Nel segno del thriller: alternativamente a Sanremo
Ottimo thriller che parte come un poliziesco (la sparatoria , con una gang di rapinatori, nella fabbrica), per poi dipanarsi in visioni prenotrici alla
Occhi di Laura Mars con puntate nell'onirismo stile
Dream Lover (i sogni erotici, stile Playboy, della Kensit, già dall'intrippante incipit) per poi concludersi in un tesissimo finale dalle abili battute violente di lotte corpo a corpo, ammanettamenti alla balaustra, portefinestre e tavolini sfondati e fulminanti eliminazioni (
Ti stai sbagliando stronzo e BANG).
La professionalissima regia di Bonniere non sbaglia un colpo, tra indizi e indiziati, colpi di scena, sospetti e sospettati, corna , delitti e doppi giochi, regalando momenti davvero degni di nota (la feroce zuffa femminea dai sapori craveniani tra la Kensit e la Crosby) e Andrew McCarthy dona il suo faccino per bene alla stregua dello psicopatico perfetto, che non ci pensa su due volte a eliminare anche una bambina (gustosa, poi, la scena beffarda della pistola caricata a salve).
Lo script non si discosta dalla convenzionalità di questo (de)genere di film, ma Bonniere (come Douglas Jackson o Robert Malenfant) sà come girare un thriller, rispettandone tutti i meccanismi e le regole, alimentando la suspence e la tensione, fino all'esplosivo finale dai sapori slasher.
Tostissima la poliziotta coriacea della Kensit (in uno dei suoi ruoli migliori) , dove Bonniere la accarezza già a inizio film, quando si alza dal letto dopo il sogno erotico e si mette gli scarponcini (e quando indossa i sandaletti con il tacco troppo stretti, per recarsi ad un party serale, i piedini le fanno male) che si innamora dell'indiziato numero uno a proprie spese.
Altro momento cult è il video che McCarthy mostra alla Kensit imprigionata alle manette, dove se la spassa con la Crosby (c'è un nudo quasi integrale della Rachel di
Cimitero vivente, che credo sia controfigurato) con tanto di mascherina per i giochi erotici.
Niente di nuovo sotto il sole del brivido straight to video, ma diretto con mano ferma e sicura, senza sbavature, che svolge il suo compito egregiamente, dando allo spettatore di questo genere di film ciò che cerca.
C'è pure un labile fil rouge fiabesco (la stanza della bambina, i sogni premonitori, a scuola di danza, la bimba nascosta nell'armadio, il "principe azzurro" bello ricco e...assassino senza scrupoli).
Non malaccio la cover del film, con la Kensit appoggiata sul cuscino come la Heather Langenkamp in quello di
Nightmare (di cui
Dream Man non ha nulla da spartire, nemmeno gli sprazzi onirici eroticheggianti).
Chi ama questo tipo di thriller "usa e getta" potrebbe gradire.