NOTTI E NEBBIE DEL GIAPPONE
Inizialmente rimanevo alquanto perplesso dinnanzi alla penultima opera dell' "imperatore"
Con mio grande stupore (nel senso negativo del termine) mi pareva di assistere ad un film tv da pomeriggio 5, mazziato da un doppiaggio italico a dir poco infame (i quattro ragazzini-le ragazzine quasi sempre a piedi nudi-che parlavano come nella
Banda dei cinque, per tacere sul terrificante slang "ammereccano-maccheronico" di Richard Gere, che appare si e no verso la fine come il cugino "nippoamericano"(sic!) Clark)
Mi domandavo (con tutto il rispetto) se l'immaginifico autore che aveva filmato opere monumentali come
Ran e
Kagemusha, si fosse un pò rinco e soffrisse un tantino di demenza senile (c'aveva comunque 81 anni all'epoca del film)
Il ragazzino che si traveste da folletto K per spaventare gli altri cuginetti, le terribili canzoni alla pianola, le foto delle Hawaii, le missive, la gioia dei ragazzini che manco nei film che trasmette Italiauno di sabato pomeriggio, i dialoghi a volte inascoltabili (
Eccoci nella nostra CASINA (sic!); La nostra NONNINA e più dura di una tartaruga ninja! (sic!!!!)
Poi però arriva la visita alla città di Nagasaki (da parte dei tre ragazzi) con i monumenti donati da alcuni paesi del mondo (tra cui l'Italia) e tocca il cuore, così come ci sono sprazzi di grandissimo cinema e particolari degni del nome del suo regista (le formiche sulla rosa, l'aereo che si libbra in volo in un cielo rosso fuoco, le due querce colpite dal fulmine che sembrano due amanti suicidi, le preghiere nel tempio, il gigantesco occhio che si sbarra nel cielo, sopra la montagna, dentro il fungo atomico,i ragazzini alla cascata), poi ancora cadute di tono (l'arrivo di Gere, tutto stò buonismo da melassa diabetica)
Ma nel finale (da quando nonna Canè copre i suoi nipoti con il lenzuolo perchè convinta-nella sua pazzia-che stia per tornare il "black rain", l'arrivo del temporale, le minacciose nubi all'orrizzonte che coprono il cielo, la camminata della donna, armata di solo ombrello, in mezzo alla tempesta rincorsa dai nipoti) salta fuori TUTTO il cinema possente e visionario di Kurosawa che regala ancora non poche emozioni.
Un pò mi ha ricordato anche
Sonatine di Kitano (i ragazzini che bighellonano durante l'afosa estate in attesa dei parenti americani o di andare in visita alle Hawaii, che si inventano giochi e escursioni) e nonna Canè non e molto dissimile dal vecchietto cocciuto e tradizionalista di
Dersu Uzala
Un film quasi autobiografico (i numerosi fratelli di nonna Canè, come la famiglia di Kurosawa stesso), dove il grande maestro (che comunque narra sinceramente, saggiamente, e con il cuore in mano) medita sulla vecchiaia, sulle tradizioni ormai perdute (i ragazzini girano con magliette di stampo americano) e su una ferita ancora aperta e dolorosa (bellissima, a questo proposito, la sequenza degli ex alunni della scuola annientata dalla bomba-tra cui molti ciechi-che coltivano un giardinetto intorno al monumento dedicato ai loro compagni morti)
Saggiamente, Kurosawa, non porta rancore verso gli americani, ma come fà dire a nonna Canè (che ne sarebbe un riflesso di sè stesso) che la colpa e solo esclusivamente della GUERRA
Opera imperfetta, non del tutto riuscita, ma squarciata da attimi davvero intensi e commoventi e con un finale degno del nome del suo regista.
Curioso il nome di Richard Gere "giapponesizzato" Richâdo Gia (!)