Never grow old - Film (2019)

Sorta di revival del western crepuscolare che sembrerebbe parzialmente ispirato dagli esemplari italiani più oscuri del genere ma soprattutto dall'Eastwood di Lo straniero senza nome e Gli spietati, evidente nell'atmosfera luciferina del villaggio e nell'ambientazione quasi sempre notturna e piovosa, oltre che nella feroce parte finale. Eccellente il villain di Cusack che ruba la scena al riservato Hirsch (pur per esigenze di copione); un western che non inventa nulla ma girato con stile superlativo e tetro come non se ne vedevano da tempo.

Western cupo e tetro, girato bene e con un'atmosfera dark che fin da subito conquista lo spettatore (e a tratti lo angoscia). Meno interessante nella trama, sicuramente prevedibile e che non presenta nulla di originale, ma sostenuto dalla prova maiuscola del villain Cusack. Più imbambolato e meno espressivo del previsto Hirsch. Alcuni passaggi sono piuttosto crudi, la parte finale però ha una deriva un po' troppo repentina e leggermente incoerente. Non male.

Western atipico che si fa ricordare, più che per la sceneggiatura (invero troppo scontata ed abusata), per la fotografia molto "dark" e per i suoi chiaro-scuri che a tratti ricordano i dipinti del Caravaggio. Cusack, ottimo cattivo, ancora una volta offre una prestazione con il capo coperto da un cappello e/o da una bandana. Non si capisce se cerca di nascondere una incipiente calvizie o è solo un vezzo o c'è dell'altro. Alcune scene davvero crude riescono a incuriosire lo spettatore e a svegliarlo dal torpore che ogni tanto avvolge la pellicola. Godibile!

Il western è pretesto per una triangolazione tutt'altro che equilaterale tra puritanesimo, pavida giurisprudenza e superomismo criminale: chi detta legge e perché questa sta al di sopra o al di sotto di se stessa di Dio e dell'uomo. Tanta roba insomma, filtrata da una fotografia oppressivamente chiaroscurale dove la percezione sinottica aumenta all'aumentar di un buio imperialmente occupato da un Cusack memorabile. Si obietterà che fiamma e flemma fan rima, che la lingua di fuoco epico-ritmica è troppo bassa, ma Kavanagh dimostra che basta una scintilla per far esplodere il mondo.