Death note - Film (2006)

Death Note è la trasposizione di uno dei più avvincenti e innovativi manga giapponesi del momento (in Giappone hanno già trasmesso anche l'OAV). il regista, con mestiere, riesce a mantenere un elevatissimo livello di tensione e di curiosità nel telespettatore. La trama è solida e fedele al manga se non per per alcuni aspetti che però non snaturano la trasposizione dal cartaceo. Unica nota dolente è la rappresentazione in CG di Ryuuk, a parer mio troppo "finta". Finale ottimo.

Dal bellissimo manga giapponese un film che ha tutti i punti di forza e quelli deboli delle animazioni giapponesi. Gli effetti grafici sono spettacolari anche se a volte un po' statici. I demoni, possessori del diario che può causare la morte, sono dapprima personaggio principale e via via lasciano spazio alla figura di Light, che nelle sue mania di grandezza si crede la giustizia fatta persona. Per lo snodarsi della sceneggiatura, tutta presa dalle schermaglie fra la polizia e il nuovo giustiziere, mi ricorda molto la serie americana Dexter.

Studente deluso dalla giustizia umana riceve in dono da un demone alato un quaderno con cui poter accoppare chi gli pare come e quando vuole. All'inizio, tutti cattivi doc, ma poi... Parabola manga sulla seduzione superomistica del potere assoluto che nel film trova parziale forma filmica: l'idea, tanto semplice quanto potente, è sviluppata con diligenza ma i due principali antagonisti - Kira e l'esile mangiadolci L. - nel loro aspetto da bambolotti fumettosi sembrano finti quanto il digitale Ryuuk, più buffo che repellente ma comunque più simpatico di loro.

Come gli aficionados rimembreranno, l'idea è sospettabile di commutazione da un vecchio racconto di King, ma va ammesso: la rielaborazione e il domino consequenziale ivi scatenati, con annessi crucci sulla necessità di combattere il male con un male maggiore, scimmiottante la divina giustizia, son da inchino. Certo non tutto è a fuoco o in quadro: la grana è più tele-filmica che cinematografica, la CG uno strascico di imbarazzo lo lascia, la piece tradisce qualche staticità. Ma sia pure: son nei che la forza dello script scavalca a piè pari, trascurabili pulci nel pelo di un mastino tibetano.