Spacciata dall'allora Fininvest per la prima telenovela italiana (!), trattasi in realtà di una fiction di rara banalità con un cast mediocre in cui si salvano, anche se solo in parte, la Omaggio (alla quale il ruolo della donna senza scrupoli calza a pennello) e le belle musiche di Amedeo Minghi. male invece la Nano, che recita per tutto il tempo con un filo di voce e l'espressione da martire stampata in viso. Finale da sceneggiata napoletana. Irritante.
Fabrizio Costa HA DIRETTO ANCHE...
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La serie fu una delle primissime girate in elettronica. Si girava con tre telecamere in contemporanea per cui una scena che durava diversi minuti (tre o quattro come minimo) veniva girata in tempo reale in quei minuti senza stacchi, consentendo di girare una media di dieci, quindici minuti al giorno; I contratti degli attori, infatti, prevedevano che gli attori dovessero memorizzare dialoghi per consentire quel minutaggio giornaliero. A Cinecittà i set erano costruiti nei teatri 3 e 4 contigui e le scene, che erano state costruite in modo che con poche modifiche potessero cambiare, consentivano di spostare le riprese agilmente da un teatro all'altro, e così finite le riprese in un teatro, la sera si spostavano telecamere e la cavistica nel teatro attiguo mentre in quello in cui si era appena finito si trasformava nel set successivo e così via.