Durissimo e spietato interno nel tristemente famoso campo dei sterminio.
Prima della lista spielberghiana, Young mostra tutto l'orrore e la disumanità della follia nazista, con la deportazione e l'internamento degli ebrei (da incubo il treno che entra a Auschwitz-Birkenau e lo smistamento che ne consegue) in una discesa all'inferno che raggiunge vette, a volte, insostenibili.
Pestaggi, umiliazioni, esecuzioni, frustate, fango, lavori forzati inumani, i continui ordini urlati in tedesco, gli arti artificiali che fanno macabra mostra di sè nel disadorno e squallido stanzone degli oggetti appartenuti agli ebrei reclusi-ora di propietà del Reich-, forni crematori sempre in funzione, la mostruosa pulizia dei forni dopo che hanno "bruciato i corpi", l'allucinante sequenza delle "docce" iniziale, rivolte che finiscono nel sangue, impiccagioni, croci di David marchiate a fuoco sulla fronte, i corpi nudi , tremanti e insanguinati, cataste di cadaveri ammassate sui carretti, estenuanti e massacranti marce dove chi non ce la fa viene freddato sul posto a colpi di pistola, un'orchestrina composta da deportati che suona ininterrottamente nel campo, il braccio femminile (le sequenze più crude) dove spiate, infamate, terribili punizioni corporali sono all'ordine del giorno (ci si vende per un tozzo di pane, si rubano gli zoccoli delle compagne di prigionia, le donne gravide rischiano di finire nella sezione di chirurgia sperimentale).
La maestria di Young sorvola nelle efferatezze più esplicite (i corpi degli ebrei ardono nei forni, e il rossore delle fiamme infernali si rispecchia sui volti terrorizzati di chi ha l'ingrato compito di ripulirli), ma la cupezza, l'angoscia e l'impronta apocalittica si stampano per tutta la pellicola e il regista torna a narrare con crudezza e rigore "documentarismo" dopo
Esecuzione al braccio 3
Il pugilato come unica possibile salvezza (sollazzare gli ufficiali delle SS) in incontri di crudo e selvaggio realismo (chi perde finisce direttamente nella camera a gas) e la speranza (i russi sono alle porte) diventa flebile fiamma di vita in mezzo a un orrore che sembra non avere mai fine.
Straordinaria la sequenza della fucilazione notturna tra fuochi di bivacco, mentre (a montaggio alternato) un travestito diverte gli alti ranghi del Reich (una sequenza simile c'era anche in
Saigon) e feroce il momento in cui Dafoe viene trascinato giù dalle scale battendo continuamente la testa sugli scalini.
Chiusa finale lancinante, che assume i tratti di un allucinato post atomico.
La follia del maggiore Rauscher, il suicidio del sottoposto quando ormai la Germania ha le ore contate, "
prima vengono i topi, poi i pidocchi, poi venite voi".
Tratto dalla storia vera di Salamo Arouch, campione olimpico greco di pugilato, internato ad Auschwitz e prodotto dal produttore di
Platoon, nonchè primo film girato realmente ad Auschwitz-Birkenau (Young racconta anche un'anedotto-riportato sul numero di Ciak di Marzo 1990, dove fu presentato con il titolo provvisorio di
Il trionfo dello spirito, per il film del mese,-dove la gente che faceva visita al campo di concentramento, si vide alcune comparse vestire da soldati delle SS e scoppiò il panico, rassicurandoli poi con la famosa frase "craveniana" E' SOLO UN FILM, E' SOLO UN FILM).
Glaciale Hartmut Becker nel ruolo del maggiore nazista Rauscher e sono rimasto flashato dalla bellezza di una soldatessa delle SS (tale Dorota Bialy-Wieczorek), con vaghe somiglianze a Heather Langenkamp, che presiede la punizione corporale di Allegra (Wendy Gazelle) frustata, nuda, nel mezzo del campo, perchè ha tentato di rubare una coperta ad una compagna morta.
Agghiacciante il cinemino che proietta la propaganda nazista con la figura del Führer e le piazze di Berlino in delirio.
Straziante (come il film, del resto) il commento musicale di Cliff Eidelman.
Effetti speciali di trucco del nostro Pier Antonio Meccacci.
Il miglior film di Young dopo
Oltre ogni limite
Doloroso e spesso opprimente, ma necessario per non dimenticare.