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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

...E il professore se ne torna al paesello. A Roma, dove abita da tempo, Astolfo (Di Gregorio) viene a sapere da chi gli affitta l'appartamento che in breve tempo dovrà lasciar spazio alla nuova inquilina, ovvero la figlia appena sposata della proprietaria. Una mazzata, per chi si era adagiato a vivere una pensione tranquilla e senza grandi imprevisti.

Informatosi dall'ex moglie sull'antico palazzo che ancora possiede in un piccolo paese fuori Roma (nella realtà nientemeno che Palazzo Borghese ad Artena) ma nel quale non mette piede da vent'anni, Astolfo pensa bene di trasferirsi lì, almeno temporaneamente. Appena entra, però, scopre che già...Leggi tutto qualcuno vi si è insediato da molto tempo senza dir nulla a nessuno: è Oreste (Testone), il figlio del fabbro all'angolo, che lasciato dalla moglie si mostra subito gentile e premuroso, con Astolfo. Il quale, a dire il vero, non ha intenzione di cacciarlo e anzi, visto che lo spazio non manca, ci convive volentieri. Insieme pure a un altro vecchierello del paese (Morra), che conosce quando va a fare la spesa e con cui fa subito amicizia.

Dialogando di tanto in tanto con un vicino un po' invadente come il nuovo parroco del paese, che però cortesemente lo riallaccia alla luce elettrica, Astolfo si dedica alla sua nuova vita conoscendo presto (gliela presenta suo cugino) l'attraente Stefania (Sandrelli), che lo strega e lo fa sognare. Sarà il rapporto con lei a dare la svolta a un film che a dire il vero s'era un po' troppo arenato in una situazione con pochi sbocchi. La convivenza a palazzo, che Di Gregorio regista conduce con la consueta bonaria flemma, trova sì qualche simpatico scambio ma senza certo entusiasmare. E' il cugino (Santagata) a spingere il protagonista, che sulle prime al solito nicchia, ad approfondire la conoscenza con Stefania: Astolfo si lascia convincere e si butta; sempre senza mai esagerare, naturalmente, perché lo stile estremamente sobrio di De Gregorio, che da sempre ha fatto della misura uno stile, impone il suo personaggio immediatamente riconoscibile e a suo modo unico attraverso tocchi ironici aggraziati che non cercano quasi mai la battuta preferendogli il ritratto più maturo di una terza età che ha trovato già la pace dei sensi - come Astolfo stesso ha modo di sottolineare.

Se però in LONTANO LONTANO la vicinanza caratterizzante di due ottimi attori come Colangeli e Fantastichini aveva contribuito ad animare un film insperatamente buffo e carico, qui si resta nel convenzionale, e l'assenza di un'idea forte si avverte. I begli scorci di un paese solare e suggestivo come Artena aiutano a rendere viva l'ambientazione (ma si rivede anche il castello di Corcolle, qui residenza del cugino Carlo), il conflitto col sindaco locale (Colombari) sembra invece piuttosto pretestuoso, inserito per dare varietà ma senza gran convinzione. E un po' fiacco appare l'intero progetto, nonostante una Sandrelli ancora capace di esprimere una non comune spontaneità e un Di Gregorio bravo nel cucire per loro due una relazione lucida e consapevole, dolce e trattenuta. Meno riuscita la caratterizzazione di amici e vicini invece, improntata a una solidarietà scontata e a dialoghi mai spiritosi come si vorrebbe.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 30/11/22 DAL BENEMERITO CAESARS POI DAVINOTTATO IL GIORNO 1/03/23
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Caesars 30/11/22 10:11 - 3790 commenti

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Il cinema di Gianni Di Gregorio è sempre fatto di storie piccole, raccontate con grazia e leggerezza. Quest'ultimo "Astolfo" non fa eccezione, confermando le caratteristiche che fanno apprezzare il regista/attore al suo pubblico. Il protagonista si reca in una sua vecchissima magione in provincia in quanto sfrattato dal suo appartamento romano; qui troverà la casa occupata da una persona più sfortunata di lui e interlaccerà relazioni umane molto profonde e, forse, troverà anche l'amore. Situazioni quotidiane raccontate con ritmo blando, che ben si addice all'età dei personaggi.

Myvincent 11/12/22 07:00 - 3741 commenti

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Di Gregorio non si smentisce e continua lo stile Di Gregorio, raccontando una storia semplice, “complicata” dalle situazioni e dalle persone che si incontrano nel corso della vita. Può un uomo al suo “tramonto” trovare nuovi motivi per stare al mondo e sorridere all’amore ancora una volta? La risposta è in questa specie di fiaba contemporanea, nella quale si ride di gusto e a volte con un senso di amaro in bocca. Complementari il protagonista e l’efficace Sandrelli.
MEMORABILE: Il sindaco e il prete del paesello, uniti infingardamente.

Capannelle 5/02/23 00:40 - 4411 commenti

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Bello e garbato come nello stile della casa. Il "professore" conserva la propria profonda umanità condita da quel pizzico di remissività che ce lo fa tanto amare e sposta il suo raggio d'azione nella provincia romana. Una provincia dove si può godere di un ambiente tranquillo e pulito, ma lo stesso non si può dire delle persone che ne amministrano i valori materiali e spirituali. La battaglia col prete, già lombrosamente odioso, è emblematica ma che dire del gretto figlio di Stefania? Deliziosi invece i siparietti, anche gastronomici, tra il quartetto di simpatici conviventi.

Kinodrop 7/02/23 18:54 - 2946 commenti

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Astolfo, un professore in pensione gentile e accondiscendente, dopo lo sfratto ritorna nel grande palazzo di famiglia in un paese laziale e da una parte ritrova l'ambiente del passato, dall'altra si scontra con novità impreviste e ostacoli. Una flebile storiella in cui il regista ripete uno schema collaudato (e fortunato), ma la mancanza di un itinerario solido lascia tutto in mano a pensierini, luoghi comuni e personaggi macchietta, in una favolistica d'insieme che non sa prendere una via decisa tra realismo e sentimentalismo. Una recitazione di routine, quasi meglio i comprimari.

Paulaster 24/07/23 18:02 - 4413 commenti

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Professore in pensione ritorna al paese d'origine. Trama dal doppio binario: le questioni di proprietà da una parte, la vicenda sentimentale dall'altra. Le scaramucce con il prete e il sindaco sono accennate e svaniscono subito. La Sandrelli dà il suo tocco delicato ma manca una costruzione, per la fuga d'amore. In qualche circostanza i comprimari riescono a supplire alle mancanze della sceneggiatura. Chiusura frettolosa senza dare grandi significati e papabili sviluppi.
MEMORABILE: Il muro divisorio; Le donne alla spesa; Il sogno con la Sandrelli.

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