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TITOLO INSERITO IL GIORNO 29/03/07 DAL BENEMERITO ALMAYER
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Almayer 29/03/07 14:25 - 169 commenti

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L'ho trovato splendido: attori in parte (bravissimi Santamaria e Dorelli), belle locations e diversi momenti ironici che spezzano la tensione, quasi inusitati per l'Avati che conosco. La Puccini in alcuni shots era terribilmente identica alla Incontrada (che detesto) de Il Cuore Altrove. Bellissima la scena di Dorelli e Briguglia quando, alla fine della loro "performance", salgono in macchina, la mdp vira verso destra e si allarga per riprendere gli splendidi portici illuminati di Bologna. Grande jazz, ma da Avati ("Bix") è il minimo. Bello!

G.Godardi 30/03/07 19:39 - 950 commenti

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Un Avati scattante col dono del ritmo. Jazz ovviamente. Brillante e divertente per due terzi poi scatta l'amarezza cui il regista ci ha abituato da tempo. Film sulla differenza tra passione e talento, pare sia una trasfigurazione autobiografica del rapporto di Avati con l'amico Lucio Dalla. Quindi film anche sull'amicizia, metaforizzata nella figura della cometa, leit motiv di tutto il film. Bella confezione, per una volta più solare del solito. Bravi i tre protagonisti ma il meglio viene dai personaggi di contorno e da un ritrovato Dorelli. Da vedere.

Magnetti 2/04/07 11:21 - 1103 commenti

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Riuscito omaggio alla musica jazz e al fascino "musicale" di Bologna. Anche per un profano (in materia di musica) come il sottoscritto, si apprezzano le note che accompagnano l'intero film, insieme alla azzeccata nota astronomica (la cometa). Come al solito per Avati, il film è psicologicamente complesso e malinconico. Il benzinaio con talento (tromba) sopravanza nella vita il "predestinato" figlio di un musicista (Johnny Dorelli). Veramente spassosi i due spostati fratelli membri del Joy Spring Quintet, di cui uno sempre strafatto. Bel film.

Caesars 14/06/07 13:11 - 3790 commenti

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Non il miglior Avati ma pur sempre un Avati, quindi gli estimatori del regista bolognese (come il sottoscritto) saranno sicuramente gratificati, chi più chi meno, dalla visione di questo suo lavoro. Nuovamente si torna a parlare di jazz, di amicizia e di amore, che si mischiano sullo sfondo della città felsinea. Bella sorpresa ritrovare Johnny Dorelli in un ruolo di contorno (è il padre del protagonista)mentre l'interprete femminile, Vittoria Puccini, non offre una prova molto entusiasmante. Una visione la merita sicuramente.

Homesick 1/11/07 17:20 - 5737 commenti

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Avati recupera la sua ben nota passione per la musica - in passato minuziosamente rievocata in Jazz Band - e ne fa lo scenario (bolognese) per raccontare la solita storia dolceamara di sogni, delusioni e vecchie amicizie che si incrinano a causa di invidie e gelosie. I giovani attori non offrono un'interpretazione memorabile, ma non sfuggono comunque dai binari tracciati dall'abile mano del regista. Piacevole e pacato.

Galbo 2/11/07 19:04 - 12392 commenti

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Commedia piuttosto insipida di Pupi Avati, basata sull'amore per il jazz del regista emiliano. A parte le suggestive ambientazioni (domestiche per Avati) e le splendide musiche, il film prevede poco altro: storia risaputa, sceneggiatura banale, regia piuttosto anonima (Avati sa fare decisamente di meglio). Gli interpreti fanno il loro mestiere senza eccellere. La eccezioni sono in negativo la Puccini attrice quanto mai sopravvalutata e di stampo meramente televisivo e in positivo Dorelli, unico del cast a provocare un minimo di emozione.

Redeyes 5/04/08 17:02 - 2449 commenti

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Bella pellicola che ruota attorno all'amore per la musica, ma ancor più alle proiezioni che spesso inconsciamente un genitore fa sul figlio. Personaggi ben caratterizzati che non eccedono mai nella macchietta, eccezion fatta per i due fratelli e che trasmettono un salubre malessere per non esser proprio quello che gli altri si aspettavano noi fossimo. Personalmente trovo belli i dialoghi, ovviamente le musiche, ma anche le singole recitazioni.

Ciavazzaro 2/06/09 13:02 - 4770 commenti

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Dimenticabile. Peccato perché Avati è un buon mestierante del nostro cinema, ma la pellicola in questione risulta insipida e noiosa. Il cast non aiuta (salvo solo in parte Johnny Dorelli), discreto dal punto di vista tecnico, ma la storia fa acqua da parecchie parti. Peccato.

Saintgifts 5/02/10 22:46 - 4098 commenti

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Pupi Avati si rifugia ancora una volta a Bologna, ma questo è il meno. È una Bologna contemporanea, con una storiella contemporanea e tutto ciò fa a pugni con il modo di esprimersi e di pensare degli Anni Cinquanta così caro ad Avati, che fa parlare i suoi protagonisti sempre con la stessa cadenza e lo stesso tono. Questo andava bene nei primi lavori del regista bolognese che di quegli anni parlavano e tutto era in tono, anche le esagerazioni; e ci si commuoveva per le cose, ahimè, di anni ormai lontani. Purtroppo deludente.

Hackett 5/08/13 07:03 - 1867 commenti

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Pellicola dignitosa ma abbastanza ordinaria che, senza prendere il volo, contiene molte delle tematiche care al regista emiliano. L'amicizia virile, spesso tradita, le pene d'amore e la musica, mescolate a un cast giovanile azzeccato e a una colonna sonora diligente. Gradevole, per estimatori del maestro.

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Noodles 19/09/23 16:40 - 2227 commenti

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Uno dei migliori lavori di Pupi Avati degli ultimi vent'anni. Da una sceneggiatura molto buona e ordinata il regista trae il suo consueto film amaro, sempre in bilico tra commedia e dramma, e ci racconta una bella storia di tradimenti, amori, sacrifici e sconfitte. Il tema è uno dei più cari al regista, il mondo del jazz, e per chi conosce la biografia di Avati non può non vedere un che di autobiografico nella storia. Meriterebbe un voto più alto, ma la recitazione è il vero problema dell'opera. Johnny Dorelli domina su un cast modesto.

Paulaster 17/10/23 18:01 - 4419 commenti

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Due musicisti in erba cercano di sfondare creando un gruppo. Avati racconta una storia a base di jazz in cui gli approcci amorosi sono stucchevoli (compresi i dialoghi) e il racconto di un’amicizia didascalico. Scarsa l'alchimia tra i componenti del quintetto, con forzature sparse che impediscono di creare un clima intimo. Dorelli si distingue nel suo essere retrò e pieno di malinconia. Santamaria è piatto come recitazione; Briguglia è un filo meglio, evitando i discorsi per accalappiare le ragazze.
MEMORABILE: In negativo: suonare la tromba mentre fa il pieno al distributore; La lite iniziale tra i membri del futuro gruppo.
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