La guerra dei fiori rossi - Film (2006)

La guerra dei fiori rossi
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Titolo originale: Kan shang qu hen mei
Anno: 2006
Genere: drammatico (colore)
Regia: Yuan Zhang

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 27/01/07 DAL BENEMERITO XAMINI
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Xamini 27/01/07 14:31 - 1252 commenti

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Non siamo nati per essere soldati, cantava un mio amico. Questo film parla di ribellione e disobbedienza dagli occhi di un bambino in un asilo nido. Lo fa usando la prospettiva di una telecamera sempre ad altezza bimbo; le relazioni tra bambini sono autentiche, naturali, non sembrano recitate. La simbologia soggiacente funziona e si serve anche della fotografia (i colori smorti dell'asilo contro quelli accesi in esterno). Un film con un chiaro messaggio, ma lento e pesante, semplice e noioso.

Dillinger 6/04/07 10:53 - 22 commenti

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Film totalmente incentrato sulla vita di un asilo infantile nella Cina, che cerca di inquadrare i piccoli in un meccanismo comportamento/premio che qualche volta, però, trova degli eversivi che si oppongono. Si potrebbe leggere come un'accusa alla società cinese fortemente gerarchizzata e liberticida, sopratutto nelle idee. Colpisce la naturale promiscuità in cui insieme vivono, dormono, mangiano e persino vanno in bagno, distante dalle nostre dicotomie cattoliche. Sarebbe piaciuto al grande Comencini.

Flazich 19/07/08 22:50 - 669 commenti

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Il contrasto e la dura vita della Cina comunista vista attraverso gli occhi di un bambino rinchiuso in asilo. I bambini devono rispettare una rigidissima disciplina e, giornalmente, verranno giudicati dalle insegnanti con dei fiori rossi. Fiori rossi che il bambino vedrà addosso anche ai soldati della "grande" repubblica popolare cinese. Ottimo esempio di piccolo grande cinema, metafora complessa e dai mille risvolti del comunismo.

Sibenik 26/09/09 16:43 - 90 commenti

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Gradevole pellicola ambientata in un asilo concenttualmente molto vicino all'orfanotrofio. Il film è basato sulla vita quotidiana di un bambino cinese che non riesce ad ambientarsi in un contesto, dove i comportamenti umani sono valutati attraverso assegnazione e sottrazione di fiori rossi. Vado oltre alla pura pellicola, definendola utile metafora del comunismo cinese, un fenomeno che forse non è stato capito fino in fondo, ottenebrati come siamo dalle potenzialità economiche di questo nuovo mercato.

Pinhead80 20/11/10 12:01 - 4760 commenti

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Il sistema scolastico della scuola dell'infanzia in Cina. Ovviamente è un modello culturale completamente distante dal nostro e questo si comprende benissimo nella prima parte, piacevole e divertente, oltre che a essere interessante da un punto di vista conoscitivo. Nella seconda parte, però, il film diventa più pesante da seguire, con elementi di una certa oniricità che si rivelano dispersivi e poco comprensibili. Il voto è dato dalla media tra queste due parti. Gli insegnanti un'occhiata dovrebbero darcela.

Pigro 22/12/11 08:48 - 9668 commenti

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Una sfida riuscita quella di realizzare un film in mezzo a bambini di 4 anni, in un vecchio collegio cinese, dove il racconto del piccolo ribelle (un bravissimo attore in erba) si intreccia con la semplice osservazione incantata di quei pargoli così incredibilmente spontanei. Il lavoro rimane però a questo livello di limbo ambiguo tra pseudo-documento e narrazione esemplare (la ribellione infantile che rimanda alla nascente rivoluzione maoista) senza riuscire a fare un qualche salto che riesca a dare spessore. Ma un certo fascino lo trasmette.

Galbo 23/01/14 15:36 - 12395 commenti

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Metafora dell'individualismo contro la massificazione collettiva del socialismo, La guerra dei fiori rossi è una dolorosa e veritiera testimonianza filmata di un'epoca, e nello stesso tempo un documentato atto di accusa contro la negazione della libertà. Il regista descrive bene l'ambiente e può contare su un bravissimo piccolo protagonista anche se non sempre riesce a trovare la (difficile) leggerezza della narrazione. Merita la visione.

Kinodrop 3/03/14 17:01 - 2951 commenti

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Uno sguardo sulla Cina del '49 attraverso la quotidianità in un asilo infantile, scandita da azioni ritualizzate nell'arco delle 24 ore. Tra i tanti bambini e bambine che seguono di buon grado i ritmi dell'insegnamento e del gioco, spicca il carattere più difficile di Qiang che rifiuta le regole della piccola comunità, finendo per essere isolato. Stupisce la naturalezza dei piccoli protagonisti che quasi nasconde la regia e fa trasparire il mondo fantastico dei bambini. Bella fotografia, ma musica troppo sinfonica (tipo Mahler) estranea al tema.
MEMORABILE: L'assalto notturno al "mostro" maestra; La cacca a comando collettiva.

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