Papillon (Steve McQueen) e Luis Dega (Dustin Hoffman) sono rinchiusi in un penitenziario della Guyana Francese. I loro vari tentativi di fuga li porteranno a scontare tremendi periodi di isolamento, fino alla deportazione nella colonia penale dell'Isola del Diavolo. In formissima e al di là di ogni lode i due attori protagonisti. Il film, pur lunghetto, si vede con passione. Un inno alla ricerca della libertà.
Film che deve molto all'ottima prova dei due interpreti principali: Steve McQueen e Dustin Hoffman. Basato su una storia vera il racconto è molto interessante ed avvincente ma è penalizzato da una regia un po' pesante che non riesce a dare il giusto ritmo all'azione. Rimane comunque un buon esempio di cinema da vedere.
Di questo film cerco di non perdermi nessun passaggio in tv! È strepitoso. Certamente datato, ma di un fascino quasi unico. Nonostante la lunghezza si arriva alla fine senza fatica alcuna. Steve McQueen stupefacente, ed un bravissimo Hoffman. Notevoli particolarmente nelle scene da anziani. La fuga, poi, è un momento bellissimo, crocevia del non darsi per vinto Mai, ma pure del finir soggiogato dal fato avverso. Capolavoro.
Film francamente sopravvalutato, frutto di un'operazione commerciale piuttosto furba: un libro di successo, un regista molto professionale, scenari esotici e un cast "garantito"; il tutto per un puntuale successo al botteghino. In realtà il film, pur ottimamente realizzato, risulta piuttosto freddo ed artificioso, di una lunghezza eccessiva ed a tratti piuttosto noioso. Da salvare l'ottima prova dei due protagonisti. Datato.
Epocale film "di fuga" in cui tutto funziona bene, dalla sceneggiatura ai due mostri sacri che interpretano i ruoli principali. Forse nel finale si dilunga eccessivamente ma la storia è così interessante che la cosa non disturba poi molto. Memorabile McQueen in uno dei suoi ruoli più belli. Apripista di tanti cloni a venire che non hanno mai avuto però la stessa forza.
C’era una volta la colonia penale francese della Guyana: storia di una vergogna nazionale attraverso la vicenda di due carcerati fra sevizie e tentativi di fuga. Il respiro lungo del film (forse un po’ troppo lungo) serve a dare epicità alla piccola vicenda di un’evasione. E ci riesce abbastanza bene, complici l’intreccio fra l’ambientazione lussureggiante e le crude condizioni di sopravvivenza. Ottimo il livello degli attori su cui primeggiano in modo stratosferico Steve McQueen e Dustin Hoffman. Da vedere.
Tratto da una storia vera, è uno dei più famosi prison-movie di sempre, nobilitato dalle ottime prove attoriali di Steve McQuenn e Dustin Hoffman e corroborato da una buona regia (del sempre bravo e professionale Shaffner) e da un montaggio piuttosto serrato (nonostante una certa lunghezza) che lo rende un film molto avvincente e riuscito. Sicuramente da vedere.
La storia (vera) di questi due prigionieri che maturano una profonda amicizia e tentano ripetutamente di evadere è appassionante, anche grazie alle grandi capacità degli attori protagonisti. Sicuramente è diretto e gestito molto bene: le scene nelle celle di isolamento sono davvero asfissianti, così come le sequenze finali sono particolarmente degne di lode. Ma la lentezza complessiva del film e l’eccessiva durata possono mettere a dura prova lo spettatore.
Tratto da un libro famoso e da una storia vera, il film racconta la prigionia e i propositi di fuga di due uomini molto diversi fra loro, rinchiusi su un'isola al largo delle coste del Sudamerica. Nonostante la professionalità dei due protagonisti il film, che pure avevo visto con molte aspettative, non decolla mai. È molto lungo e l'interazione dei due pressochè unici attori in scena perdono presto mordente, anche perché l'aria è quella di un prodotto troppo confezionato, non molto autentico.
Prison movie, si capisce. Ma se metti una location suggestiva, una fotografia all'altezza, due attori di calibro, una storia vera, il gioco diventa perfetto. Un mio vicino di casa l'avrebbe definito filmone, io condivido. Avvincente, avventuroso; agghiaccianti le sequenze del delirio di papillon dovute al prolungato isolamento, quando oramai è a un passo dalla morte e si rivede fantasma. La colonna sonora è bellissima. Il finale dovrebbe essere visionato un giorno al mese dai mariti insodisfatti.
La storia di due detenuti nelle prigioni della Guyana francese, del loro legame e dei loro tentativi di fuga divengono occasione per un film di denuncia. Scene crude, dure e ostili trasmettono lo sgomento che deriva dall'assistere alla mortificazione dell'essere umano nel corpo e nella mente. Notevole l'interpretazione degli attori protagonisti che riescono a dotare i personaggi di uno spessore psicologico non scontato da cui deriva un salto di qualità di tutto il film. Forse perde di intensità a causa dell'eccessiva lunghezza.
MEMORABILE: I detenuti che catturano le farfalle con il retino. La maestosità e la forza di una natura tropicale sincera e selvaggia.
Due gran bei personaggi: un monumento alla caparbietà quello di Steve McQueen, atipico quasi serafico quello di Hoffman con occhialoni d'ordinanza. Poi, diversi stilemi dei prison-movie e una storia portata all'estremo della resistenza umana. Eppure, a rivederlo appare terribilmente datato e lungo, la seconda parte è pesantina, l'unico episodio che fa veramente palpitare è quello dell'isolamento.
Gara di bravura tra Hoffman e McQueen, vinta da quest'ultimo, più che altro perchè lo si vede di più, grazie a tutta la parte (la migliore) in cui è in isolamento e alla fuga, il chiodo fisso di McQueen (Hoffman a McQueen "Cosa vuoi?". "Una barca". "Sono stato sciocco a chiedertelo". Come già si sarà capito, è soprattutto l'eccessiva lunghezza a penalizzare il film, che parte piuttosto bene (l'avvicinamento in nave), continua su alti livelli (la vita quasi impossibile nella prigione lager) e perde colpi dopo l'evasione, mettendo a dura prova la pazienza dello spettatore. Comunque, riuscito.
MEMORABILE: Hoffman: "Ti conosco, sei Papillon. Hai persino avuto il cattivo gusto di dire al pubblico ministero che saresti evaso per uccidere anche lui".
Enciclopedia del men in prison, grandioso inno alla libertà come motore capace di tenere in vita un uomo e avventura mirabolante in mezzo ad una natura austera e impenetrabile. Papillon è tutto questo, un film potente e imperioso che una levigata qua e là in alcuni punti tutto sommato pleonastici avrebbe reso perfetto. La copiosa durata rimane lo stesso funzionale nel far capire quanto sfibrante sia stata l'epopea personale del fuggitivo più importante della storia del cinema, incarnato magistralmente da McQueen. Fantastico pure il commovente Hoffman.
MEMORABILE: La ghigliottina; la comunità di lebbrosi; l'intera parte finale sull'isola con Papillon invecchiato e malconcio e Dega sull'orlo della follia.
È realizzato con abbondanza di mezzi tra loro ben organizzati e non gli manca qualche sequenza e situazione cruda adatta a questo genere, ma non riesce a trasmettere la tensione emotiva di altri grandi film carcerari, come ad esempio Fuga da Alcatraz, Il miglio verde e Le ali della libertà. Non gli giova la diluizione temporale e si adagia su un ritmo troppo comodo. Il primo tentativo di fuga ha come sottofondo la bella musica dal balletto “Faust” di Charles Gounod. ***
Avevo letto diverse recensioni positive su questo film e la presenza di due attori di così alto livello mi ha portato a vederlo. Confesso di esserne rimasto molto deluso: ottima la prova recitativa dei due protagonisti, ma per il resto due ore e mezza di noia assoluta. Da vedere solo se non si riesce a dormire; potrebbe rivelarsi un ottimo sonnifero.
Da una (dubbia) autobiografia di successo, un film altrettanto baciato dalla fortuna, grazie alla trama ricca d'avventure, le belle ambientazioni naturali, il carisma del protagonista tosto e fiero - vero asso nelle fughe cinematografiche - affiancato per l'occasione da Hoffman occhialuto ed ironico . Tuttavia, accanto ai meriti spettacolari, si deve mettere in conto la lunghezza davvero eccessiva ed il ritmo in più punti lasco con episodi di scarso significato, che inficiano il valore complessivo di un film buono ma assai sopravvalutato.
MEMORABILE: Le teste esposte fuori dalle celle di isolamento - il discorsetto della superiora del convento di Santa Marta: una cara persona....
Solido film di cassetta, nonostante la lunghezza. Le vicende narrate in un libro autobiografico (peraltro mescolando le esperienze dell'autore con quelle di alcuni compagni di prigionia) divenuto bestseller prima francese e poi mondiale, le affascinanti ambientazioni e le interpretazioni di alto livello (grandissimi i due protagonisti) colpiscono in modo molto efficace. Da vedere. Con calma, ma da vedere.
MEMORABILE: Papillon si sveglia: tutti i nativi sono scomparsi.
La partenza, il viaggio, l’inferno della prigionia, la fuga, l’isolamento in condizioni disumane: Papillon è tutto questo, ma anche e soprattutto il racconto di un’amicizia e il travaglio di un uomo. Alcune scene sono memorabili (l’evasione, le suore...), Steve McQueen è Dustin Hoffman sono una garanzia. Purtroppo il finale è un po’ frettoloso: dopo aver descritto nel dettaglio molti passaggi della vicenda, il racconto della liberazione finale viene affidato a poche righe prima dei titoli di coda.
Anche se il film non vinse alcun Oscar, il grande successo di pubblico e l’aura da capolavoro settantiano l’ha consegnato alla storia come uno dei classici del cinema statunitense e, in effetti, le interpretazioni di McQueen e di Hoffman danno valore aggiunto al forte racconto carcerario composto di sofferenze e cancellazione della dignità umana secondo i secolari dettami della detenzione punitiva (oltre che dal romanzo da cui il film è tratto). Lento nello svolgimento ma consono ai canoni di quel tempo.
Film epico, sempre un piacere da rivedere. Non è solo un'opera che narra le incredibili evasioni di Papillon, ma anche un film di avventura e uno splendido omaggio alla vera amicizia. Straordinari Steve McQueen e Dustin Hoffman, che si dimostrano due fuoriclasse. Memorabile.
MEMORABILE: Il protagonista che per sopravvivere mangia scarafaggi.
Capolavoro interpretato da un grande Steve McQueen. Nonostante la durata impegnativa la pellicola scorre tutt'oggi con una discreta disinvoltura regalando momenti davvero da storia del cinema. Impossibile non ricordare alcune scene durante l'isolamento del prigioniero, l'amicizia che lo lega al personaggio interpretato da Dustin Hoffman fino al commovente finale. Pellicola senza tempo, che riempie il cuore.
Tratto dal romanzo omonimo e autobiografico di Henri Charrière, Papillon racconta i continui tentativi di evasione dalla tremenda prigione situata nella Guyana Francese. I due protagonisti (McQueen e Hoffman) sono formidabili. Le fughe di Papillon, così come le scene che lo vedono costretto all'isolamento, difficilmente si possono scordare. Una storia vera raccontata con coinvolgimento e un inno all'indomita ricerca della libertà.
La spinta inesauribile dell'uomo verso la libertà non conosce ostacoli e non si riduce invecchiando. Potrebbe essere sintetizzato così il senso di questo lungo (148') film, ben ambientato e altrettanto ben condotto da Da Schaffner. Ottimi colori e movimenti di macchina. In alcuni casi diventa un po' ridondante e prolisso, ma in ogni caso è un buon film, che si vede volentieri anche più di una volta. McQueen e Hoffman sono su livelli altissimi. Convincenti e ispirate come sempre le musiche di Goldsmith.
La "biografia" da cui il film è stato tratto era già una quasi certezza di successo, gli interpreti scelti per il film hanno tolto il quasi e il successo è stato pieno. Naturalmente si avverano anche tutte le aspettative: le interpretazioni sono eccellenti e la spettacolarità esotica dei luoghi fa da sfondo a tutti gli avventurosi travagli di Henri Charrière (Steve McQueen). Poteva essere più bilanciato nel gestire la lunghezza, sacrificando qualcosa durante lo svolgimento per un finale meno tirato via. Ancora gradevole la visione.
Dal romanzo omonimo e autobiografico del francese Henri Charrière, la fedele ma lunghissima trasposizione statunitense del grande Schaffner, che affronta le vicende carcerarie del presunto uxoricida Papillon e del suo amico falsario Dega, ottimamente interpretati da due mostri sacri come McQueen e Hoffman. La questione sulla veridicità del "modus operandi" della colonia penale della Guyana fu oggetto di infinite critiche sia del libro che del film, ma non inficiarono sulla riuscita del film, sul quale però pesa un po' di noia qua e là.
Fiammeggiante capolavoro schaffneriano, "prison movie" di fiabesca ferocia mista a poesia (l'impossibile e bellissima fuga finale), pregno di crudeltà (le esecuzioni, le costrizioni subite da McQueen), che sfocia nell'horror (gli onirismi incubotici zombeschi, l'uomo "iguana"), nel favolistico (la comunità delle suore), nel lercio putridume della realtà (le luride prigioni) sino a lambire l'esotic movie (McQueen e l'indigena) e l'adventure (le rocambolesche fughe di McQueen). Suggellano questa magnifica sinfonia schaffneriana lo score goldsmithiano e l'abbacinante fotografia koenekampiana.
MEMORABILE: "Ma voi siete morti"; Il terrificante onirismo zombesco; Anthony Zerbe devastato dalla lebbra; Il galeotto infoiato verso il giovane prigioniero.
Un’opera che resta impressa nella mente e sulla pelle per svariate ragioni. La prima e senza dubbio la più importante è rappresentata dalle interpretazioni di Steve McQueen e Dustin Hoffman, davvero eccezionali e incredibilmente calati nei loro ruoli. Al resto pensa Schaffner che imbastisce uno spettacolo di rara crudezza cinematografica, non esplicita e violenta nel sangue, ma sicuramente efficace e diretta come un pugno allo stomaco nel rappresentare la difficile condizione dei prigionieri. Una volta visto non si dimentica facilmente.
MEMORABILE: "Maledetti bastardi... sono ancora vivo!"
Monumentale trasposizione di un romanzo autobiografico di successo, che non è solo il racconto di un’evasione, o la denuncia della disumanità delle carceri della Guyana francese, mostrata nella sua brutalità, ma anche simbolo dell’insopprimibile istinto di libertà. La ricostruzione di Schaffner, che può contare sulla ben assortita coppia McQueen-Hoffman, è accurata, lussureggiante, a tratti appesantita da cadute di ritmo che comunque non rendono meno coinvolgente la vicenda.
MEMORABILE: "Maledetti bastardi... sono ancora vivo! "
La tremenda storia della colonia penale nella Guyana francese, raccontata e diretta in maniera impeccabile dall'ottimo Schaffner. Un film che nonostante una certa lunghezza avvince lo spettatore grazie alle varie peripezie affrontate dai due mostri sacri protagonisti di questo capolavoro. Scene raccapriccianti ma anche una buona dose di umorismo sono gli ingredienti basilari di uno dei migliori esempi di cinema d'avventura.
Se visto dopo aver letto il bellissimo libro di Charrière rischia di deludere: della storia del carcerato Papillon (reale o romanzata che fosse) qui c'è davvero poco. Oggi va ritenuto invece un bel film avventuroso, per quanto per certi aspetti datato (per quel che riguarda il ritmo soprattutto). Le interpretazioni di Hoffman e McQueen comunque sono di alta classe e valgono da sole la visione. Niente male.
Una bella storia, una coppia d'attori fenomenale e una regia solida assicurano un buon film, ma niente di più. Pur essendo una pellicola che non mira a rendere i suoi protagonisti verosimili, facendo piuttosto leva sul tema della libertà, qui troppo spesso ci si dimentica che i personaggi in questione sono a tutti gli effetti dei prigionieri. Schaffner, infatti, conferisce agli ottimi McQueen e Hoffman caratteristiche quasi esclusivamente positive, rendendo il tutto poco credibile, compreso il vero messaggio del film.
Film d'epoca, ispirato a una storia vera, divenuto iconico grazie alla presenza di due mostri sacri come Hoffman e McQueen, che interpretano due galeotti francesi alla Cayenna. Le ambientazioni esotiche, oltre alle prove dei due protagonisti, costituiscono il punto di forza della pellicola, mai noiosa grazie a una trama movimentata e a ottimi comprimari, che rendono al meglio la sofferenza dei forzati. Peccato invece per certe incongruenze narrative e per alcuni errori marchiani nel trucco.
Meravigliosa parabola sull'incoercibilità della natura umana in cui un uomo innocente insegue il suo sogno di essere libero fino all'ultimo (libero come la farfalla che ha tatuata sul torace), sebbene venga continuamente ostacolato (e tradito da gente insospettabile). Valido il cast (gara di bravura tra McQueen e Hoffman), si rivede con piacere nonostante la durata imponente e ha un finale commovente che per certi versi lascia con l'amaro in bocca. Il miglior film di genere carcerario.
MEMORABILE: Il bellissimo tema principale di Goldsmith.
Hoffman e McQueen offrono un saggio di recitazione che ben si fonde tra le celle e le catene luride della prima parte, ma manca di un affondo più deciso nella seconda - dove la narrazione si posiziona in territori aneddotici ed "hollywoodiani". Un'odissea carceraria dai toni liberatori ben calibrati e una regia rassicurante che si esalta solo negli spazi stretti e risulta poco ispirata in quelli esotici. Tra blatte, lebbrosi e noci di cocco Charriere/Papillon trasporta il suo corpo nelle colonie equatoriali francesi, ne "misura il grado di civilizzazione" e gli sopravvive.
MEMORABILE: La trasformazione di Papillon durante l'isolamento di due anni; L'evasione; Le lacrime di Hoffman nel finale.
Cult del genere carcerario. Forse leggermente invecchiato nei ritmi e nelle scene d'avventura, anche se poi il sapore vintage fa piacere. Bravissimi i protagonisti McQueen e Hoffman, che sottolineano nella loro prova il valore dell'amicizia. Regia sapiente e aiutata dalle ambientazioni. Durissima critica al sistema carcerario con episodi violenti e umilianti. Un po' troppo lungo, il ritmo a volte si perde in scene trascurabili. Finale notevole, metaforico.
MEMORABILE: Ghigliottina; La testa di McQueen che esce dalla botola della cella; Gli scarafaggi; Devil's Island; McQueen invecchiato; "Sono ancora vivo!"
Tratto dall'omonimo romanzo autobiografico. Film carcerario abbastanza claustrofobico ma non angosciante e che ha nella prolissità la sua nota negativa: quasi due ore e mezza sembrano eccessive. Non mancano le scene violente. Steve McQueen convincente ma lo è di più Dustin Hoffman, che risulta anche simpatico. Discreta la colonna sonora, così come la fotografia.
Film coinvolgente, straziante e perfetto. Menzione d'onore a Steve McQueen e Dustin Hoffmann indimenticabili protagonisti: senza di loro nulla avrebbe senso. Denuncia spietata e agghiacciante di un sistema carcerario votato alla distruzione fisica e mentale dell'individuo cui miracolosamente riesce a sottrarsi Papillon, il cui anelito di libertà è trascendentale e assoluto. Nulla piega la sua umanità, la sua assurda fiducia negli umani, il suo genio che conduce al tentativo di fuga finale apparentemente impossibile. Violento, tenero, commovente, imprevedibile... cioè meraviglioso.
MEMORABILE: Maledetti bastardi, sono ancora vivo!!!
Della prova di McQueen in questo film non sì può che restarne scossi, e continuare a pensarci per giorni, con immagini indelebili nella mente. La voglia prepotente, insaziabile, dirompente di libertà che lo spinge ai comportamenti più estremi è un vero inno alla vita, all'umanità, là dove veniva scientemente offesa, umiliata. Faro importante sulle condizioni dei detenuti nelle colonie penali francesi, "Papillon" rimane uno dei più iconici prison-movie di sempre, con (in)evitabile remake. Commovente finale con "l'orbo" Dustin Hoffman.
Un condannato nella colonia penale della Guyana francese cerca di evadere. L’attenzione è data al valore della libertà, anche se tutto fa presagire solo a una lotta per la sopravvivenza. McQueen fa il duro come al solito, ma è da apprezzare per le fasi della prigionia, in cui si mostra decisamente credibile. Hoffman è un filo accentuato, data la situazione coercitiva e la frattura al piede. Indovinato l’uso parsimonioso delle musiche (utili alla bisogna) e il silenzio ambientale che fa concentrare sulla vicenda. Più convenzionale la fase della fuga, quasi da film di avventura.
MEMORABILE: McQueen con la testa fuori dalla cella; I cinque passi; Il dente; Il lebbroso; Sulla zattera.
NELLO STESSO GENERE PUOI TROVARE ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE:
Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT):
Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ:
Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICA:
Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Io l'ho visto proprio l'altra sera, ma alla fine ero talmente stremato dalle quasi 3 ore di pellicola che non avrei notato nemmeno se il sommozzatore fosse stato seduto sulla zattera, con canna da pesca, al fianco di McQueen.
La durata è un pò stremante, ma a conti fatti è l'unico difetto che ho trovato al film. Tra l'altro io l'ho registrato e riguardandolo ho dribblato le pubblicità ! :)
Trovato!!!!!!!
Si vede proprio benissimo in maniera eclatante: il fatto di non accorgersene alla prima visione è naturale perché il finale è effettivamente di grande emozione e si sta a guardare altro, cioè Papillon finalmente libero. Ma c'è!
Ecco il video su YouTube: http://www.youtube.com/watch?v=mDVSILONmxc Al minuto 3:20 la sagoma del sommozzatore è molto visibile, e non è un riflesso del "canotto" come potrebbe sembrare all'inizio. Lo vedete anche voi?
DiscussioneZender • 10/03/10 08:29 Capo scrivano - 47728 interventi
Segnalo che il mio commento inserito ieri sera è sparito. Lo riscrivo.
DiscussioneZender • 6/01/12 16:18 Capo scrivano - 47728 interventi
Ma come? Non mi risultano casi di commenti spariti nel nulla. Posso pensare che tu abbia sbagliato nell'inviarlo, che sia successo qualcosa in quel momento lì. Non ho cancellato nessun commento né si segnalano casi di commenti appena scritti e scomparsi. Magari incagliati sì (poi li disincaglio io), ma spariti... Poi Xamini è pure via fino a domenica...
MusicheAlex75 • 10/08/18 17:19 Call center Davinotti - 709 interventi
Il vero Henri Charrière non vide mai il prodotto finito: presenziò alle scene girate in Giamaica, ma si spense a causa di un cancro ai polmoni nel luglio del 1973, pochi mesi prima che il film venisse montato e fatto uscire nelle sale.