Note: Versione circolata pubblicamente in Italia e per la prima volta trasmessa sottotitolata (in data 28 settembre 1997) su Rai3 grazie all’interessamento di Ghezzi. Seguito di "A mezzanotte prenderò la tua anima" (1964).
Continuano le peripezie del becchino più feroce che la storia del cinema ricordi. Assolto, Zé do Caixão ritorna al paesello e ricominciano i drammi. Sei belle ragazze se ne spariscono e tutti accusano ovviamente il nostro, che si schermisce e rigetta le accuse. Ma sappiamo tutti benissimo che i sospetti sono fondati, e difatti Ze si è portato le donne rapite in casa e progetta di sceglierne una per creare l'uomo perfetto. Superfluo dire che il padre dovrà essere lui. Le sue farneticazioni, infatti, proseguono senza sosta e comprendono questa volta la teorizzazione di un primogenito da far nascere “per salvare l'umanità” (da cosa non si sa bene). Inutile porsi troppe domande: il punto è che...Leggi tutto l'idea (e nemmeno il suo inseparabile cilindro) dalla testa non gliela toglie nessuno e l'intero film è un continuo mettere in fila proclami con voce stentorea, un torturare non solo verbalmente le povere vittime con l'assistenza di un servitore gobbo e storpio. Delle sei donne rapite si salva solo la prescelta, dopo una simpatica prova di coraggio che prevede centinaia di tarantole gettate addosso alle poverette mentre dormono (e come noto non si tratta di effetti speciali)! Le altre cinque vengono date in pasto ai serpenti e seppellite, ma una di loro giura vendetta dall'oltretomba. E in effetti, a metà film, ecco l'incredibile incubo a colori che d'improvviso immerge il film in un'atmosfera onirica prejodorowskiana: colori incredibili, corpi che penzolano dall'alto, che spuntano a testa in giù dalla sabbia, dai muri di una caverna che nemmeno Bava avrebbe saputo “dipingere” meglio, supplizianti che piantano chiodi nelle fronti delle loro vittime e – ovvio – le vittime di Ze redivive che gli promettono di possedere il suo cadavere! Otto minuti assolutamente deliranti (preceduti comunque da una delle più efficaci, meglio realizzate resurrezioni di gruppo viste al cinema, nel cimitero di casa di Ze), tra fumi ed esplosioni di zolfo, giallo, rosso e verde che si mescolano, grida e sofferenza con un tocco insieme ironico e pacchiano, lo stesso che in fondo contraddistingue l'intero film. Impossibile prendere sul serio le opere di Marins, che però conservano – almeno dal punto di vista visivo - un fascino unico che utilizza l'ottima fotografia in bianco e nero e le desolate location per accrescerne il valore. Tutta la prima parte con l'arrivo di Ze in paese colpisce; è quando si passa in interni, quando i dialoghi prendono il sopravvento che il film cede lasciando trasparire tutta la sua tipica ingenuità. Spassosa, inizialmente, tediosa quando si fa presto ripetitiva. La colpa non sta tanto nel soggetto quanto negli atteggiamenti dei personaggi, dovuti in parte a un cast non certo esaltante.
Il meraviglioso secondo capitolo della saga di Ze do Caixao aumenta a dismisura il sangue e il sadismo (con tarantole vere all'attacco delle attrici!!!) e Marins si dimostra ancora una volta un personaggio perfetto. In questo caso poi pure gli attori di contorno (soprattutto le attrici) recitano in modo più che decente e la scena dell'inferno (a colori) è un piccolo capolavoro di tecnica, quasi impressionista. Non perdetevelo.
Oscuro, macabro, a tratti orripilante horror brasiliano che non pecca sicuramente di originalità. Storia pretestuosa per stabilire la visione di scene di donne circondate da serpenti e sormontate da ragnoni vivi e vegeti, con tanto di elementi sessuali più o meno dissimulati, vista l'epoca. Il bianco e nero si trasforma poi in colore nel sogno infernale, proponendo il supplizio negli inferi delle povere anima dannate, frustate e crocefisse (al contrario!). Pagato il tributo per tali elementi, il film alla fine è anche relativamente noioso e ripetitivo..
Seguito ben più ambizioso di "A Meia note", con lo stesso canovaccio: Zè sopravvive e viene assolto, ma vorrebbe un figlio. E con questo piccolo pretesto, ci si lancia in una sarabanda di macabro e delirante horror low budget, culminante nell'ormai celebre sequenza a colori dell'Inferno, punto davvero alto per tutta la filmografia di Marins. Per quanto le sequenze singole siano ben più memorabili del precedente, il film complessivamente risente della mancanza di una sceneggiatura e risulta un po' più noioso. Da vedere per gli appassionati.
Ritorna Marins nei panni del cattivissimo (e orgoglioso di esserlo) Zé do Caixão. Il nucleo della trama (ridotta all'osso) non cambia di molto, con Zé sempre alla ricerca della donna perfetta. Migliora però tutto il contorno, dallo stile di regia alla fotografia (molto bello l'inserto a colori con toni baviani). Marins è cresciuto e sa decisamente meglio quello che fa. Anche con una certa perdita di istintività e qualche eccesso di melodramma, il film è meglio confezionato, più impressionante e più riuscito del primo. Per i curiosi da vedere!
MEMORABILE: Le ossessioni di Zé; L'inferno dantesco a colori, cialtronesco e irresistibile; Il finale.
Torna l'inguaribile (o quasi...) miscredente psicopatico, ormai col chiodo fisso di creare l'essere superiore, alla faccia degli inferiori che lo circondano. E' aperta quindi la caccia alla donna perfetta per lui. Purtroppo, non c'è più la novità; e nonostante il regista-protagonista resti "fedele al suo infedele"; e sfizioso personaggio, tolti i momenti sadici e deliranti, come l'inferno psichedelico, il tutto sa di protesi del capostipite. Anche qui il parco attorico che lo circonda è sul dilettantistico, evidenziando il suo indispensabile contributo. Un'occhiata la merita di sicuro.
MEMORABILE: Il ragnitest; Bruno, l'aiutante a dir poco disabile...; Uva, "spettacolo"; e maledizione; "Ti lascio nelle mani del tuo Dio".
Seconda puntata del fumettaccio superomista brasiliano. Marins conferma la qualità del capostipite giocando continuamente sul filo del ridicolo (i filosofeggiamenti sulla razza superiore), del cattivo gusto (tarantole, gobbi deformi, culturisti) e del kitsch sfrenato (la scena infernale). Gli si deve riconoscere uno stile grezzamente sulfureo e la capacità di aver creato un personaggio popolare e riconoscibile in grado di riscattare una materia filmica poverissima. Cast semiamatoriale ma, proprio per questo, perfetto per la bisogna.
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HomevideoXtron • 26/07/13 10:15 Servizio caffè - 2149 interventi
Il seguente film è uscito in Italia nel cofanetto Coffin Joe Collection Vol. 1 edito da Dynit
Audio portoghese 2.0
Sottotitoli in italiano
Formato video 1.33:1 fullscreen
Durata 1h46m05s
Extra Art gallery (fumetti), Making of Bruno, galleria dei trofei, 5 trailers, Meu destino em tua maos, O universo de Mojica Marins, interviste a: J.M. Marins, R.F. Lucchetti, Cid Vale e Rogerio Brandao