Lovers - Film (2017)

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Insolito film a episodi che gioca con ambizione sulla riproposizione degli stessi quattro attori, i quali cambiano personaggio ad ogni segmento mantenendo tuttavia sempre il medesimo nome (Federico, Giulia, Andrea, Dafne). Se vi si aggiunge che l'ultimo episodio si riaggancia al primo chiudendo il cerchio, si capisce quanto sia evidente il tentativo di andare oltre la semplice commedia per addentrarsi in territori mai troppo esplorati dal nostro cinema. Già l'ambientazione bolognese, piuttosto presente, regala un flavour originale che subito si riverbera nella recitazione singolare, ricercatamente monoespressiva di Federico (Nucera), incaricato dalla sua azienda di comprare la libreria che rappresenta...Leggi tutto l'unico ostacolo alla creazione di un supermercato. La proprietaria, Giulia (Mannino), non accetta di vendere ma comincia con il giovane una relazione. L'amico d'infanzia di questi, intanto, Andrea (Reggiani), perde il padre (Marescotti, quinto elemento a ritornare in alcuni episodi) e tenta di conquistare la collega Dafne (Bello). Iniziamo qui a comprendere il modo singolare di approciarsi alla sceneggiatura di Matteo Vicino, che occupandosi anche della regia (nonché di montaggio e musiche) si prende ogni responsabilità sulla riuscita del film. Senza individuare spunti particolarmente innovativi per le sue storie, varia tentando un approccio non banale, talvolta sorprendente ma che forse anche per il desiderio di stupire rischia di farsi spesso inconcludente. E la recitazione (per quanto nel complesso discretamente apprezzabile, senza eccezioni) non sempre aiuta, sottraendo freschezza ai personaggi col risultato di apparire artefatta e artificiosa quanto il film. Nell'episodio successivo, che continua senza stacchi col precedente lasciandoci per un attimo interdetti nel rivedere le stesse facce (con gli stessi nomi!) truccate in modo differente, Federico è collega di Giulia in un negozio di articoli sportivi. Lui la ama, lei è decisamente meno coinvolta e quando Andrea, un amico di Federico, le propone di partecipare a un suo cortometraggio, accetta con atteggiamento malizioso facendo subito montare in Federico la gelosia. Intreccio particolarmente scontato che tuttavia trova terreno fertile in dinamiche già ampiamente note al nostro cinema che lo rendono se non altro più svelto e comunque interessante. Marescotti, qui, è il direttore del negozio: i suoi rari interventi riportano il tutto in ambiti da commedia classica; quelli a cui sfugge il terzo episodio: Federico è un fisiotrerapista ed è Giulia, la sua fidanzata, ad essere questa volta gelosa (ribaltando quindi immediatamente i ruoli), con Dafne e soprattutto Andrea più sullo sfondo. Personaggi non particolarmente indovinati per una modesta ripresa di quanto visto prima. Con l'ultimo e più lungo episodio si approfondisce il rapporto tra Federico, scrittore di talento ma spiantato, e Andrea, ammirato deejay che tramite il proprio agente (Marescotti) lo assume come ghostwriter per un nuovo libro. Federico, invidioso, scrive un libro ricercatamente orrendo ("L'uomo che amava l'amore"!) ottenendo però a sorpresa grande successo. La vicenda meno credibile ma anche quella più ricca di notazioni gustose, con Giulia e Dafne decisamente sullo sfondo. L'omogeneità dell'opera, garantita da tempi rallentati a tratti faticosamente recuperati, è garantita da uno stile personale identificabile che però si traduce in un impatto a volte imbarazzato, dall'apparenza più dilettantesca di quanto non sia. Un po' per l'evidente carenza di budget, un po' per la recitazione non scadente ma piuttosto annacquata, priva di grinta, l'impressione che lascia è quella di un'opera riuscita solo parzialmente, minimale e raramente incisiva, a tratti azzeccata ma impalpabile, che non va da nessuna parte azzardando più strade senza imboccarne mai nessuna con decisione, figlia di un certo cinema para-autoriale cui manca la sostanza che riesca a dare consistenza vera al raccontato. Racchiude i difetti di tanto cinema velleitario indipendente italiano evidenziandone comunque alcuni pregi da non sottovalutare. Costantemente in bilico tra dramma e commedia, veleggia in un limbo poco identificabile, a fasi alterne magnetico e seducente.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 9/04/20 DAL DAVINOTTI
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Bubobubo 13/04/20 18:20 - 1847 commenti

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Quattro personaggi in cerca d'identità, quattro variazioni narrative sul canovaccio della commedia d'amore fra tradimenti consumati e sospettati, litigi, gelosie, vendette simboliche e fisiche. L'operazione di Vicino, pluripremiata all'estero, è più interessante del previsto, specialmente nella prima metà, in cui spiccano l'assoluta inespressività emotiva di Federico (Nucera) e lo splendido volto da sfinge di Dafne (Bello). Irrisolto invece il terzo episodio (nonostante il bello spunto iniziale) e un po' forzato nella sua circolarità l'ultimo.
MEMORABILE: Le tattiche diaboliche di Federico (Nucera) nei confronti della libraia Giulia (Mannino) nel primo episodio.

Victorvega 15/08/21 11:09 - 502 commenti

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Certamente sconta la ricerca ostinata dell'originalità, il tentativo di ergersi a una dimensione autorale senza averne del tutto le possibilità, ma in ogni caso è un film da valutare positivamente. Non si può più essere originali ai giorni nostri, ma è qui visibile lo smarcarsi dagli schemi canonici per proporre qualcosa di nuovo. Le storie sono banali, lasciano stupiti per la loro inconcludenza, eppure è evidente una certa freschezza, qualità maggiore dell'insieme. Bologna non è solo location casuale, è "personaggio", mentre Nucera ha la stessa faccia (richiesta) per tutto il film.

Galbo 4/05/22 20:15 - 12392 commenti

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Il regista Matteo Vicino illustra varie declinazioni possibili dell'amore attraverso un racconto circolare e personaggi diversi affidati agli stessi attori. Illustrazione originale e ambientazione bolognese efficace perché mostra angoli suggestivi di una città non troppo "battuta" dal cinema. Il tono del racconto è però troppo algido, non tutte le storie sono egualmente interessanti e alcuni attori non troppo in parte. Rimane tuttavia una forma di racconto originale e meritevole di visione.

Belgazzara 29/12/21 14:10 - 27 commenti

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Amore, amicizia, invidia, gelosia di quattro millennial si incrociano in quattro episodi collegati da un gioco divertente: gli interpreti non solo sono sempre gli stessi, ma i loro personaggi hanno sempre gli stessi nomi. Ne risulta un disorientamento che non è solo astratta bizzarrìa formale ma anche veicolo inaspettato per andare in profondità. Vinta questa scommessa, non tutto rose e fiori: direzione e recitazione scolastiche (per quanto i quattro giovani siano tutti bravi), una Bologna bellissima ma troppo da cartolina, monotonia che passa per minimalismo. Comunque da vedere.

Ira72 28/02/22 10:34 - 1313 commenti

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I punti di forza, stranamente, coincidono anche con i punti deboli. Se, infatti, da un lato la narrativa è particolarmente originale, è altrettanto vero che non spicca mai il volo. Se gli interpreti risultano comunque centrati nei propri ruoli, è comunque palpabile una mancanza di guizzo in una recitazione talvolta monocorde. Nell'insieme è un film apprezzabile e consigliabile, ma sarebbe bastato quel qualcosa in più (forse anche solo un po' più di esperienza del regista) per elevarlo a un buon lavoro nostrano.

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