Milano nera - Film (1963)

Milano nera
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MMJ Davinotti jr
Anno: 1963
Genere: drammatico (bianco e nero)
Note: Da un soggetto di Pierpaolo Pasolini intitolato "La nebbiosa".

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Il produttore Renzo Tresoldi commissionò a Pier Paolo Pasolini una sceneggiatura intitolata "La nebbiosa" che poi, edulcorata nei suoi significati politici e ampiamente rimaneggiata, divenne la base di questo MILANO NERA, film visto pochissimo e smontato dalle sale dopo soli cinque giorni. E se ne può anche capire il perché, considerata la povertà dell insieme. E' la cronaca di una notte balorda passata da cinque “Teddy boys” milanesi tra le strade periferiche della metropoli, accompagnati nelle loro bravate dal fratellino di uno di loro: se ne scorrazzano in giro in motorino parlando dialetto (non troppo accentuato, a dire il vero) e sbeffeggiando...Leggi tutto chi capita a tiro; approcciando da galletti le donne che incontrano e portando chi ci sta in un seminterrato dove festeggiare insieme il Capodanno. La regia dei "desaparecidi" Gian Rocco e Pino Serpi non riesce mai a rendersi interessante, lo sparuto gruppo di ragazzi ben vestiti sembra quasi improvvisare senza tuttavia riuscire a rendere piacevole l'avventura. C'è qualche buona ripresa in bianco e nero della Milano meno inflazionata (ma a restare impresso è forse solo il finale allo stadio deserto di San Siro), ma diologhi e recitazione si perdono nel più tragico anonimato facendo apparire il film molto più lungo di quanto in realtà non sia (poco più di un'ora e venti): c'è chi suona il sassofono, chi grida, chi barcolla in preda all'alcol, chi ghigna... Il ritratto di una gioventù persa e senza ideali, che negli ultimi drammatici cinque minuti ritorna improvvisamente sulla Terra in un epilogo che Pasolini non aveva scritto ma che è forse l'unico momento in cui davvero si è portati a riflettere.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 7/08/06 DAL DAVINOTTI
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Pol 26/11/07 18:30 - 589 commenti

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Un film che dovrebbe essere uno spaccato della Milano periferica di quasi 50 anni fa. Purtroppo vista con gli occhi di oggi la pellicola paga dazio ad un ritmo abbastanza blando, che non riesce a catturare fino in fondo l'attenzione nonostante qua e là ci siano scene interessanti. Il finale è con ogni probabilità la cosa migliore del film. La confezione del dvd cerca di spacciarlo per un proto-poliziottesco: non cascateci.

Undying 14/06/08 01:46 - 3807 commenti

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Un gruppo di giovani senza valori, decide di passare un capodanno all'insegna del "cattivo gusto". Si passa da un furto (in una Chiesa), allo sberleffo d'un ricco pederasta; si prosegue con l'accostamento di tre ragazze d'una famiglia perbene, abbordate e "usate" e via con l'assalto ad una coppia appartata in auto; ancora: un omosessuale deriso ed un allucinato finale all'interno dello stadio di San Siro. I "matti" si son portati dietro un bimbetto, che pagherà, suo malgrado, la vicinanza a cotanta stupidità. Noioso, lento, senza attenzione ai dialoghi (Pasolini c'entra?) e piuttosto confuso.

Bruce 26/11/08 09:58 - 1007 commenti

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Da un soggetto di Pasolini viene realizzato questo film strano, onirico, sperimentale, con attori esordienti, girato di notte (la notte di Capodanno) a Milano tra ladruncoli, prostitute e omosessuali. Non vi è nulla che possa piacere al pubblico ed infatti nessuno lo ha visto. Ma vi sono anche cose apprezzabili. Grande faccia da cinema l'attore che interpreta il "Rospo", capo del gruppetto di teddy boys e fratello del piccolo Ciro protagonista del tragico finale.
MEMORABILE: La scena finale girata dentro e fuori San Siro.

Renato 13/03/09 20:23 - 1648 commenti

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Deludente film girato su un soggetto originale di Pier Paolo Pasolini, non si sa bene quanto poi modificato dai due registi, allora semi-esordienti. In poche parole nel film non succede quasi niente, e quel poco che succede non è così interessante... per chi è milanese ed appassionato di calcio come me, vale la pena di vedere quantomeno gli ultimi minuti, girati in un San Siro deserto. Una sorta di reperto archeologico, più che un film.

G.Godardi 7/07/09 16:05 - 950 commenti

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Due registi che sicuramente sanno il fatto loro e che hanno studiato di tutto di più: arte contemporanea, musica dodecafonica, teatro d'avanguardia, nouvelle vague, cinema astratto tedesco, le sinfonie urbane. Ma non basta certamente tutto ciò per imbastire un buon film, qui c'è tanta carne al fuoco per un prodotto che non sa da che parte andare e si riduce in una giustapposizione di scene, ognuna della quale fa storia a sè. Preso a piccole dosi affascina, tutto in una volta indispettisce un po'. Rimane comunque una pellicola curiosa e interessante.

Nando 6/08/10 00:38 - 3814 commenti

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Una notte di Capodanno brava per cinque giovinastri più un bambino che compiono angherie e seduzioni varie. Uno spaccato milanese dei primi anni 60 girato in maniera forzata e tendenzialmente noiosa. Buona l'idea, messa però in pratica in maniera deficitaria. Tendente ai primi lavori pasoliniani ma privo della necessaria dose di poesia.

Giùan 23/06/11 16:37 - 4559 commenti

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Uno di quei film di cui conoscere l'esistenza rischia esser più stimolante che vedere materialmente la pellicola. Da un soggetto pasoliniano, girato da due esordienti, un oggetto non identificato che dovrebbe raccontare la deboscia della periferia milanese anni '60 e si sviluppa invece come un film lunare, livido, notturno, lentissimo e non proprio consapevolmente popolato da zombi urbani ante litteram. Si ricordan scorci di città e nemmeno una faccia... tranne il bambino... forse. Curioso reperto.
MEMORABILE: Il finale a San Siro.

Il Gobbo 11/12/15 22:44 - 3015 commenti

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Oggetto poco identificabile dal titolo ingannevolmente scerbanenchiano. Ci sarebbe lo zampino di PPP ma siamo più in una zona ai margini dei territori in cui si muovevano i "non tanto regolari" di Simonetta. Intrigante, a cavallo fra sperimentazione e amatorialità; seppure esagera nell'evocare Godard e Sganzerla (eh la peppa!) ha ragione Giusti nel dire che è un film più moderno del tempo di uscita, considerato anche che fu concepito anni prima.

Rufus68 14/09/16 23:04 - 3842 commenti

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La doppia maledizione (l'invisibilità e l'accusa di infedeltà alla sceneggiatura di Pasolini) oggi può ampiamente esser sfatata: si ha perciò campo libero per una decisa rivalutazione. Il film, notturno e stillante (come la bellissima colonna sonora che mescola beat, jazz e Bach), nel suo andamento episodico cela un doppiofondo inquieto e senza speranza; e la tragedia finale, dominata figurativamente dalle inquadrature dello stadio deserto (simbolico dello "sviluppo senza progresso" di Pasolini), è di una disperazione lancinante.

Schramm 8/10/23 13:39 - 3495 commenti

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Tre bravate, un furturello, l'indulgere verso accidia gola lussuria, tanta sguaiatezza menefreghista tipicamente adolescenziale al pari della presunzione di onnipotenza, scorribande etiliche senza meta, spauracchi ai danni dei passanti: basta questo ad annerire Milano? E se questa è nera, quella imbevibile di Lizzani come dovremmo definirla? Esteticamente stimolante ma socio-antropologicamente desueto non solo oggi ma già allora, strozzato dallo iato tra ciò che si vorrebbe rappresentare (con Pasolini in groppa) e ciò che non si può mostrare (il sovrappiù di realtà fuori dalla sala).

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  • Homevideo Undying • 14/06/08 01:51
    Risorse umane - 7574 interventi
    Disponibile in DVD per la Alan Young.
    La versione, che vien dichiarata integrale sulla custodia, dura 79 minuti contro gli 84 indicati su imdb.

    La qualità del video (B/N anamorfico 2.35:1) è eccellente, essendo rielaborata dal negativo originale.

    L'audio, invece, viene proposto anche in 5.1, ma si tratta invece di una traccia mono (chiara e nitida comunque).

    Extra, nemmeno l'ombra.
  • Homevideo Xtron • 10/03/12 11:56
    Servizio caffè - 2149 interventi
    Ecco un'immagine dal dvd Alan Young

  • Curiosità Rufus68 • 14/09/16 23:30
    Contatti col mondo - 220 interventi
    Dopo una citazione del capolavoro di Delio Tessa, Caporetto 1917. L'è el dì di mort, alegher (Allegri, è il giorno dei morti):

    «Oh i bej coronn!» «Alegher!»
    «oh i bej lumitt!» «oh i pizzi,
    le belle tende, oh i pizzi!»
    «L’è el dì di Mort... alegher!»

    nel film è declamata una poesia di Rimbaud, Prima serata (Prèmiere soirée), in maniera piuttosto libera, alternando italiano e francese: si susseguono sesta, prima (che è anche l'ultima), quarta e seconda quartina:

    Elle était fort déhabillée
    Et de grands arbres indiscrets
    Aux vitres jetaient leur feuillée
    Malinement, tout près, tout près.


    Assise sur ma grande chaise,
    Mi-nue, elle joignait les mains.
    Sur le plancher frissonnaient d'aise
    Ses petits pieds si fins, si fins.


    - Je regardai, couleur de cire
    Un petit rayon buissonnier
    Papillonner dans son sourire
    Et sur son sein, - mouche ou rosier.

    - Je baisai ses fines chevilles.
    Elle eut un doux rire brutal
    Qui s'égrenait en claires trilles,
    Un joli rire de cristal.


    Les petits pieds sous la chemise
    Se sauvèrent : "Veux-tu en finir !"
    - La première audace permise,
    Le rire feignait de punir !

    - Pauvrets palpitants sous ma lèvre,
    Je baisai doucement ses yeux :
    - Elle jeta sa tête mièvre
    En arrière : "Oh ! c'est encor mieux !...


    Monsieur, j'ai deux mots à te dire..."
    - Je lui jetai le reste au sein
    Dans un baiser, qui la fit rire
    D'un bon rire qui voulait bien ...

    - Elle était fort déshabillée
    Et de grands arbres indiscrets
    Aux vitres jetaient leur feuillée
    Malinement, tout près, tout près.



    - Ella era ben poco vestita
    E degli alberi grandi e indiscreti
    Flettevano i rami sui vetri
    Con malizia, vicino, vicino ...


    Seduta sul mio seggiolone,
    Seminuda, giungeva le mani.
    Al suolo fremevano lieti
    i suoi piccolissimi piedi.


    - Io guardavo, colore di cera,
    un piccolo raggio di luce
    sfarfallare nel suo sorriso
    e sul suo seno, - mosca al rosaio.

    - Le baciai le caviglie sottili.
    Ebbe un ridere dolce e brutale
    Che si sciolse in un limpido trillo,
    Un ridere grazioso di cristallo.


    I suoi piedini sotto la camicia
    Si salvarono: "Beh, vuoi finirla?"
    - La prima audacia era stata permessa,
    Ma ridendo fingeva di punirla!

    - Baciai, palpitanti al mio labbro,
    I suoi timidissimi occhi;
    - Lei ritrasse la sua testolina
    Esclamando: "Ma questo è ancor meglio!...


    Signore, ho qualcosa da dirvi ..."
    Tutto il resto gettai sul suo seno
    In un bacio, del quale ella rise
    D'un riso che fu generoso ...

    - Ella era ben poco vestita
    E degli alberi grandi e indiscreti
    Flettevano i rami sui vetri
    Con malizia, vicino, vicino ...


    Poco avanti si recita invece parte d'una lirica di Giosué Carducci dedicata all'infelice amore del trovatore provenzale Jaufré Rudel per la contessa di Tripoli:

    - Contessa, che è mai la vita?
    E' l'ombra d'un sogno (s)fuggente.
    La favola breve è finita,
    il vero immortale è l'amor.

    anche se il protagonista sostituisce "vero" con "solo".
  • Musiche Lucius • 4/05/18 23:15
    Scrivano - 9051 interventi
    Direttamente dalla prestigiosa collezione Lucius, il 45 giri originale:

    Ultima modifica: 5/05/18 08:15 da Zender