Merendino parte terza, ovvero, la riconferma di uno degli autori più geniali, talentuosi, personali e originali venuti alla luce negli anni '90 (un vero peccato che da noi sia ancora così colpevolmente semisconosciuto).
Come un plot all'apparenza banale (la solita pianificazione di un colpo milionario che potrebbe cambiare la vita miserabile dei protagonisti in meglio) del più trito e ritrito "rapina movie" diventa, sotto l'ottica merendiniana, qualcosa di completamente diverso, che scardina le regole del genere, per sfociare in un "gangster movie" nerissimo, furioso e stilizzato, abitato da perdenti e animali metropolitani e facce patibolari ben poco raccomandabili.
Già dall'incipit (la fuga di Dexter per gli isolati di una Los Angeles ben poco turistica) mette già subito in chiaro lo stile del suo regista (camera a mano, montaggio epilettico) e la preparazione al colpo sonda la psicologia dei personaggi (da una parte la banda capeggiata da James Russo che non vuole far male a nessuno, dall'altra quella di Patrick Gallagher, spietata e crudele), fino allo scoccare della mezzanotte, dove succederà di tutto e di più.
E proprio quì Merendino si scatena (dopo un assaggio di una testa fatta esplodere con un colpo di pistola a bruciapelo nell'abitacolo dell'automobile, che pare omaggiare
Maniac), in un parapiglia violentissimo e ferocissimo, dove si salvano in ben pochi in una mattanza sanguinosa che risparmia quasi niente e nessuno.
Sparatorie che nulla hanno a che vedere con le poetiche romantiche johnwooniane, ma devastanti colpi in arrivo in viscerali attimi ultrasplatter (toraci aperti da fucilate, abbondanti schizzi ematici), e sorprendenti quanto inaspettate beffe del destino (l'arrivo improvviso del camion sulla strada) che stravolgono i pronostici e lasciano a bocca aperta, non lasciando nessuna via di scampo.
Almeno due grandi pezzi di regia (e quì, signori, salta fuori di che pasta è fatto messere Merendino, se ce ne fosse ancora il bisogno di rimarcare le sue talentuose doti narrative) sulla fine tragica di due dei protagonisti coinvolti nella notte di fuoco e sangue
SPOILER
Il doloroso e struggente incidente in auto, sul ponte, di Emily Lloyd
La drastica scelta di Rod Steiger così simile a quella di Steel nel
Giorno degli zombi
FINE SPOILER
Merendino, poi, chechissàcomehafatto, riunisce un cast pazzesco per un "rapina movie" a basso budget ma messo su con un'incontenibile furore
Lo sprezzante e sordido boss di Rod Steiger (disgustoso il massaggio ai piedi) che le bastano pochi secondi per stare in scena e essere uno dei più grandi attori della sua stazza
Il simpatico imbroglione italiano di Fabrizio Bentivoglio che svetta sugli altri (da antologia la sua truffa andata a male nello stanzino del videonoleggio porno)
La Ashley Laurence di
Hellraiser mogliettina inquieta
L'inglesina tutto pepe Emily Lloyd in una fuga rocambolesca on the road che manco
Thelma e Louise
Un Gary Busey untuoso, volgare e cinico che nessuno vorrebbe mai come datore di lavoro (squallidissime e di certo realismo le scene girate in fabbrica dove lavora Russo, che dove lavoro io, a confronto, sembra Gardaland)
Esai Morales nei panni di un "sicario" spietato e senza scrupolo alcuno
Patrick Gallagher tra i più psicopatici e pericolosi capo gang apparsi in un noir
Merendino è Merendino, e in un momento storico cinematografico dove (quasi) tutti si accodavano alla corte di sua maestà Quentin Tarantino scimiottandone lo stile, lui se ne andava per la sua strada, mettendo in piedi un heist movie atipico, notturno e disperato, senza eroi o spacconate tamarre, ma intinto in un realismo cupo e dettato dalle regole dileggiatrici di un destino oscuro e imprevedibile.
Dopo aver smontato il thriller da discount con
Hardrive, aver dato una sua personalissima versione del
Repulsion polanskiano con
Un duro bastardo e prima del tributo all'amato stile punk di
Fuori di cresta, Merendino si cimenta , a modo suo, nei meandri del "gangster movie" scardinandolo dall'interno a favore della sua ottica estrosa e inusitata (nonchè pessimistica).
Bellissima la canzone sui titoli di coda dalle sonorità francofone e di grande suggestione la panoramica sul locale con sottofondo lo score dai riverberi da "musica sacra" di Peter Leinheser.
Merendino và riscoperto al più presto possibile, ormai tra i miei autori di culto a prescindere.
Note a margine, il fratello di James Russo che, all'indomani di una vita a bighellonare che rischia di metterlo sulla cattiva strada, deve andare a lavorare in fabbrica, non poteva farmi tornare alla mente il destino di Bo & Roy in uno dei miei film della vita,
I ragazzi della porta accanto.
L'unica critica presente su IMDB sottolinea la presenza, nel corposo cast, di Joe Dalessandro. Peccato che Dalessandro, nel film, non ci sia proprio.