È un Plympton forse meno comico, selvatico e bombarolo del solito, ma chinare la guardia davanti a tanto accumulo orgonico sarebbe incauto considerato che ogni suo film è il luogo dove l'onnipossibile divampa; i primi 15’ compenetrano quintali di idee distribuibili in 5 opere e ci si sente bloccati dentro un bolide a 200 km/h senza pedale del freno né airbag. La Poesia è l'arroventata posta in gioco (delle equivocate parti) e ce n'è da far detonare tutto il meglio delle tele surrealiste: la carne del dechiricano epitalamio è cotta da una fantasia masterchef e servita dal maitre dell'elegia.
MEMORABILE: Durissimo preferire: il cuore a ennupla mandata; Libiamo libiamo; Il materasso come letterale deserto.
Stavolta Plympton prende di mira i rituali dell’amore romantico, della gelosia e della vendetta: un vero e proprio feuilleton dai dettagli beffardi, che viene raccontato come un viaggio surreale, poetico e grottesco in un mondo contorto, spiazzante e bizzarro. I volti caricaturali dei personaggi (a cominciare dal nasone fallico del bellimbusto) sono in continua metamorfosi, così come fluide sono l’animazione e l’evoluzione stessa della narrazione. Sguardo graffiante sui sentimenti, ma in fin dei conti benevolo; e il graffio diventa carezza.
Plympton compendia in poco più di un'ora una storia fantastica di amore, passione, gelosia e vendetta per una coppia surreale ma anche "possibile". Il suo caratteristico disegno si fa sempre più "instabile" e metamorfico, con una costante vena di sensualità, (anche se qui meno diretta) privilegiando il tratto sentimentale rétro con qualche ammiccante riferimento pittorico del '900. La vicenda scorre veloce e "lineare" anche se qualche contorsione di troppo e qualche ripetizione opacizzano la parte finale, ma restano intatte fascino e arguzia.
MEMORABILE: La sfrenata corsa verso casa di lei con la foto sul cruscotto; La ridda delle voluttuose ammiratrici; La macchina "scambia-persone".
Bill Plympton HA DIRETTO ANCHE...
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Per ogni pelo che perde (qui è quasi interamente sacrificata la vis comica delle prime manovre) Plympton certamente si fa raffineria del vizio. quello dell'anamorfosi più imprevedibile e stupefattiva possibile, anzitutto. e poi di un lirismo a un tempo acidulo e tenero, che scansa ogni riflesso condizionato del didascalismo specie verbale (e verboso): lascia che i suoi protagonisti passino per la voce e l'animalità retorica, tenendo in panchina le parole, al più relegandole a un repertorio operistico (ravel, verdi, offenbach, leoncavallo), quasi questo fosse l'unica possibile sceneggiatura con la quale sovrascriverli e farli parlare (ma scongiurando il concetto e ogni sua sovrintendenza discorsiva) mentre deragliano di continuo in una spazialità tanto chimerica quanto dechirichiana. il vero protagonista di questa accidentata storia d'amore è quel vecchio furfante chiamato equivoco, vero e proprio detonatore per l'inventiva senza fondo né freni dell'autore. che pur frastornante e dall'altissima gradazione alcolica, mai dimentica che lo spettatore non è solo un bersaglio da abbattere col proprio ego.
in definitiva: vivamente consigliato.
Daniela ebbe a dire: Ho visto che Bill Plympton è quello di Idiots and Angels: motivo più che sufficiente per vedere questo Cheatin's
e più ancora, senza alcun meno, il già drittatoti temporibus hair high che è tra i suoi capolavorissimi assolutissimi. ma forse questo, essendo più prossimo (ancorché superiore) a idiots and angels, oltreché praticamente privo di dialoghi, è a te più accordabile.
Bubobubo ebbe a dire: Grazie schramm, i due precedenti di Plympton che ho visto (soprattutto Hair High) mi hanno spezzato in due, procederò con piacere :)
big bubol cara, attendo dunque le tue mille bolle blu. qui, come sopra, si ride (molto) meno, in compenso ci si spezza per altre vie.