Liberté - Film (2019)

Liberté
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Titolo originale: Liberté
Anno: 2019
Genere: drammatico (colore)
Note: Presentato al XXXVII Torino film festival nella sezione TffDoc/Desiderio.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 3/12/19 DAL BENEMERITO COTOLA
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Cotola 3/12/19 23:32 - 9009 commenti

I gusti di Cotola

Desadiano è l'aggettivo più pregnante per l'ultima fatica di Serra. Lo è nella filosofia, nell'adesione al libertinaggio e nel suo conseguente spirito cupo e disperato. E come nelle opere del divin marchese, presto spunta la noia. E non potrebbe essere altrimenti, tra lungaggini, assenza di montaggio, ripetuti coiti e minzioni (queste ultime non simulate!), frustate, gemiti e così via. Sicuramente c'è anche del metaforico, con quella notte quasi perpetua. Con un suo perché se volete saperne su quanto scritto sopra, ma andava tagliato di una quarantina di minuti.

Blutarsky 6/12/19 18:42 - 360 commenti

I gusti di Blutarsky

Opera desadiana fino al midollo sopratutto nel rapporto con lo spettatore che deve compiere un atto di profondo masochismo per arrivare in fondo alle due ore e passa di durata del film. Come le pile nei giocattoli l'eros non è incluso nella confezione, sostituito da una sequela di scene erotiche di uno squallore sconfortante che in più di un momento ricordano una versione desadiana di Cinico Tv. Pochi dialoghi, musiche inesistenti, senza una vera storia e senza un senso, se non nel suo essere una prova di resistenza filmica alla noia da superare.

Buiomega71 15/10/22 01:45 - 2901 commenti

I gusti di Buiomega71

Una notte perenne, col sottofondo ininterrotto del canto dei grilli, si trasforma in una messa nera sadiana nelle mani greenawayane di Serra. Libertini dalle fattezze mostruose (e attrezzati di emblematici e enormi falli posticci), sgradevolezza negli amplessi (sopratutto omosessuali), ragazze legate a un albero e irrorate di latte, frustate, voyeurismo di laida consistenza e il continuo e perpetuo ravanar di pacco (con masturbazioni maschili non simulate). Affascinante nel suo incedere nei meandri oscuri della libido dove, però, non mancano la noia e un po' di spocchia autoriale.
MEMORABILE: Il libertino, monco di un braccio e dal volto deforme, che si bea di una "pioggia d'orata" mentre si tormenta a sangue il moncherino cronenberghiano.

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  • Discussione Buiomega71 • 8/12/19 21:05
    Consigliere - 25934 interventi
    Giudico de Sade il più grande scrittore mai esistito (per me imprescindibili Le 120 giornate di Sodoma, La filosofia nel boudoir, La nouvelle Justine ma soprattutto e davanti a tutto Juliette o la prosperità del vizio, che giudico il suo capolavoro).

    Questo film mi odora di umori scelleratamente sadiani, sento riverberi di I misteri del giardino di Compton House meets Salò, e di tutto quello cerco in un film (surrealismo, perversioni sessuali di ogni risma, il bosco di notte ad incorniciare il tutto e di più).

    Il trailer mi infervora ancor di più (la donna legata all'albero cosparsa di latte)

    Per ora non esiste il dvd (in nessuna parte del globo).

    Attenderò (im)paziente un'uscita home video imminente, di qualsiasi paese e longitudine.
    Ultima modifica: 8/12/19 21:06 da Buiomega71
  • Discussione Capannelle • 16/01/21 14:50
    Scrivano - 3487 interventi
    Un applauso a Bluto per il commento "Come le pile nei giocattoli l'eros non è incluso nella confezione"
  • Discussione Cotola • 17/01/21 19:18
    Consigliere avanzato - 3842 interventi
    @ Capannelle

    Hai avuto il coraggio di cimentarti nella visione? 
  • Discussione Capannelle • 17/01/21 19:44
    Scrivano - 3487 interventi
    Cotola ebbe a dire:
    @ Capannelle

    Hai avuto il coraggio di cimentarti nella visione? 
    No e non lo farò ahahah, passavo per caso.
    Devo dire che il riferimento di Bluto calza a pennello a molti film del genero erotico che mancano di sostanza e originalità.

  • Discussione Cotola • 17/01/21 19:57
    Consigliere avanzato - 3842 interventi
    Hai perfettamente ragione: spesso i film cosiddetti erotici sono depotenziati del loro contenuto più pregnante.
    Quanto a Bluto, la sua notazione è una vera chicca. Credo che ancora mi stia maledicendo per averlo portato a vedere questo film al Torino film festival. Credo che non si fiderà mai più di un mio consiglio cinematografico  ;)
  • Discussione Buiomega71 • 15/10/22 10:32
    Consigliere - 25934 interventi
    Facile accostarlo al Salò pasoliniano (che Serra omaggia nella momento in cui il libertino che assomiglia a Victor Buono, armato di canocchiale, tra i cespugli, si mette a rimirare le azioni scellerate e parafiliache dei suoi simili), che nelle mani greenawayane di Serra diventa una sadiana messa nera girata tutta di notte, in un bosco dimenticato da Dio, con il solo canto dei grilli sullo sfondo (alternato a fruscii di fogliame, di mugolii lussuriosi e di grida di dolore), con inquadrature fisse, campi lunghi estenuanti e i libertini che si muovono tra gli arbusti, sempre infoiati, in un continuo e ininterrotto ravanar di pacco (con masturbazioni maschili non simulate).

    Affascinate nel suo incedere decadente verso i meandri oscuri della libido e della perversione, dove il voyeurismo domina incontrastato, tra sgradevolissime attenzioni omosessuali (sopratutto), vergate e frustate a sangue, ragazze legate ad una pianta e irrorate dal latte, tronchi usati come godemiche, pissing (anche questa pratica non simulata), omicidi, bianchi sederi femminili ispezionati con certosina cura e lo spuntar del giorno che tutto cancella, dirada i notturni spettri dell'oscenità, come se fosse stata una notte fiabesca di scelleratezze ectoplasmatiche, in una potente e vibrante immagine quasi vontreieriana.

    Se la spocchia autoriale di Serra diventa, a volte, fastidiosa, e la noia fa spesso capolino (per ben 132 minuti si assiste alla monotonia di una foresta nera foriera di pansessualità), al regista spagnolo il plauso di aver mostrato i libertini come dei veri e propri freak, esseri spregevoli dalle fattezze mostruose, che fan sembrare il Valletti un damerino.

    Quello gigantesco e baffuto che pare il sosia di Victor Buono, Helmut Berger vecchio decrepito che non si regge in piedi, un gemello di Stefano Dionisi tanto perverso quanto viscido, un'orrendo ceffo da galera che gira per tutto il film con un emblematico e gigantesco pene di pezza legato alla vita e ne prova godimento a farselo maneggiare o a usarlo come spugna per spalmare di latte la vittima femminile, ma sopratutto il libertino più raccapricciante (senza uso di make-up, un attore non professionista che fa parte dell'entourage di Serra) con il volto che sembra devastato dall'acido, gli occhi fuori dalla testa, senza un braccio, che si bea nell'onanismo (nella scena cult/extreme del film) di copiose "pioggie d'orate" sia femminili (gran momento) che maschili, mentre si tormenta a sangue (con un forchettone) il moncherino, che assume i raccapriccianti tratti di una pseudo/creatura cronenberghiana dotata di vita propria.

    Poi è tutta un'infernale sequela di peni mosci e carne olezzosa e flaccida, dove si passa da un'albero all'altro, di una portantina all'altra, disquisendo di libertinaggio (in tedesco, in francese e anche in italiano), senza soluzione di continuità, in un miscuglio allucinato che sta tra la veglia, il sonno, l'incubo, l'irritazione, l'apatia e l'ipnotismo (potrebbe anche essere l'ultimo, estremo, atto finale prima della fine dell'umanità. dove l'uomo, una volta perso tutto, si getta negli istinti più bassi).

    Esteticamente ammaliante (costumi, trucco e parrucco e la fotografia in notturna di Artur Tort), disgustoso per quanto riguarda i suoi scellerati protagonisti (al contrario divine le donne, anche loro possedute dal demone sadiano del libertinaggio, valga per tutte la Madame che si fa vergare con violenza le candide natiche), che mette a dura prova lo spettatore (e non solo per le parafilie, perchè il sesso, o l'erotismo,, così come inteso ai più, non è contemplato, e quì Serra tratteggia perfettamente le coordinate del divin Marchese), in un equilibrio che sta tra la fascinazione del male e la mattonata d'autore.

    Resta comunque un senso di laidezza e di decadente marciume e , senza tanti orpelli o stucchevolezze, Serra, tutto in una notte e nel bosco oscuro, è riuscito a fermare il tempo, trasportando l'incauto spettatore negli umori rancidi e nelle selve cupe del XVIII secolo.

    Senza mezze misure, prendere o lasciare (sia per contenuti-fondamentale amare gli scritti di De Sade-e narrazione sospesa, fuori dal tempo e dallo spazio, che scavalca le regole della convezionalità).

    Ottimo il dvd francese della Blaq Out (purtroppo senza sub di sorta, ma solo con la lingua d'oltralpe, a parte il dialogo tra un libertino e Helmut Beger in un impacciato italiano , dove entrano a forza i sub francesi), rigorosamente uncut, della durata effettiva di 2h, 12m e 05s
    Ultima modifica: 15/10/22 14:15 da Buiomega71