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TITOLO INSERITO IL GIORNO 24/03/20 DAL BENEMERITO COTOLA
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Cotola 24/03/20 14:34 - 9052 commenti

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L'incipit è quanto di più chiaro e politico ci possa essere. E di politica ce n'è tanta in questa pellicola di Bonello che fa alternare sullo schermo classi sociali agli antipodi tra loro. Il discorso sul tradimento della Rivoluzione francese è interessante, ma non nuovo. C'è tanto di già visto sia per le istanze politiche che porta avanti, sia dal punto di vista cinematografico: a questo proposito le reminiscenze craveniane sono lapalissiane e, perché no, anche quelle tourneriane. Risaputo e, per certi versi, incompiuto, ma comunque con un suo perché.

Bubobubo 14/06/20 14:40 - 1847 commenti

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Mai banale né nella scelta dei temi né tantomeno nella prospettiva adottata per affrontarli, il cinema di Bonello si confronta con le concrezioni del neocolonialismo culturale, di un passato costellato di piaghe, trasfigurato dalle narrazioni di potere dei secoli successivi, che finisce per sovrapporsi a un presente gravido di minacce. Così l'approdo in un collegio femminile elitario e l'iniziazione identitaria della giovane haitiana Mélissa si legano strettamente alla storia arcana della sua terra, al vissuto del nonno zombie e della giovane zia mambo. Film politicamente potente.
MEMORABILE: Fanny (Labeque) si rivolge alla mambo Katy (Milfort) per risolvere le sue pene d'amore, ignorando la potenza oscura del rito voudun.

Daniela 18/12/20 01:28 - 12670 commenti

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Nel film si intersecano due storie, separate da un lungo arco temporale: la prima racconta di uno haitiano zombificato e costretto a lavorare come schiavo nei campi, la seconda si incentra su una sua discendente accolta come studentessa in un esclusivo college femminile parigino. In questa dicotomia stanno i pregi ed i limiti di quest'opera ambiziosa, che riesce ad essere apologo cristallino di un percorso di emancipazione sociale ma diventa confusa ed anche più banale nella parte di ambientazione moderna. Visto l'intrigante prologo, a prevalere al termine è una certa delusione.

Reeves 19/06/23 00:11 - 2224 commenti

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Gli zombi nella storia e nell'attualità di Haiti. Bonello propone un cinema di lotta sociale e di denuncia dello sfruttamento, ma soprattutto è capace di raccontare in modo sorprendente e mai retorico le contraddizioni e i problemi di un posto che potrebbe essere un paradiso ma che si rivela invece un inferno dei vivi. Sembra dire: passano le generazioni, ma i problemi cambiano solo in apparenza.

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  • Curiosità Daniela • 18/12/20 01:57
    Gran Burattinaio - 5928 interventi
    LA STORIA DI CLAIRVIUS NARCISSE 
    Il film si ispira alla vicenda di Clairvius Narcisse, un haitiano dichiarato morto nel 1962 a seguito di un'improvvisa malattia. Nel 1980, ossia diciotto anni dopo la sua sepoltura, un uomo si presentò alla sorella di Narcisse, dicendo di essere stato drogato, ridotto in uno stato di morte apparente e poi, una volta dissepolto, costretto a lavorare come schiavo, incapace per lungo tempo di avere una propria volontà.
    L'identificazione come Narcisse venne confermata da oltre 200 testimoni.
    Del suo caso si interessò un antropologo canadese. Wade Davis, che scrisse un libro dal titolo The Serpent and the Rainbow, in cui si parlava di riti voodoo e di zombi a Haiti.
    Dalla storia di Narcisse e dal libro di Davis ha tratto ispirazione Wes Craven nel film Il serpente e l'arcobaleno. 
    Altre notizie su Narcisse si trovano qui oppure nei numerosi filmati presenti su youtube in lingua inglese e francese. 
    Sul libro di Wade Davis, di cui non esiste una traduzione in italiano, si può leggere qui (lingua inglese).