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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Commedia corale su rotaie che porta diversi passeggeri a conoscersi dopo essersi seduti casualmente (tranne in un caso) l'uno di fronte all'altro. Non ci sono solo loro, comunque, perché poco più distante hanno preso posto due lesbiche (Petti e Pepi) e un frate (Orlando) che pare abbia fatto il voto del silenzio, investito dalle frasi non esattamente “consone” delle giovani. Ma si seguono parzialmente anche le vicissitudini di un macchinista malato (Amato) e della controllore (Spina), che s'invaghisce di un bello straniero (Florio) senza biglietto.

Saliti praticamente insieme, quattro del primo gruppo si ritrovano uniti nell'attaccare più o meno...Leggi tutto bonariamente il quinto (Ferrari), un politico di chiara area Cinquestelle (non lo si dice ma lo si rende chiaro nel momento in cui specifica che dovrà restituire per scelta parte del proprio stipendio) il quale, in quanto politico, viene visto come viscido profittatore secondo quello che è l'adagio popolare. Lui se la gioca bene, risponde a tono senza mai irritarsi mostrando esperienza, tatto e le parole giuste per contrattaccare come si addice a chi appartiene alla categoria. Il più avvelenato è il proprietario di una vigna (Cadloro), che insieme alla sorella attrice (Terreri) sta andando a trovare il padre malato: racchiude in sé tutto l'odio popolare nei confronti dei politicanti. Più pacato un timido padre di famiglia (Santilli) che ha appena visto fallire la propria azienda e medita il suicidio (ha addirittura portato con sé una pistola). Di fronte a lui una insegnante universitaria (Stalteri) che ha bocciato il figlio del rettore facendo imbestialire il fidanzato nonché collega.

Appoggiandosi a qualche massima un po' scontata e qualche personalità da citazione (Celestino V) i dialoghi fluiscono, interrotti saltuariamente dagli interventi degli altri personaggi (molto bravo Orlando, qui completamente calvo, che mostra blanda irritazione per le parole delle due ragazze senza mai aprire bocca). Attraverso un tocco lieve, aiutato dalla buona colonna sonora a base pianistica di Antonio Di Iorio, il regista Alfredo Arciero riesce - pur con qualche caduta di stile - ad azzeccare l'atmosfera giusta. Magari non completamente sincera, con qualche ruffianeria di troppo (la visita alla fattoria dove aiuteranno la proprietaria a preparare il caciocavallo), momenti che lasciano più di una perplessità e qualche figura meno azzeccata come quella dell'aspirante suicida, piuttosto monoespressivo per tutto il film, con un accennato sorriso di speranza che dopo un po' stanca. Ferrari riesce invece a esprimere maggior verve e a garantire un approccio vivace a un'opera che altrimenti finirebbe con lo spegnersi presto.

Gli altri nei loro interventi si equivalgono abbastanza, mentre lasciano il tempo che trovano certi innesti surreali con i “fantasmi” dei parenti che appaiono in sogno all'interno di inutili parentesi oniriche. Naturalmente non tutto funziona e non sempre il regista mantiene la giusta misura, ma nel complesso l'avventura procede, con il viaggio che qua e là s'interrompe per qualche imprevista sosta (una mucca di fronte al treno...) necessaria a spezzare l'unità di luogo. Poi il lungo epilogo esterno, in cui portare a compimento - con inevitabile moraletta allegata - ogni problematica affrontata e permettere di chiudere con un sorriso. Onorevole cinema minore, imperfetto e altalenante, penalizzato qua e là da un'ambizione frustrata da considerazioni meno centrate di quanto vorrebbero, talvolta un po' troppo qualunquista (e non solo per scelta) ma mai becero e nel complesso piacevole.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/07/19 DAL BENEMERITO MARKUS POI DAVINOTTATO IL GIORNO 10/08/22
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Markus 5/07/19 08:27 - 3690 commenti

I gusti di Markus

Cinque persone e altrettante storie che s'intrecciano durante una viaggio in treno nella tratta Sulmona–Carpinone. L'opera di Alfredo Arciero, basata peraltro su un suo cortometraggio, è una metafora di un viaggio interiore: lo scompartimento del treno diventa così teatro per umori e dissapori contemporanei. Il film ha dei buoni momenti corroborati da una convincente caratterizzazione degli attori (un plauso a Fabio Ferrari), ma resta un po' inchiodato a un tipo di cinema italiano Anni '90 (paturnie, crisi d'identità). Andiamo oltre!

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