Buon esordio alla regia per Estes, che racconta la storia della vendetta organizzata dal fratello maggiore verso un bullo di sculo reo di aver picchiato un ragazzino. Per realizzarla viene organizzata una gita in barca durante la quale il "gruppo" avrà modo di capire che il bullo non è altro che un povero disadattato. L'avventura avrà un tragico epilogo che costringerà tutti quanti ad affrontare se stessi e a crescere. Niente di eccezionale ma un bel film le cui atmosfere ricordano Stand by me.
Togliete alle pagine di Stephen King, sull'adolescenza in provincia, l'imprinting nostalgico-crepuscolare tipico dello scrittore del Maine e quel che ne resta è la disillusa fotografia di ragazzi annoiati, allo sbando, per i quali il comandamento tragico "le colpe dei padri ricadranno sui figli" è terribilmente valido. L'esordiente Estes racconta il vuoto col vuoto, la disperazione con la disperazione, entrambi dell'atto gratuito. Ed individua nella rinuncia all'occultamento l'unica speranza, forse, per un'America disorientata.
Giochi proibiti per i ragazzi del fiume, in kinghiano ricordo di un'estate più fatale che fatata. Chi starà dalla loro parte, una volta adulti? Nemmeno loro stessi. L'infanzia è la prima esclusa dagli sconti dell'ineluttabilità e l'acqua, lungi dal purificare le coscienze, le insozza e le marca a vita. Estes mostra, dimostra e non commenta l'assioma facendo l'equilibrista su un filo di rara grazia e delicatezza, che non scongiurano il massimo grado della combustione e della disperazione. Anzi, li accent(u)ano. Risultati -soprattutto attoriali: sentiremo parlare di Carly Schroeder- al bacio.
Esordio da parte di un regista che mostra delle notevoli qualità. Incensato nei più svariati festival del globo terracqueo, il film di Estes riesce a raccontare con profondo sentimento la vicenda di sei adolescenti di una tipica provincia USA. Coinvolti in una ragazzata dai risvolti tragici, per cinque di loro inizierà un processo di devastazione psicologica che li porterà ad una decisione nettamente più grande di loro. Alcune citazioni sia nell'ambientazione fluviale (Deliverance) che nei protogonisti (Stand By Me) funzionali alla pellicola. Ottimo.
Piccolo pezzo di bravura questo film, che racconta di adolescenti Usa ma che potrebbe svolgersi dovunque. Ottima la cornice di fondo dipinta dall'esordiente Estes e la progressione degli eventi che portano un gruppo di ragazzini a crescere di colpo. Bravi anche i giovani attori che sanno calarsi negli stati d'animo più disperati/disparati e reggere l'intera pellicola: in particolare Rory Culkin (fratello dell'altro Culkin) e Carly Schroeder (Millie). Parla di ragazzi ma negli Usa è stato vietato ai minori con motivazioni demenziali... puritani!
Uno scherzo crudele ai danni di un bulletto si trasforma in tragedia per un gruppo di ragazzi in gita in barca su un fiume. Buon film che affronta con sensibilità i temi della difficoltà di confrontarsi con gli altri, di capire le loro ragioni al di là dei comportamenti esteriori, che spesso sono solo una corazza difensiva. L'adolescenza come "età ingrata", dalla quale è possibile forse salvarsi - crescendo - solo a patto di assumersi le proprie responsabilità. Bravi i giovani interpreti, suggestiva l'ambientazione fluviale, educativo il messaggio.
La punizione al bullo arrogante si trasforma in tragedia, e un gruppo di ragazzi si trova improvvisamente, come in River's Edge, di fronte alla propria fragilità e responsabilità. Duro racconto sugli anfratti dolorosi e sull’incomunicabilità nell’adolescenza: quasi una risposta acida a Stand by me con cui condivide la gita da “rito di passaggio” in suggestivi ambienti naturali, qui umidi e insidiosi, come le giovanissime coscienze scosse dall’irreparabile. La tenerezza si sposa con l’amarezza. E ogni personaggio, perfino il bullo, mostra una complessità e un’umanità oltre ogni stereotipo.
Un'intensa rappresentazione della "terribilità" dell'adolescenza, supportata da una vicenda narrativa che fa piazza pulita di certi manicheismi categorici su bravi ragazzi e bulli, visto che l'assunto del film si condensa in uno spiazzante rovesciamento di prospettiva, portandoci a scoprire che il teppistello di turno non solo è il più sensibile e complesso del gruppo, ma è la vera vittima dei ragazzini perbene che vogliono farsi giustizia. Una lezione per tutti, che ognuno apprenderà a suo modo con la massima durezza.
Estes omaggia i cult generazionali degli anni '80 (come dichiara lo stesso sugli extra del dvd) e si vede: su tutti Stand by me e I ragazzi della 56° strada (un Mechlowiz sconvolto rapina un mini-market, ma non è Matt Dillon). Il lavoro del regista è buono e alla fine si prova un grandissimo dispicere per come va a finire la gita sul fiume. Amaro e ottantiano.
In uno scenario di incontaminata bellezza naturale, un gruppetto di adolescenti è protagonista di un dramma che li segnerà per sempre. Con efficace spontaneità, i protagonisti (davvero bravi) sono ben diretti in un’opera che riesce ad avvincere creando uno stato di tensione gradualmente crescente. Stupisce la quasi totale assenza degli adulti componenti le famiglie, intervenuti solo a cose fatte: ragazzi, in sostanza, lasciati allo sbando. Menzione di merito per la colonna sonora.
Nella topografia dell'immaginario americano, il fiume è luogo totemico e identitario, nutrito di letteratura e cinema. L'esordio di Estes declina il torrente in flusso di coscienza, che riversando nei gorghi della colpa travolge i residui d'innocenza: gravido di disincanto post 11/9, scansa gli stereotipi addizionando elementi per amore di complessità e nutre nella costruzione delle premesse un clima di sospensione fatale che cattura. Estes perde la messa a fuoco nella definizione delle conseguenze, traducendo lo sconcerto adolescenziale in una elaborazione troppo adulta. Da vedere, comunque.
Un gruppo di ragazzi decide di vendicarsi di un bullo portandolo con l'inganno a una gita in barca. Non ci sono superstar in questo film ma tante facce pulite che rendono la storia alquanto verosimile. La cosa che lascia interdetti è la facilità con la quale il Male può impadronirsi dei nostri cuori soprattutto nel branco. C'è tanto spazio per la riflessione anche se i personaggi alla fin fine non sono approfonditi più di tanto. Neppure l'acqua così limpida può lavare la sozzura di un istinto animale che allontana dalla ragione.
Una spedizione punitiva, sproporzionata rispetto alle cause, volge subito in tragedia sfuggendo di mano al gruppetto di adolescenti in gita sul fiume. Al di là delle considerazioni di ordine etico che il bullismo da una parte e l'impeto di vendetta dall'altra possono suscitare (ma la cosa non può essere marginale nel valutare il senso di questa vicenda), il film si fa apprezzare per una certa cura formale (specie negli esterni) e per la direzione dei giovani attori francamente notevoli, ma lo spessore psicologico delle reazioni prima e dopo l'irreparabile appaiono piuttosto incolori.
Un bullo (con qualche problema) subisce una vendetta per i suoi comportamenti. Il tema è ricorrente nelle scuole americane e stavolta si cerca di dare più di una sfumatura. La ricerca dell'amicizia si scontra con le scarse situazioni familiari e alla fine vince la pressione del disagio. Qualche buon momento nella fase centrale, sottotono l'ultima, fin troppo buonista considerata comunque la prima fase preparatoria del piano. La discesa nel fiume ha un certo fascino naturalistico, non sfruttato invece il suo lato sinistro.
MEMORABILE: Il gioco della verità; Il taglio sulle dita, abbastanza da immaturi; La solita fuga in Messico.
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Zender ebbe a dire: Eh eh, le sedici foglie di palma in locandina qualcosa vorran dire... Sì anche se qualcuno sulle foglie di palma ci marcia sopra.. a volte sono festival sconosciuti dove accattano di tutto.
Rebis ebbe a dire: Film che ho puntato da tempo ma ancora non sono riuscito a vedere... Mi aspetto una cosa alla Stand By Me o giù di lì...
Ha un budget molto inferiore quindi aspettati fotografia meno patinata e 2-3 location. Ma il tutto è condito bene ed è reso vitale da un cast notevole di giovani attori. Una storia col giusto equilibrio tra fanciullesco e malsano, con la figura, quasi tragicomica, del ciccione che è il baricentro della narrazione.