In fuga dopo aver ucciso un soldato USA Shintaro finisce nell'incredibile rifugio sotterraneo di un gruppo di prostitute, suscitando forti tensioni... Ferocissimo apologo del grande Seijun Suzuki nel consueto stile iperrealista (colori folli e inquadrature eterodosse) che alla lunga gli costò il posto alla Nikkatsu. Come sempre nella filmografia di questo straordinario autore ce n'è per tutti i gusti, dalla cinefilia più estenuata al gusto per l'eccesso (bondage, erotismo e violenza). Indimenticabile.
Pur non mancando, come spesso accade nei film di questo regista, alcune soluzioni visive davvero folgoranti ed esaltanti, va detto che questo film fa parte delle opere minori di Suzuki. La storia, infatti, non è nulla di eccezionale ed è poco originale. Inoltre alcune cose, come le "traditrici" torturate e picchiate a sangue, sono troppo commerciali e non si sa quanto volute dal regista. In ogni caso discreto e vale comunque la visione.
Cinque peripatetiche, tra le quali una ancora vergine, addobbate con vestiti di diversi colori, soggiacciono alla rigida regola di una consorteria che punisce con la fustigazione l'infrazione del mestiere: mai concedersi senza denari in cambio. Suzuki traccia un paese nipponico deviato e impazzito, ormai in totale declino (morale prima che politico), nella quale deriva etica diventa trasgressione l'amore puro e incontaminato. Film venato da una pregnante filosofia marxista (si pensi al parallelo tra lo squartamento della mucca - 40 yen alla libbra - e le prostitute - 40 yen a prestazione).
L’immediato dopoguerra nipponico, ossia la sofferta nascita del Giappone moderno, si sottrae al racconto della realtà e approda al mito: lo sguardo disilluso di 20 anni dopo tinge quei momenti di mélo e camp, di violenza (la vacca squartata) e invadente sadico erotismo, attraverso la storia di un gruppo di prostitute e un reduce ladro, che riecheggiano il Cimitero di Oshima. Vietato amare, solo commerciare: è la morale spicciola di questi emarginati, confinati in un lurido slum coloratissimo e teatrale, attraversato da soldati americani e una folla chiassosa. Carnale e simbolico.
La logica del branco in un bordello della Tokyo postbellica. Sfilacciato nella narrazione, il film scruta a una nazione derelitta che avalla prostituzione e brigantaggio come forme di sussistenza, alla ribalta del corpo quale ultima risorsa e all'istituzione del machismo nel cuore di un gineceo. Ma lo stile grafico di Suzuki dona una chiassosa vitalità alle forme, sboccia in cromatismi tra le macerie (ad ogni prostituta è dedicato un colore) e apre sconcertanti efflorescenze pop in un mondo di vinti. Noto per le scene di tortura, è nondimeno sobrio nella rappresentazione del morboso.
Il film delinea con molta efficacia lo stato pietoso del Giappone post bellico, soffermandosi su di un gruppo di prostitute ognuna col suo abito monocolore, che vivono nei ruderi di un edificio bombardato. Una marchetta vale un chilo di carne, quindi vietato innamorarsi e chi sbaglia paga. Ci sarà un reduce del conflitto mondiale che, con una brutalità ancora peggiore, riuscirà a rimettere ordine, ma a breve tutto riprenderà peggio di prima. La visione è consigliata, anche perché sono evidenti le piaghe di una guerra persa (una su tutte il mercato nero).
MEMORABILE: L'odio verso gli americani non tanto come ex nemici, quanto come garanti di una democrazia che nella realtà è una colonizzazione silente.
La guerra e la sconfitta hanno schiantato ogni moralità e tradizione e il Giappone è regredito al livello ferino dei rapporti umani. Una fisicità animalesca deborda da ogni inquadratura: i corpi lucidi di sudore delle prostitute e del protagonista, la bestia squartata, le torture, gli omicidi. A nulla vale anche la religione (l'uomo di chiesa sedotto) contro tale orgia di sensi in un paese senza direzione e col piede dell'invasore che lo preme. "La pelle" di Malaparte trasferita a Tokyo.
Visto in lingua originale (con sottotitoli); si percepisce bene l'atmosfera esaltata e disperata che lo informa, senza vie di fuga. Così come il parlato anche le immagini vivono di nobile tracotanza e di un continuo stato allucinatorio paradossalmente realista. Belle le scelte formali coloristiche, personale e potente la regia. Caos ordinato e cinismo in celluloide (alla giapponese).
Seijun Suzuki HA DIRETTO ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE:
Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT):
Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ:
Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICA:
Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.