    NOTTI E NEBBIE DEL GIAPPONE

    Inizialmente rimanevo alquanto perplesso dinnanzi alla penultima opera dell' "imperatore"

    Con mio grande stupore (nel senso negativo del termine) mi pareva di assistere ad un film tv da pomeriggio 5, mazziato da un doppiaggio italico a dir poco infame (i quattro ragazzini-le ragazzine quasi sempre a piedi nudi-che parlavano come nella Banda dei cinque, per tacere sul terrificante slang "ammereccano-maccheronico" di Richard Gere, che appare si e no verso la fine come il cugino "nippoamericano"(sic!) Clark)

    Mi domandavo (con tutto il rispetto) se l'immaginifico autore che aveva filmato opere monumentali come Ran e Kagemusha, si fosse un pò rinco e soffrisse un tantino di demenza senile (c'aveva comunque 81 anni all'epoca del film)

    Il ragazzino che si traveste da folletto K per spaventare gli altri cuginetti, le terribili canzoni alla pianola, le foto delle Hawaii, le missive, la gioia dei ragazzini che manco nei film che trasmette Italiauno di sabato pomeriggio, i dialoghi a volte inascoltabili (Eccoci nella nostra CASINA (sic!); La nostra NONNINA e più dura di una tartaruga ninja! (sic!!!!)

    Poi però arriva la visita alla città di Nagasaki (da parte dei tre ragazzi) con i monumenti donati da alcuni paesi del mondo (tra cui l'Italia) e tocca il cuore, così come ci sono sprazzi di grandissimo cinema e particolari degni del nome del suo regista (le formiche sulla rosa, l'aereo che si libbra in volo in un cielo rosso fuoco, le due querce colpite dal fulmine che sembrano due amanti suicidi, le preghiere nel tempio, il gigantesco occhio che si sbarra nel cielo, sopra la montagna, dentro il fungo atomico,i ragazzini alla cascata), poi ancora cadute di tono (l'arrivo di Gere, tutto stò buonismo da melassa diabetica)

    Ma nel finale (da quando nonna Canè copre i suoi nipoti con il lenzuolo perchè convinta-nella sua pazzia-che stia per tornare il "black rain", l'arrivo del temporale, le minacciose nubi all'orrizzonte che coprono il cielo, la camminata della donna, armata di solo ombrello, in mezzo alla tempesta rincorsa dai nipoti) salta fuori TUTTO il cinema possente e visionario di Kurosawa che regala ancora non poche emozioni.

    Un pò mi ha ricordato anche Sonatine di Kitano (i ragazzini che bighellonano durante l'afosa estate in attesa dei parenti americani o di andare in visita alle Hawaii, che si inventano giochi e escursioni) e nonna Canè non e molto dissimile dal vecchietto cocciuto e tradizionalista di Dersu Uzala

    Un film quasi autobiografico (i numerosi fratelli di nonna Canè, come la famiglia di Kurosawa stesso), dove il grande maestro (che comunque narra sinceramente, saggiamente, e con il cuore in mano) medita sulla vecchiaia, sulle tradizioni ormai perdute (i ragazzini girano con magliette di stampo americano) e su una ferita ancora aperta e dolorosa (bellissima, a questo proposito, la sequenza degli ex alunni della scuola annientata dalla bomba-tra cui molti ciechi-che coltivano un giardinetto intorno al monumento dedicato ai loro compagni morti)

    Saggiamente, Kurosawa, non porta rancore verso gli americani, ma come fà dire a nonna Canè (che ne sarebbe un riflesso di sè stesso) che la colpa e solo esclusivamente della GUERRA

    Opera imperfetta, non del tutto riuscita, ma squarciata da attimi davvero intensi e commoventi e con un finale degno del nome del suo regista.

    Curioso il nome di Richard Gere "giapponesizzato" Richâdo Gia (!)
    Ultima modifica: 6/06/15 10:37 da Buiomega71