Anni cinquanta. Ad Africo, paesino dell’Aspromonte, i cittadini chiedono a gran voce di poter costruire una strada. Non trovando l’appoggio del sindaco s’ingegneranno autonomamente, seppur ostacolati da un malvivente locale. Pellicola discretamente realizzata, con un’accurata ricostruzione ambientale di un'Italia estremamente arretrata. A livello di interpretazioni ci siamo, con un sempre ottimo Marcello Fonte e una brava Bruni Tedeschi (più in ombra Rubini), ma il film non va oltre una certa schematicità, lasciando un senso di incompiutezza.
Cripto-fiction che si avvale di bellissime ambientazioni e di un soggetto tutto sommato suggestivo ma che si sfilaccia progressivamente fino a un finale che accusa il colpo della totale mancanza di climax di tutta la parte precedente. Edulcorato nella descrizione dei suoi personaggi e tecnicamente non privo di imprecisioni, si lascia comunque seguire con discreto interesse. Bruni Tedeschi meno irritante del solito, decorativo Fonte, macchiettistico Rubini.
Un film dignitoso per la linearità del racconto, gli sfondi ambientali e alcuni inserti riflessivi interessanti ma che, privilegiando un registro narrativo vagamente favoloso, non scava adeguatamente nella durezza della realtà sociale evocata. Il peso dei drammi di una comunità calabrese di metà Novecento viene allora come alleggerito e sfumato: manca un senso forte di coralità, si respira solo a tratti l’odore greve della fatica, della rabbia, del dolore. Alla fine, ci si sente un po’ troppo in un set più che nell’illusione di una vita vera: quella che un film dovrebbe alimentare.
La vergognosa situazione di un paesino dell'entroterra calabrese narrata con garbo e verità da Calopresti che si avvale di un'ottima ambientazione e un cast nel complesso appropriato. La narrazione appare abbastanza veritiera nonostante un finale forse troppo frettoloso. Poetico Fonte, non troppo in parte la Bruni, bravi Colella e Leonardi e lievemente teatrale Rubini. Nel complesso un buon film che offre uno spaccato italico del secondo dopoguerra.
Praticamente la storia dell'infanzia del produttore Fulvio Lucisano (che infatti appare nel finale) raccontata con delicatezza e grande partecipazione da Mimmo Calopresti, anche lui proveniente da quelle parti. Un film che dimostra quanto il cinema italiano sia ancora debitore nei confronti del neorealismo. Buono il cast, in particolare Leonardi e Rubini, un po' fuori ruolo Elisabella Gregoraci.
Mimmo Calopresti HA DIRETTO ANCHE...
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