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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Celebrato esempio di political drama in forma thriller (quindi molto moderno, nella sua concezione), IL REGNO mette in scena il convulso muoversi del suo protagonista in reazione alla scoperta, da parte della giustizia, dei loschi intrallazzi del partito per il quale lavora ad alti livelli. Nella Spagna del 2007, vicende poco chiarite di mazzette intascate trattenendo parte dei fondi europei destinati alle operazioni portano a contrasti accesi tra i vertici che, di fatto, eleggono proprio lui (De La Torre) come capro espiatorio cui far pagare anni di malapolitica.

Quel che più colpisce, rispetto alla norma dei film costruiti sull'argomento, è la chiara decisione di tenere al...Leggi tutto di fuori della vera sfera d'interesse dello spettatore la reale entità e consistenza delle truffe, la struttura stessa degli affari di cui si parla. Già nei primi dieci minuti si capisce poco o nulla, come se le parole si confondessero in un chiacchiericcio indistinto durante una cena organizzata con tutta evidenza dagli appartenenti a un'entità della quale ancora nulla si sa: è "il regno" del titolo, il vertice di un partito di cui per l'intera durata non viene specificata la direzione politica, l'appartenenza a un qualsivoglia ramo governativo... Tutto diventa secondario rispetto a ciò che il regista punta a comunicare, ovvero l'ansia di una situazione che minuto dopo minuto si fa più grave, moralmente insostenibile. Non conta nulla non solo di quale tipo di forza politica si stia parlando ma nemmeno di come il suo potere abbia agito nei confronti dei concussi. Si preferisce non specificare nulla che non possa essere riconducibile a operazioni facilmente trasferibili in ogni ambito che preveda un rapporto di connivenza tra potere e imprenditoria.

Il denaro sopra ogni cosa insomma, con un sistema automatico di difesa che prevede la distruzione dei documenti e il pronto ricatto nei confronti di chi sa e nasconde per proteggersi. E' quello che fa anche il nostro Manuel Vidal, sul set praticamente in ogni scena, unico punto di vista attraverso il quale leggere la vicenda, ritmata da una colonna sonora efficacissima ed elettronica ideale per far salire la tensione anche nelle fasi di passaggio. Tecnicamente il film ha indubbie qualità, la recitazione non solo di De La Torre consente di dare la necessaria credibilità a quanto si racconta, ma ai margini resta la godibilità, il non sapere di cosa realmente si stia parlando; il poterne verificare solo gli effetti sui diversi personaggi svilisce una comprensione globale dell'ambiente nel quale ci si muove costringendoci a concentrarci solo sugli scontri, i rapporti di amicizia e collaborazione, il risentimento nei confronti di chi comincia sempre più a pensare a se stesso mentre di pari passo il partito si disgrega andando rumorosamente in pezzi.

Filmati segreti, chiavette fondamentali, documenti da ritrovare, agende nere... ma soprattutto un eccesso di verbosità che rende pesante cercare di seguire una storia comunque spiegata in modo frammentario e talora astruso. Le urla, gli scatti d'ira, gli scontri a muso duro... una tecnica fin troppo abusata nel campo (anche dagli americani) che però sembra qui non essere sostenuta da una costruzione solida. E il film - comunque ricco di qualità evidenti - finisce col lasciare poco e appassionare ancor meno, nonostante in tema di solito si raggiungano ottimi risultati in tal senso. Sarà anche colpa delle due ore e dieci, spese a volte in divagazioni che poco si capisce cosa aggiungano...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 11/09/19 DAL BENEMERITO DIGITAL POI DAVINOTTATO IL GIORNO 31/01/23
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Digital 11/09/19 14:50 - 1257 commenti

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Manuel, stimato ma anche corrotto politico, per cercare di coprire un collega di partito entrerà nell'occhio del ciclone, finendo per far emergere le sue malefatte. Corruzione, doppiogiochismo e sotterfugi della politica sono il sale di questo film che spara le sue cartucce migliori nella parte finale, ove la tensione cresce esponenzialmente. Ricco di dialoghi (forse troppi) e con una parte centrale nella quale il ritmo tende a rallentare eccessivamente, trova in Antonio de la Torre la sua freccia più acuminata (attore di gran talento). Buono.
MEMORABILE: La sequenza del tamponamento della macchina; la disperata ricerca dei compromettenti documenti.

Daniela 17/12/19 09:17 - 12672 commenti

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Affermato politico locale che da anni conduce speculazioni ed intasca soldi pubblici si trova al centro di un'inchiesta giudiziaria, col rischio di diventare il capro espiatorio di un partito pieno di gente simile a lui... Film spagnolo che ricorda il cinema italiano di una volta, quello impegnato e grintoso delle Mani sulla città. Non raggiunge le vette del capolavoro di Rosi perché l'obiettivo è sempre puntato sul protagonista, lasciando il quadro generale troppo sfumato, ma è un film politico teso, avvincente ed ansiogeno come un thriller. Ottima la prova di Antonio de la Torre.

Galbo 10/01/20 17:53 - 12399 commenti

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Un’indagine su un politico locale spagnolo rivela un vasto sottobosco di corruzione. I retroscena sporchi della politica in un film iberico che descrive la dissoluzione di una carriera e di una persona in un crescendo di tensione degno del miglior cinema di impegno sociale. La sceneggiatura e la regia si focalizzano sul protagonista lasciando (volutamente?) in ombra il contesto e affidandosi all’eccellente interpretazione di uno dei migliori attori spagnoli, Antonio de la Torre in un’opera che rivela il carattere transnazionale del malaffare.

Beffardo57 12/01/20 09:08 - 262 commenti

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Politico rampante beccato con le mani sporche di marmellata e prontamente scaricato da compagni di partito non certo più puliti, cerca di sfangarla compromettendo tutti. All'inizio si capisce poco, poi il quadro si chiarisce, mentre il ritmo resta adrenalinico ma i toni divengono progressivamente sempre più cupi e ansiogeni. Avvincente, con un notevole protagonista e un coro di comprimari adeguati.

Nicola81 3/02/20 10:46 - 2862 commenti

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Le intenzioni sono lodevoli e la denuncia della corruzione politica senza appello (emblematica l'intervista che chiude il film), ma il film può dirsi riuscito solamente in parte: le due ore si sentono, la verbosità pure e ad alcuni fasi abbastanza ansiogene ne seguono altre eccessivamente stiracchiate. E poi tutto ruota eccessivamente attorno al protagonista, andando a discapito di un quadro generale che avrebbe meritato un più ampio approfondimento. Bravo de la Torre, rivedibile il resto del cast.

Kinodrop 24/12/20 18:56 - 2957 commenti

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Quando Manuel si rende conto di rischiare di essere il capro espiatorio di una vicenda di corruzione economico-politica di alto bordo, cerca di correre ai ripari per non rimanere il solo ad essere schiacciato. Dalla Spagna un dinamico tentativo di cinema impegnato in cui, salvo alcune parti tirate un po' per le lunghe, riannoda tutti i fili sospesi in un finale teso e stringente. Protagonista quasi unico un de la Torre sempre più esagitato e deciso, molto abile in un ruolo bifronte di affarista rampante che vorrebbe farsi giustiziere rimuovendo però le sue dirette responsabilità.
MEMORABILE: Il tentativo maldestro di incastrare "un socio" col registratore; L'incursione alle 4 di mattina per recuperare i documenti; L'incidenti a fari spenti.

Bubobubo 5/07/21 20:58 - 1847 commenti

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Sono sempre difficili da inquadrare i film di Sorogoyen, originali nella forma e nel contenuto per quanto, tendenzialmente, troppo lunghi e verbosi. Dopo l'atipico thriller di Che Dio ci perdoni arriva il neonoir politico, un capolavoro d'intrighi e ribaltamenti di fronte che, tuttavia, predilige spesso la minuziosa indagine psicologica dello stolido protagonista (eccellente De la Torre) a un più coerente sguardo d'insieme, che dia maggior respiro ad uno script così ambizioso. Eccellente comunque l'ultima mezz'ora, un crescendo di tensione beffardamente sciolto in un finale aperto.
MEMORABILE: Gli ultimi 30': irruzione in villa, incidente a fari spenti, dibattito televisivo.

Giùan 23/10/21 14:29 - 4562 commenti

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Grintoso e talmente ambizioso da spingersi talora verso una tracotante vanagloria, il cinema di Sorogoyen (sino almeno alla tempestosa quiete di Madre) rischia spesso di sbracare. In tal senso "Il regno" non riesce sempre a star dietro alle sue premesse intraprendenti (la descrizione d'un diffuso malcostume di gestione del potere, molto "latino"), scivolando progressivamente verso il ritratto di un personaggio che riflette certo ambiguità ed esemplarità ma non può dirsi esaustivo ed esaudiente. Una muscolarità che inciampa e didascalizza ma incide e percuote sempre. Corruttibile.
MEMORABILE: De la Torre, al bar in spiaggia con la figlia, viene riconosciuto da due tizi che lo insultano; In casa del collega di partito a cercare i documenti.

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